Autore: Redazione Onrugby
Italia, Allan: “Dopo l’Australia arriviamo carichi al Sudafrica, ma teniamo i piedi per terra”
Dopo il grande successo sull’Australia gli Azzurri sono attesi da un impegno ancora più duro, il Sudafrica campione del mondo, che ha appena battuto in 14 la Francia a Parigi. Come spiega Tommaso Allan, trequarti dell’Italia e di Perpignan, servirà lavorare ancora meglio per presentarsi nelle migliori condizioni possibili al match di sabato 15 novembre all’Allianz Stadium di Torino: “Siamo davvero felici di ciò che abbiamo ottenuto e ci siamo giustamente goduti il weekend dopo una partita davvero impegnativa, ma sappiamo che ci sono ancora tante cose da migliorare per poter affrontare la miglior squadra al mondo. Ciò che abbiamo fatto contro l’Australia è la base su cui lavorare per migliorare ancora e arrivare pronti alla sfida con gli Springboks”. Il Sudafrica arriva a Torino in un grande momento, dopo aver battuto la Francia con un uomo in meno. Come avete iniziato a preparare la partita? “Sappiamo che sono in grande forma e che sarà una partita difficilissima. Abbiamo già iniziato a studiarli riguardando il match con la Francia mentre eravamo in treno, poi arrivati a Torino abbiamo lavorato sui dettagli: come attaccano, come difendono, siamo andati a fondo per capire come impostare la nostra partita. Continueremo a studiarli per capire come possiamo metterli sotto pressione. Sappiamo che sarà una sfida molto tosta. Oltre ad essere i migliori al mondo, dopo quello che hanno fatto questo weekend saranno ancora più carichi”. Rispetto al tour estivo, nel quale l’Italia ha giocato con una formazione diversa dal solito tra infortuni e giocatori a riposo, sarà una partita diversa? “Sì. Quella di quest’estate è stata un’esperienza importante per i ragazzi che avevano giocato un po’ meno, ed è servita ad arricchire ulteriormente la profondità, un aspetto che per quanto riguarda il Sudafrica è fondamentale: sappiamo che loro potrebbero schierare tre XV dello stesso livello. Del resto, sono i campioni del mondo per una ragione. Noi però siamo contenti dei risultati che abbiamo ottenuto e arriviamo molto carichi”. Rispetto all’Australia, che difendeva molto bassa sulla linea del raggruppamento “aspettando” gli Azzurri e chiudendo tutti i canali, il Sudafrica difende in maniera diametralmente opposta ed è iperaggressivo. Come ci si approccia a due stili di gioco così diversi in poco tempo? “Dobbiamo prepararci mentalmente a quello che arriverà. In questa settimana ci alleneremo simulando proprio una difesa che sale ‘sparata’ come quella del Sudafrica per arrivare il più pronti possibile alla sfida di sabato. Sappiamo che gli Springboks difendono in modo completamente diverso dall’Australia, sale molto alta ed è molto aggressiva, puntando sulla fisicità dei suoi giocatori per creare avanzamento anche in difesa e non concedere nulla agli avversari. Lavoreremo molto per contrastare questo aspetto del loro gioco”. Un altro fattore chiave sarà il gioco al piede. L’Australia calciava poco, il Sudafrica molto di più… “Sì, il Sudafrica è la squadra che calcia di più. In particolare, usa spesso i calci dalla base del numero 9 per andare a mettere pressione agli avversari nel gioco aereo, ma si affida molto anche al 10. Lavoreremo molto sulla ricezione delle palle alte perché sarà un aspetto fondamentale di questa partita, non solo dal punto di vista difensivo: anche noi dovremo calciare molto bene per non concedere loro palloni facili con i quali contrattaccarci. Hanno dei trequarti molto abili nel ripartire e non dobbiamo concedere loro possessi agevoli”. Dal punto di vista dell’approccio come si mantiene l’equilibrio tra l’entusiasmo della vittoria con l’Australia e la necessità di mantenere la calma in vista di una partita ancora più difficile? “Devo dire che questo gruppo ha raggiunto una maturazione tale che non c’è stato nemmeno bisogno di parlarne né di dirci che dobbiamo mantenere i piedi per terra, perché abbiamo piena consapevolezza della difficoltà del prossimo impegno. Dall’altra parte, sappiamo cosa siamo in grado di fare e non vogliamo accontentarci: abbiamo vinto una partita importante, ma stiamo già pensando al Sudafrica. Quindi è stato abbastanza facile gestire questo aspetto, i ragazzi sono già tutti focalizzati sul futuro. Sabato ci siamo goduti il post-partita, ma poi il focus si è immediatamente spostato sul Sudafrica: sappiamo di dover alzare ulteriormente l’asticella per competere con una squadra così, migliorando il nostro gioco, la nostra difesa e tutto ciò che con l’Australia non è stato perfetto. Dobbiamo fare ancora di più per arrivare pronti a sabato”. L’anno scorso all’Allianz Stadium l’Italia giocò una delle migliori partite di sempre tra quelle disputate con gli All Blacks. La speranza è che Torino cominci a portare bene… “Assolutamente sì, anzi, speriamo di poter fare ancora meglio. È uno stadio bellissimo, e mi dispiace davvero non aver potuto giocare contro gli All Blacks a causa di un infortunio. Speriamo che come a Udine ci sia tanta gente a fare il tifo per noi e a spingerci a rimanere in partita dal primo minuto all’80’. Siamo davvero molto carichi”.
Italia | 12/11/2025
Sliding doors azzurre: quella touche rubata, la storia, la festa. George Biagi ricorda Italia-Sudafrica del 2016
Stadio Artemio Franchi di Firenze, 19 novembre 2016. Il tempo è scaduto, l’Italia è davanti 20-18 contro il Sudafrica, ha sognato di chiudere la partita con una maul finita fuori prima di schiacciare, e deve difendere l’ultimo possesso degli Springboks, che partono da una rimessa laterale nei propri 5 metri e devono risalire il campo. L’assalto, però, finisce prima di iniziare: George Biagi ci mette la manona, Gori va su Allan che calcia fuori e scatena la festa della prima storica vittoria contro il Sudafrica. Un momento magico, unico: “Percepivamo quanto il Sudafrica fosse sotto pressione e ormai non sapesse più quali opzioni utilizzare per uscire da quella situazione. Ricordo la touche finale: c’eravamo io, Sergio Parisse, Bibi Quaglio e Simone Ferrari. Eravamo pronti a saltare con Sergio, poi siamo riusciti a leggere in anticipo la loro giocata e a capire che Mbonambi avrebbe lanciato davanti, quindi sono saltato io e siamo riusciti a rubare il pallone e calciarlo fuori. Lì per lì forse non ci siamo resi conto del significato di battere il Sudafrica, lo abbiamo capito gradualmente. Ricordo la grande festa nello spogliatoio, è stato un momento veramente speciale, ma ricordo anche il silenzio incredibile quando siamo entrati in quello del Sudafrica: erano distrutti, non credo di aver mai visto uno spogliatoio così” racconta Biagi, oggi direttore sportivo delle Zebre. L’obiettivo “Già prima dei test di novembre avevamo messo nel mirino la partita contro il Sudafrica” ricorda Biagi: “Conor O’Shea fece un ottimo lavoro perché la settimana prima avevamo preso una batosta contro gli All Blacks e lui fu bravo a gestirla nel modo giusto: riguardammo quella partita una sola volta, tutti insieme e senza pause, e poi non ne parlammo più. Decidemmo di concentrarci subito sul Sudafrica perché sapevamo che avremmo avuto un’occasione unica. E poi avevamo nello staff Brendan Venter che conosceva le dinamiche di gioco degli Springboks e capì come avrebbero interpretato quella partita: sapevamo che loro non avevano un piano B e che avrebbero puntato tutto sulla fisicità e sull’avanzamento palla in mano. Sapevamo che nel momento in cui saremmo riusciti a togliere loro quelle certezze, dimostrandoci all’altezza in mischia e nello scontro fisico, li avremmo messi in difficoltà, e così è stato, anche grazie al nostro gioco al piede con Canna, McLean, Padovani e Benvenuti e alla nostra pressione difensiva. Ricordo un placcaggio devastante di Simone Favaro su Koch. A quel punto loro sono andati in difficoltà, hanno cominciato a tirarsi palloni in faccia e a concederci campo e occasioni”. Equilibrio Il match è equilibratissimo: alla meta del solito Habana risponde la maul azzurra con Van Schalkwyk, con Canna e Padovani che al piede firmano il primo vantaggio della squadra di O’Shea. La partita di George Biagi, partito dalla panchina, comincia anche prima del previsto, perché al 27’ si fa male Van Schalkwyk, e il seconda linea azzurro deve entrare a freddo: “A quel punto non ho pensato molto all’ingresso anticipato o ad altro, sia perché ero carichissimo, sia perché in realtà è meglio partire al 27’ che magari a 5’ dalla fine con il risultato in bilico senza il tempo di entrare in partita. Sapevo che ci stavamo giocando una partita importante e avevo voglia di dare tutto” racconta Biagi. Il Sudafrica nel finale di primo tempo segna con De Allende, ma la partita è sempre in bilico, e lo sarà fino alla fine. Gli Azzurri tornano negli spogliatoi sotto 10-12 e consapevoli di potercela davvero fare: “Ci siamo detti che eravamo in partita, che dovevamo continuare a fare ciò che stavamo facendo e che la pressione era tutta su di loro. Sapevamo che rimanendo attaccati al risultato avremmo avuto altre occasioni per segnare e che loro avrebbero potuto perdere la testa”. Il punto di rottura È esattamente quello che succede. Nel secondo tempo l’Italia domina la partita e quando al 56’ Venditti passa di forza sul lato sinistro e schiaccia la meta del pareggio (con Canna a firmare la trasformazione del sorpasso) gli Azzurri – e anche gli Springboks – si rendono conto che quello è il punto di rottura, dal quale non si torna più indietro: “È la meta che spezza la partita. In qualche modo è diventata iconica nella storia del nostro rugby: tutti ricordiamo Giamba che asfalta Jantjies e va a segnare. Poi ricordo anche quei passi che fece per andare a segnare il più in mezzo possibile. Certo, ne avesse fatto uno in più sarebbe stato ancora meglio (ride, ndr). Ma va detto che quel giorno Carlo (Canna, ndr) metteva dentro tutto. Alla fine sono quelle giornate in cui vinci perché sono tutti al meglio, funziona tutto e giocano tutti alla grande: del resto è l’unico modo che avevamo per battere il Sudafrica”. Cosa ci lascia quell’Italia-Sudafrica Rivedendo la partita a 9 anni di distanza sono cambiate tante cose, sia per l’Italia che per il Sudafrica. Da quella sconfitta gli Springboks hanno cominciato la loro rivoluzione con Rassie Erasmus, che li ha portati a vincere due titoli mondiali di fila. Anche gli Azzurri in questi 9 anni hanno attraversato fasi molti diverse tra loro: alcune complicate, altre di crescita, altre meravigliose. Insomma, sono cambiate tante cose, ma quel risultato rimane e rimarrà sempre: “È stato un risultato storico. Non so se realmente è stata compresa la grandezza di quello che avevamo fatto. Si ricorda sempre che quel Sudafrica era in crisi, ma in campo c’erano tanti giocatori che 3 anni dopo avrebbero vinto la Coppa del Mondo, e poche squadre dell’Emisfero Nord in questi 9 anni sono riusciti a battere gli Springboks. È un risultato che ricordo sempre con grande orgoglio, soprattutto pensando al fatto che oggi il Sudafrica sta dominando il rugby mondiale. È una partita che secondo me ha fatto la storia del nostro movimento” chiude Biagi.
Italia | 11/11/2025
Quilter Nations Series: un’Italia strepitosa batte l’Australia 26-19
Tre anni dopo è di nuovo Italia: l'Australia cade per la seconda volta, stavolta a Udine, battuta 26-19 dopo una partita giocata a ritmi altissimi. La squadra di Quesada soffre nel primo tempo, rimane attaccata nel punteggio grazie ai piazzati di un perfetto Paolo Garbisi e domina i Wallabies nella ripresa: decidono le mete di Lynagh e Ioane, player of the match per uno strepitoso Stephen Varney, ma tutti gli Azzurri hanno giocato una partita di altissimo livello. Nella ripresa l'Australia non riesce quasi mai a rendersi pericolosa, andando a segno con una fiammata di Carter Gordon ma senza più dare continuità alle propria iniziative offensive. L'Italia tornerà in campo sabato prossimo alle 13.40 contro il Sudafrica all'Allianz Stadium di Torino. La cronaca di Italia-Australia L'inizio dell'Italia è furioso: prima un turnover conquistato da Nicotera, poi un gran placcaggio di Brex su Gordon e al 5' la prima vera iniziativa offensiva con la solita imbucata di Menoncello a dare il via all'azione. Wallabies arretranti e in fuorigioco, Capuozzo attacca la linea e viene tenuto alto ma si torna indietro per il vantaggio e Paolo Garbisi mette dentro i primi punti del match. L'Australia accusa il colpo e fatica a reagire. Ioane vince di nuovo la battaglia aerea con Gordon, si riprende il pallone e poi con un grubber trova la velocità di Capuozzo. Kellaway è in anticipo ma Vintcent lo costringe ad annullare nella propria area di meta. Il pallone è portato dentro ed è quindi mischia per gli Azzurri: arriva il calcio di punizione grazie all'ottimo lavoro di Ferrari contro Bell e Garbisi mette dentro il piazzato del 6-0. L'Australia risponde con una fiammata di Carter Gordon, che attacca la linea sul canale centrale e sorprende la difesa azzurra. Pallone allargato bene per Toole che entra nei 22 ma sbatte contro l'ottima difesa azzurra: arriva il solito turnover di Zuliani che disinnesca la prima azione dei Wallabies. Come preventivabile i ritmi sono altissimi e la battaglia in mezzo al campo è durissima: al 20' arriva il primo fallo azzurro con Brex che cerca il turnover su Paisami dopo aver messo le mani sul prato. La squadra di Schmidt rinuncia ai pali e va in touche: la scelta paga perché la maul avanza e Fassler finalizza per la prima meta del match. Kellaway non trasforma e l'Italia rimane in vantaggio: al 22' è 6-5. Dopo un inizio difficile l'Australia alza il ritmo: Carter Gordon mette in difficoltà il triangolo allargato azzurro con una serie di calcetti insidiosi e gli avanti fanno strada palla in mano. L'Italia però è brava a risistemarsi in difesa, traccia una riga al limite del 22 e tiene i Wallabies fuori dalla zona rossa fino a recuperare palla. Dall'altra parte è ancora Ioane a mettere sotto pressione Gordon nel gioco aereo, grazie a degli ottimi up&under da parte di Garbisi. I Wallabies mettono in difficoltà gli Azzurri soprattutto in touche, con Frost e Hooper clienti scomodissimi per Zambonin e Vintcent. Al 31' una finta di Jake Gordon apre al secondo vero break dell'Australia, che si presenta in zona rossa a suon di cariche degli avanti: al 32' Bell riesce ad andare oltre per la meta del sorpasso. Kellaway trasforma e i Wallabies si portano sul 12-6. Nel momento più difficile del primo tempo l'Italia reagisce: Ioane e Zuliani sono come sempre i più pericolosi, e proprio in occasione di un break del flanker azzurro Tupou ostacola Fischetti in sostegno. Brace fischia un altro calcio di punizione e Garbisi mette a segno il 12-9. L'ultima occasione è dell'Italia: pallone recuperato da Fischetti e rispedito nei 22 avversari da Menoncello, Toole sbaglia il calcio di liberazione e regala il pallone a Ioane, poi Varney cerca Lynagh sul lato sinistro ma la difesa dei Wallabies si ricompatta e riconquista l'ovale. Il primo tempo si chiude sul 12-9 per l'Australia. Il primo squillo della ripresa è azzurro, con una mischia avanzante e poi Ioane che trova l'ennesimo break ma perde l'ovale a contatto. Un errore di Suaalii però riporta l'Italia in attacco. Touche vinta da Zambonin e calcio di punizione guadagnato: la posizione è defilata ma Paolo Garbisi è preciso, 12-12. Al 51' l'Australia ritorna in vantaggio: carica di Wilson su Zuliani, il pallone scoppia e Carter Gordon lo raccoglie, salta Ioane e segna in mezzo ai pali. Brace, dopo un check con il TMO, non ravvisa gli estremi dell'in avanti e convalida la marcatura del 19-12. L'Italia reagisce e lo fa con una maul avanzante. Il fallo di Wilson regala un calcio di punizione alla squadra di Quesada, che torna nei 22 australiani. Arriva un secondo fallo, e gli Azzurri colpiscono: Garbisi attacca per vie centrali e viene placcato alto, l'azione però prosegue e Varney allarga su Lynagh che con una giocata strepitosa batte Kellaway e marca in bandierina. Arriva anche il cartellino giallo per Suaalii dopo il fallo di Suaalii. Garbisi è perfetto e trasforma dall'angolo per il 19-19. È il momento migliore dell'Italia: si accende Capuozzo, poi Varney sorprende tutti e attacca dalla base del raggruppamento. Gli Azzurri sono di nuovo nei 22, Varney e Garbisi continuano ad imporre un ritmo altissimo e uno scatenato Monty Ioane trova lo spazio per passare in mezzo a due e marcare la meta del 26-19, con Garbisi ancora perfetto dalla piazzola. L'Australia reagisce e al 65' ritorna nei 22 con un'altra serie di cariche, trascinata dal neoentrato Valetini: la difesa azzurra è strepitosa, con Vintcent, Zuliani e Spagnolo strepitosi nel respingere colpo su colpo ogni tentativo dei Wallabies. AL 69' è ancora Spagnolo a conquistare un turnover fondamentale su Potter. Al 71' l'Italia va vicinissima a chiudere la partita: strepitoso intercetto di Ruzza che arriva fino all'ingresso dei 22 avversari e poi non trova un offload per Menoncello che sarebbe stato decisivo. Poi ancora Ruzza e Spagnolo trovano al 74' un altro turnover fondamentale che riporta gli Azzurri in attacco, ma dopo un lungo multifase Valetini conquista il tenuto sulla carica di Lorenzo Cannone. Nel finale l'Australia ritorna in attacco con un calcio di punizione, ma è proprio Lorenzo Cannone a riscattarsi conquistando il turnover che mette la parola "fine" alla partita. L'Italia batte 26-19 l'Australia e conquista il secondo successo consecutivo contro i Wallabies.Udine, Bluenergy Stadium - sabato 8 novembre 2025Quilter Nations SeriesItalia v Australia 26-19Marcatori: p.t. 6’ cp. Garbisi P. (3-0); 11’ cp. Garbisi P. (6-0); 20’ m. Faessler (6-5); 32’ m. Bell tr. Kellaway (6-12); 37’ cp. Garbisi P. (9-12); s.t. 9’ cp. Garbisi P. (12-12); 11’ m. Gordon C. tr. Kellaway (12-19); 18’ m. Lynagh tr. Garbisi P. (19-19); 22’ m. Ioane tr. Garbisi P. (26-19)Italia: Capuozzo; Lynagh, Brex (cap), Menoncello (40’ st. Marin), Ioane; Garbisi P., Varney (23’ st. Page-Relo); Cannone L., Zuliani (27’ st. Izekor), Vintcent (30’ st. Ruzza); Zambonin, Cannone N.; Ferrari (9’ st. Riccioni), Nicotera (23’ st. Di Bartolomeo), Fischetti (23’ st. Spagnolo)all. QuesadaAustralia: Kellaway; Toole, Suaalii, Paisami (30’ st. Daugunu), Potter; Gordon C. (15’ st. Edmed), Gordon J. (35’ st. Lonergan); Wilson (cap, 31’ st. Samu), McReight, Hooper; Williams (23’ st. Valetini), Frost; Tupou (7’ st. Nonggorr), Faessler (23’ st. Pollard), Bell (1’ st. Ross)all. Schmidtarb. BraceCartellini: 18’ st. giallo Suaalii (Australia)Calciatori: Garbisi P. (Italia) 6/6; Kellaway (Australia) 2/3Player of the Match: Varney(Italia)Note: 23.191 spettatori, serata tiepida e terreno in ottime condizioni.
Italia | 08/11/2025
Quilter Nations Series: la presentazione di Italia-Australia
Cominciano le Quilter Nations Series dell’Italia. A 3 anni dall’impresa di Firenze gli Azzurri ci riprovano, presentandosi a Udine con ancora più consapevolezza e maturità rispetto al 2022, dopo i risultati ottenuti in questi anni. Dall’altra parte c’è un’Australia che dopo anni difficili sta uscendo da un periodo di crisi, ha battuto i Lions e il Sudafrica ma deve gestire un lungo tour di 5 partite. Calcio d’inizio alle 18.40 di sabato 8 novembre al Bluenergy Stadium di Udine. Come arriva l’Italia È stata un’estate particolare quella degli Azzurri, che tra infortuni e giocatori tenuti a riposo hanno affrontato Namibia e Sudafrica con delle formazioni molto diverse da quelle abituali. Nonostante le tante difficoltà, il tour estivo ha permesso a Gonzalo Quesada di allargare ulteriormente il parco giocatori dell’Italia, presentandosi a queste Quilter Nations Series con un ventaglio di scelte ancora più ampio. Rispetto all’Australia, che è insieme praticamente da luglio, l’Italia ha avuto meno tempo per preparare questo primo impegno, ma può contare su un gruppo ormai consolidato e arricchito da opzioni sempre più valide, e ha giocatori in grado di mettere in difficoltà i Wallabies soprattutto in campo aperto. La chiave del match saranno i primi 20 minuti, con l’Australia che sarà più rodata e l’Italia che avrà bisogno di più tempo per adattarsi: a quel punto, però, gli Azzurri potranno giocarsi la partita fino in fondo, provando ad evidenziare i punti deboli di una squadra forte ma non perfetta, che ha fatto fatica contro Inghilterra e Giappone e che – pur stando insieme da tanto – può accusare un po’ di stanchezza. La squadra di Quesada può essere pericolosa soprattutto palla in mano con i suoi uomini più talentuosi, ma può mettere sabbia negli ingranaggi australiani anche nel breakdown. Dall’altra parte, invece, l’Italia potrebbe soffrire dal punto di vista fisico non avendo molti ballcarrier a disposizione, e dovrà essere brava a indirizzare il match su una strada a lei congeniale. Come arriva l’Australia Il principale punto di forza dei Wallabies sta nella coesione di un gruppo che tra Lions e Rugby Championship è insieme da luglio, ma questo potrebbe diventare anche un punto debole, perché la stanchezza di tanti test internazionali potrebbe farsi sentire. Inoltre, l’Australia sente la pressione di dover vincere per restare in corsa per un posto fra le teste di serie del Mondiale, e dopo la sconfitta con l’Inghilterra non può più permettersi passi falsi da qui alla fine delle Quilter Nations Series. Nelle sue giornate migliori l’Australia fa paura, come ha dimostrato battendo i Lions e il Sudafrica, ma ancora non ha quella costanza di rendimento che Joe Schmidt sta cercando di instaurare nella testa dei suoi giocatori. L’Australia gioca un bel rugby offensivo, muove tanto il pallone e si affida soprattutto ai centri per creare spazi in mezzo al campo. Recuperare giocatori come Gordon, Faessler e Hooper aumenterà ulteriormente la qualità in mezzo al campo. Nel gioco aereo contro l’Inghilterra però ha sofferto tanto, prendendo due mete simili e venendo messa sotto grande pressione dagli inglesi, anche dal punto di vista della disciplina, forse il vero tallone d’Achille degli australiani. Tutte le informazioni per seguire Italia-Australia La sfida delle Quilter Nations Series tra Italia e Australia sarà trasmessa in diretta tv sabato 8 novembre alle 18.40 su Rai Sport (in chiaro), Sky Sport Uno e Sky Sport Max, e in diretta streaming su RaiPlay e NOW. L’arbitro del match sarà l’irlandese Andrew Brace, assistito da Hollie Davidson e Sam Grove-White, entrambi scozzesi. Al TMO ci sarà l’irlandese Olly Hodges, al bunker il connazionale Leo Colgan. Le formazioni di Italia-Australia Italia: 15 Ange Capuozzo, 14 Louis Lynagh, 13 Juan Ignacio Brex (C), 12 Tommaso Menoncello, 11 Monty Ioane, 10 Paolo Garbisi, 9 Stephen Varney, 8 Lorenzo Cannone, 7 Manuel Zuliani, 6 Ross Vintcent, 5 Andrea Zambonin, 4 Niccolò Cannone, 3 Simone Ferrari, 2 Giacomo Nicotera, 1 Danilo Fischetti A disposizione: 16 Tommaso Di Bartolomeo, 17 Mirco Spagnolo, 18 Marco Riccioni, 19 Federico Ruzza, 20 Alessandro Izekor, 21 Martin Page-Relo, 22 Tommaso Allan, 23 Leonardo Marin Australia: 15 Andrew Kellaway, 14 Corey Toole, 13 Joseph-Aukuso Suaalii, 12 Hunter Paisami, 11 Harry Potter, 10 Carter Gordon, 9 Jake Gordon, 8 Harry Wilson (C), 7 Fraser McReight, 6 Tom Hooper, 5 Jeremy Williams, 4 Nick Frost, 3 Taniela Tupou, 2 Matt Faessler, 1 Angus Bell A disposizione: 16 Billy Pollard, 17 Aidan Ross, 18 Zane Nonggorr, 19 Rob Valetini, 20 Pete Samu, 21 Ryan Lonergan, 22 Tane Edmed, 23 Filipo Daugunu
Italia | 08/11/2025
Quesada con Capuozzo estremo, Schmidt ritrova Carter Gordon: l’analisi delle formazioni di Italia-Australia
Due formazioni spiccatamente offensive, come si poteva immaginare alla vigilia da parte di due squadre che amano muovere il pallone: sarà questa una delle chiavi di Italia-Australia. Gonzalo Quesada ha schierato Ange Capuozzo nel ruolo di estremo, con due ali pure come Lynagh e Monty Ioane. Davanti, per far fronte agli infortuni di Sebastian Negri e Michele Lamaro, il tecnico invece ha optato per Ross Vincent come numero 6 insieme a Zuliani e Lorenzo Cannone. Dall’altra parte Joe Schmidt ritrova Carter Gordon all’apertura: una storia particolare quella del mediano australiano, che ultimamente aveva giocato soprattutto a Rugby League. I Wallabies ritrovano anche altri due giocatori importanti: Tom Hooper e Matt Faessler. Entrambe le squadre, quindi, schierano la miglior formazione possibile per la sfida di sabato 8 novembre al Bluenergy Stadium di Udine, calcio d’inizio alle 18.40, diretta Rai/Sky. Attacco Due squadre votate all’attacco che amano allargare il gioco e tenere il pallone: quella di Udine si prospetta una sfida a ritmi altissimi, dove conteranno tecnica e gambe. Quelle di Ange Capuozzo ci saranno di sicuro: Quesada ha sciolto i dubbi della vigilia (poteva giocare ala o estremo) preferendo un triangolo allargato più offensivo, con Lynagh e Ioane sempre pericolosi in attacco, mentre Tommaso Allan potrà garantire grande esperienza dalla panchina, oltre ad essere una risorsa importante dalla piazzola in caso di finale punto a punto. Sarà una bella sfida tra Lynagh e Potter, entrambi in grande forma: l’ala del Benetton ha segnato 6 mete in 4 partite in questo inizio di stagione, mentre Potter ha marcato l’unica meta dei Wallabies contro l’Inghilterra e a 27 anni ha raggiunto la piena maturazione, diventando un elemento chiave in un’Australia dove l’ala magari non è sempre colui che finalizza, ma è parte integrante del gioco offensivo. Serve a creare spazi e avanzare per poi riconvergere al centro con le cariche degli avanti, una volta entrati negli ultimi 10 metri. A Lynagh, quindi, saranno richiesti anche compiti difensivi importanti per non permettere a Potter di farsi strada in velocità. La linea difensiva Un altro fattore chiave è rappresentato dal modo in cui l’Australia difende. Con l’arrivo di Joe Schmidt i Wallabies hanno cambiato completamente struttura: niente più rush defence ma una linea compatta e stabile sulla linea del raggruppamento. Di conseguenza, trovare spazi al largo diventa ancora più difficile: bisogna fare strada con le cariche degli avanti palla in mano o la capacità dei singoli di mettere in difficoltà il diretto avversario. In questo senso Ioane, Menoncello e Capuozzo saranno fondamentali, così come sarà importante il ritmo di Varney e Garbisi per mettere in difficoltà gli australiani e costringerli all’errore, considerando che non saliranno a mettere pressione eccessiva sul portatore ma aspetteranno le mosse degli Azzurri, come in una partita a scacchi. In attacco, però, l’Australia sa come rendersi pericolosa: lunghi multifase, giocate dei singoli (soprattutto di Akuso Suaalii, il più pericoloso) e i precisi e pericolosi calci dalla base di Jake Gordon, ma anche un pacchetto di mischia forte e ben rodato, con Taniela Tupou pericolosissimo palla in mano. La difesa azzurra dovrà limitare soprattutto due uomini: Akuso Suaalii è il più pericoloso, e Brex e Menoncello dovranno essere bravi a non far passare nulla dal loro canale. E poi c’è l’incognita Carter Gordon: mediano forte e talentuoso (Eddie Jones lo portò al Mondiale 2023 anche se aveva giocato pochissimo) che aveva deciso di darsi al Rugby League, per poi tornare sui suoi passi. È in grado di tirare fuori giocate importanti e imprevedibili, ma può andare in difficoltà se messo sotto pressione: sarà il principale compito della difesa azzurra. Dinamismo Come detto, sarà una partita dai ritmi molto alti. Anche per questo Gonzalo Quesada aveva scelto inizialmente di schierare Lamaro e Zuliani insieme, e dopo l’infortunio del capitano azzurro ha optato per una soluzione ancora più dinamica, con Ross Vintcent flanker insieme a Zuliani, con Lorenzo Cannone numero 8. Sarà una terza linea forte in touche e molto dinamica in mezzo al campo, anche se potrebbe pagare qualcosa in termini di fisicità, ma è una mossa tattica ben precisa. Vintcent rappresenta anche un’ulteriore opzione in rimessa laterale, fase di gioco nella quale sarà protagonista soprattutto Zambonin, mentre Niccolò Cannone dovrà garantire metri a contatto, soprattutto in assenza di Negri. La battaglia davanti Grandi sfide anche in prima linea: Fischetti contro Tupou. Il pilone sinistro dei Northampton Saints sembra aver fatto un ulteriore salto di qualità in Inghilterra, e se riuscisse ad arginare il suo avversario in chiusa poi potrebbe fare la differenza in campo aperto. Battaglia tra totem dall’altra parte: Ferrari e Bell sono due piloni compatti, affidabili e difficili da battere. L’Italia potrebbe fare la differenza dalla panchina, con Riccioni che si troverà di fronte Aidan Roos: ex Nuova Zelanda (una presenza con gli All Blacks nel 2022 e tanti anni ai Chiefs) da quest’anno è eleggibile per i Wallabies, ha grande esperienza a livello di club, ma molto meno a livello internazionale. Le formazioni di Italia-Australia Italia: 15 Ange Capuozzo, 14 Louis Lynagh, 13 Juan Ignacio Brex (C), 12 Tommaso Menoncello, 11 Monty Ioane, 10 Paolo Garbisi, 9 Stephen Varney, 8 Lorenzo Cannone, 7 Manuel Zuliani, 6 Ross Vintcent, 5 Andrea Zambonin, 4 Niccolò Cannone, 3 Simone Ferrari, 2 Giacomo Nicotera, 1 Danilo Fischetti A disposizione: 16 Tommaso Di Bartolomeo, 17 Mirco Spagnolo, 18 Marco Riccioni, 19 Federico Ruzza, 20 Alessandro Izekor, 21 Martin Page-Relo, 22 Tommaso Allan, 23 Leonardo Marin Australia: 15 Andrew Kellaway, 14 Corey Toole, 13 Joseph-Aukuso Suaalii, 12 Hunter Paisami, 11 Harry Potter, 10 Carter Gordon, 9 Jake Gordon, 8 Harry Wilson (C), 7 Fraser McReight, 6 Tom Hooper, 5 Jeremy Williams, 4 Nick Frost, 3 Taniela Tupou, 2 Matt Faessler, 1 Angus Bell A disposizione: 16 Billy Pollard, 17 Aidan Ross, 18 Zane Nonggorr, 19 Rob Valetini, 20 Pete Samu, 21 Ryan Lonergan, 22 Tane Edmed, 23 Filipo Daugunu
Italia | 07/11/2025
Riccardo Favretto, tuttofare dentro e fuori dal campo: “Sono il barbiere del gruppo. I ruoli diversi? C’è molto studio dietro”
Seconda linea, flanker, numero 8 senza nessuna distinzione e senza differenze di rendimento tra un ruolo e l’altro: Riccardo Favretto è ormai un utility forward come non se ne vedono molti nel rugby internazionale (“ma ce ne saranno sempre di più” specifica lui), ed è un tuttofare anche fuori dal campo. È il “barbiere del gruppo”, ama i tatuaggi e studia per diventare sempre più bravo anche a farli, ama la pesca, è diventato padre giovane e continua a lavorare per conquistarsi un posto in Nazionale nonostante i tanti infortuni del passato, pensando alla sfida con l’Australia in cui l’Italia proverà a cercare un’altra impresa dopo quella del 2022: “Sono rientrati anche i ragazzi che giocano all’estero, si respira davvero una bella aria in gruppo. C’è voglia di lavorare e di fare bene. Arriveremo all’Australia seguendo quello che è il nostro mantra: affrontare tutte le partite consapevoli che nessun avversario – per quanto forte – sia superiore per diritto divino, ma deve dimostrarlo sul campo. Il bello del rugby è che tutto si decide in quegli 80 minuti. Sicuramente loro sono un gruppo agguerrito, lo hanno dimostrato nel Rugby Championship e poi con un tour molto lungo che è iniziato in Giappone e li ha portati poi in Europa”. Come ti fa sentire tornare “in gioco” dopo tanti infortuni? “Mi fa sentire bene il fatto che il mio lavoro mi porti a essere preso in considerazione per i raduni o per giocarmi un posto per la maglia. Sto andando nella direzione giusta e soprattutto sento la fiducia e l’appoggio da parte di tutto il gruppo degli allenatori. Siamo davvero un bel gruppo, giovane ma con dei giocatori di esperienza in grado di guidarci nel migliore dei modi. Sarà una partita aperta, in cui potremo dire la nostra”. A proposito di gruppo, in azzurro hai anche un ruolo particolare: quello del barbiere… “Sì. Devo ancora rimboccarmi un po’ le maniche, per adesso ho dato un’aggiustata ai ‘soliti noti’ che spesso si appoggiano a me come Mirko Spagnolo o Louis Lynagh, anche Pablo (Dimcheff) appena tornato dalla Francia mi ha chiesto quando avessi una disponibilità per tagliargli i capelli. Anche se in questi periodi il tempo libero è poco e ci si allena tantissimo, quando c’è un momento libero mi piace dare spazio anche alle mie passioni, tra cui i capelli: è nata con il Covid, anche un po’ per necessità poiché i barbieri erano chiusi. Col passare del tempo però è diventata una vera e propria passione: ho iniziato ad interessarmi di tutto quello che c’è dietro un taglio di capelli, ai diversi tipi di clipper, di macchinette, di forbici, di tagli della barba. Anche l’essere diventato un po’ il ‘barbiere’ della squadra è nato per necessità, nei raduni più lunghi o nelle trasferte, e poi è diventata una cosa bella perché comunque si sta insieme anche fuori dal campo. Inoltre questo mi permette di esercitarmi: per quanto si possa sperimentare su se stessi alla fine si impara davvero tagliando i capelli agli altri”. Oltre ai capelli, hai anche dei baffi caratteristici, per entrare anche in tema Movember (una campagna globale che si svolge a novembre per sensibilizzare sulla salute maschile, in particolare su problemi come i tumori alla prostata e ai testicoli sulla la salute mentale, e il simbolo della campagna è proprio il baffo) “Sì, anche in questo momento ho un bel baffo. In qualche modo e nel mio piccolo cerco di sostenere la campagna del Movember, anche a Treviso, dove ci sono state varie campagne. È un’iniziativa che dovremmo sempre ricordare. Avendo avuto un compagno di squadra che ha avuto un tumore (Nasi Manu) la trovo una cosa non dico dovuta, ma che faccio con grande piacere. Ero ancora giovane, forse la mia prima pre-stagione col Benetton, avevo 16 anni: fu un’esperienza che mi ha sicuramente formato su questi temi, e in qualche modo cerco di aiutare”. Tra le altre passioni? “Sicuramente i tatuaggi. Non sono pieno, però ne ho un numero considerevole. Anche questa passione è nata nel periodo del Covid: avevo preso una macchinetta per cominciare a fare pratica su pelli sintetiche, poi ho seguito un corso di didattica per imparare delle tecniche, e poi sono andato da degli amici che ora sono conosciuti nell’ambiente ma che nei primi tempi erano ancora emergenti e avevano bisogno di iniziare a lavorare. Molti tatuaggi me li hanno fatti loro. Mi piace molto anche pescare, soprattutto d’estate. Solo pesca sportiva, quindi nel massimo rispetto dell’ambiente, ma la trovo rilassante, è un’opportunità per stare all’aria aperta: questa estate ho portato anche mio figlio Leone, che adesso ha 3 anni, ovviamente con una canna finta per bambini, però era un modo per far svagare anche lui. Alla fine i figli vedono cosa fanno i genitori, e vedendo che spesso andavo fuori a pescare aveva il desiderio di accompagnarmi: sono cose che anche involontariamente si trasmettono”. Peraltro sei diventato padre molto giovane, e ti sei sposato recentemente “Sì, io mi sono sposato quest'estate e sono papà da tre anni, perché Leone è nato nel settembre del 2022. Ero molto giovane, ma penso che quando trovi la persona giusta, com’è stato per me con Elena, non esiste un ‘presto’ o un ‘tardi’ per queste cose: bisogna solo capire qual è il momento giusto”. E in questo mondo così ricco di passioni quale ruolo ha il rugby? “Il rugby è lo sport che ho scelto da piccolo, è stato amore a prima vista. Avevo provato diversi sport: nuoto, atletica, basket, ma nessuno mi ha dato il senso di appartenenza che può dare il rugby. Non parlo solo di campo, ma di tutto ciò che c’è intorno, quel rapporto che si crea con alcuni compagni e che rimane nel tempo: per fare un esempio, i miei testimoni di nozze sono ragazzi con cui ho giocato in Under 18. Sono cose che rimangono per la vita”. Hai avuto tanti infortuni che ti hanno tenuto fuori da appuntamenti azzurri importanti. Ti manca un po’ la “grande vittoria”? “Ho giocato partite importanti, penso al pareggio con la Francia del 2024 dove sfiorammo la vittoria, e sono entrato in campo nella vittoria in Galles sempre nel 2024, però sì, vorrei conquistare qualche altra vittoria importante con la maglia dell’Italia perché purtroppo molte partite le ho saltate. Con l’Australia nel 2022 ero infortunato. Sto lavorando tanto per cercare di conquistarmi un posto in squadra: malgrado i tanti acciacchi del passato so di poter dare ancora tanto, così come so che nulla è dovuto e che anche se le prestazioni nel club sono positive poi bisogna dimostrare di essere pronti anche a un livello più alto, per cui continuo a lavorare a testa bassa per migliorare, ma sono convinto di star andando nella direzione giusta. Spero di potermi guadagnare l’occasione di festeggiare una grande vittoria”. Tuttofare fuori, ma anche in campo: seconda linea in grado di giocare in entrambi i ruoli (4 e 5) ma anche terza linea, sia come flanker che come numero 8. Quanto lavoro c’è dietro la capacità di adattarsi a tutti questi ruoli diversi? “Ci dev’essere sicuramente più attenzione ai dettagli anche fuori dal campo, perché bisogna studiare diverse posizioni, diversi compiti da svolgere poi durante la partita. Lo faccio da molti anni perché anche a Treviso ho sempre svariato: avevo iniziato la mia prima stagione da numero 8, ma anche in quel caso cambiavo spesso, perché magari passavo flanker e poi nel finale di partita in seconda linea. È una cosa che sento mia e che sento di poter fare, lo ritengo uno dei miei punti di forza. E poi credo che nel rugby moderno il numero di maglia non indichi più un ruolo fisso: stiamo vedendo utility back che giocano anche in terza linea, terze che passano in seconda o viceversa. Credo che per come si sta evolvendo il rugby ci saranno sempre più giocatori in grado di svolgere diversi ruoli”. E se dovessi scegliere un solo ruolo? "La realtà è che alla fine sono tutti ruoli che fanno parte da tempo della mia quotidianità, così come sono abituato ormai a cambiarli anche nel corso della stessa partita, quindi non ho davvero un ruolo che prediligo. È un po’ come se mi chiedessero il mio piatto preferito e io ne avessi due: non riuscirei a dirne uno solo”.
Italia | 05/11/2025
Sliding doors azzurre: Edoardo Padovani ricorda l’Italia-Australia che cambiò la storia
È il 74’ di Italia-Australia, 12 novembre 2022. Gli Azzurri, dopo aver giocato 65 minuti di livello stellare contro i Wallabies, stanno soffrendo. Gli australiani sono tornati sotto e sono a soli 3 punti dal pareggio. Il punteggio in quel momento dice 25-22, ma c’è un calcio di punizione a favore dell’Italia. L’Artemio Franchi di Firenze, che fino a quel momento aveva trascinato gli Azzurri, adesso trattiene il fiato. Dalla piazzola si presenta Edoardo Padovani, l’uomo che non ti aspetti. Veniva da un infortunio, non doveva nemmeno giocare, invece è entrato, è in campo e si prende la responsabilità più importante e mette dentro il piazzato del 28-22: “Quella palla era pesantissima. Non era un pallone da rugby, sembrava una palla medica da 3 kg. In più il primo calcio di quella partita l’avevo mandato in tribuna: non era facile, ma aver messo dentro quei 3 punti è stato importantissimo per la squadra, e anche per me” racconta Padovani, oggi trequarti del Mogliano in Serie A Elite. Un punto in più Il pallone entra dentro, il Franchi esplode in un boato e poi torna a tenere il fiato sospeso. Comincia l’assalto dell’Australia. Una carica dietro l’altra, con l’Italia che combatte, lotta, soffre e a tempo scaduto cede. Segna Cadeyrn Neville, e il sogno sembra svanire: “Era un momento complicato, non riuscivamo ad uscire dai 22. Lì è stato difficile, anche perché mi sentivo responsabile avendo sbagliato un placcaggio proprio in quell’occasione. E poi a quel punto la cosa peggiore è non essere più padroni del proprio destino, perché è tutto legato alla trasformazione e non puoi più farci nulla. La partita non è più nelle tue mani”. Alla fine Ben Donaldson sbaglierà quella trasformazione, accompagnato dal boato del Franchi che ricorda – come sempre – la più crudele legge dello sport: a un metro di distanza c’è uno che piange e uno che festeggia, sullo stesso campo. “Sicuramente siamo stati fortunati, ma quella partita l’abbiamo vinta meritatamente perché per 65 minuti avevamo giocato un rugby stupendo ed eravamo in uno stato di forma strepitoso, come avevamo dimostrato anche con le Samoa (vittoria per 49-17). E anche contro il Sudafrica, prima di cedere nella ripresa, avevamo giocato un grandissimo primo tempo”. Sliding doors Finirà 28-27. Alla fine quei 3 punti messi dentro sono stati decisivi: “È stato tutto una sorpresa, anche perché venivo da un momento complicato. Avevo saltato la partita con le Samoa per un infortunio alla caviglia ed ero rientrato all’ultimo. In più, durante la settimana avevo avuto l’influenza, ma comunque avevo preparato la partita sapendo di dovermi far trovare pronto in caso di necessità. Ricordo questi momenti passati a letto in cui ripassavo mentalmente tutti i compiti che avrei potuto svolgere in partita, anche perché potendo coprire tre ruoli – apertura, ala ed estremo – avevo bisogno di farmi trovare mentalmente pronto e preparato. Quando Kieran mi disse che sarei entrato nei 23 ho sentito la responsabilità, e in questi casi la difficoltà principale è il non sapere in quale ruolo si verrà schierati. Fortunatamente avendo sempre giocato come utility back sono abituato ad adattarmi in fretta e questo mi ha aiutato. Anche perché in certi momenti devi spegnere tutte le voci che ti ronzano nel cervello e pensare solo ad entrare in campo”. Dominio e consapevolezza Ritornando all’inizio, quell’Italia gioca una partita strepitosa. La difesa australiana è totalmente in balia delle imprevedibili linee di corsa degli Azzurri, i trequarti arrivano da tutte le parti e gli avanti (su tutti Lucchesi, che sarà player of the match) si impongono fisicamente. Al 20’ segna Pierre Bruno, poi al 25’ arriva quella che Padovani considera “una delle mete più belle mai segnate nella storia del rugby italiano. Un passamano dietro l’altro, una cosa meravigliosa”. È un’azione in cui gli Azzurri viaggiano a velocità doppia rispetto agli avversari: Lucchesi, Allan (che prende pure una botta tremenda), Ioane, Morisi, Brex e poi Capuozzo, che apre il gas e schiaccia per il 17-3. Poi l’Australia ritorna sotto, anche se la seconda meta di Capuozzo (dopo un gran passaggio di Ioane) la rispedisce indietro: “Stavamo giocando meglio, ma concedevamo troppi falli e questo permetteva loro di rimanere in partita. Non ci siamo mai disuniti, anche perché sapevamo di potercela fare, lo sentivamo. Avevamo preparato la partita nel modo giusto: sapevamo che l’Australia stava vivendo un momento di difficoltà ma non ci siamo concentrati su questo. Avevamo studiato i loro punti deboli, ma una volta fatto questo poi ci siamo focalizzati su noi stessi, sulle nostre qualità e su quello che potevamo fare. E poi una volta scesi in campo col passare dei minuti ci siamo resi conto sempre di più che si poteva fare: e poi c’era lo stadio che ci trascinava, un tifo bellissimo che ci caricava ancora di più. Anche in panchina continuavamo a dircelo: ‘Caspita, si può fare!’ Avevamo questa percezione” Dopo 3 anni Ancora novembre, ancora Italia-Australia, questa volta a Udine. Le due squadre tornano ad affrontarsi dopo quel match rimasto nella storia del rugby italiano. Nel frattempo di acqua sotto i ponti ne è passata. Gli Azzurri hanno ottenuto altre vittorie importanti dopo essere passati attraverso momenti difficilissimi, mentre i Wallabies stanno uscendo da quella crisi cominciata proprio nel 2022: “Abbiamo le capacità di portare a casa anche questa partita. Chiaramente l’Australia è in un momento diverso rispetto al 2022, è uscita da un periodo difficile ma ha disputato una grande stagione, facendo vedere cose importanti sia contro i Lions che nel Rugby Championship, ma anche noi siamo cresciuti ancora di più e rispetto a loro saremo anche più freschi, visto che la loro stagione internazionale non si è mai interrotta da luglio. Le aspettative dopo il successo di tre anni fa incideranno? Non credo. Ogni partita fa storia a sé, molti ragazzi sono maturati ulteriormente e hanno ancora più consapevolezza nei loro mezzi”.
Italia | 04/11/2025
United Rugby Championship: l’analisi della quinta giornata
Nella quinta giornata di United Rugby Championship le Zebre chiudono la prima parte di stagione con un punto di bonus in un campo difficilissimo come quello dell’Aviva Stadium di Dublino: la squadra di Brunello rimane attaccata a Leinster per tutto il primo tempo, paga l’inferiorità numerica nella ripresa e alla fine conquista comunque un bonus offensivo nel 50-26 finale. Beffa invece per il Benetton, che nel primo tempo tiene testa agli Stormers primi in classifica ma nella ripresa cede tra indisciplina ed errori al piede: finisce 31-16 per i Sudafricani. Un risultato che sa di beffa, perché la squadra di MacRae aveva tenuto bene e aveva dimostrato di poter giocare alla pari coi primi della classe, che però hanno saputo gestire meglio i momenti chiave della partita. Nonostante le sconfitte le due squadre arrivano alla pausa per le Quilter Nations Series molto vicine alla zona playoff: le Zebre sono none con 10 punti, il Benetton è decimo a quota 9, con i Lions ottavi a 11 punti e quindi vicinissimi. Zebre, arriva un bonus a Dublino La difesa di Leinster sale bene e mette grande pressione alla squadra di Brunello, che però palla in mano riesce comunque a rendersi pericolosa e a farlo in maniera costante: sia con le giocate dei singoli (soprattutto Pani, Dominguez e Belloni) sia con il drive, la vera sorpresa della prima parte di stagione della franchigia di Parma. Dall’altra parte, però, i troppi errori in difesa indirizzano la partita dall’altra parte. Leinster passa in vantaggio dopo un solo minuto con Kenny dopo un bel calcetto nell’angolo di Byrne, poi segna la seconda meta grazie al colpo di genio di Soroka che controlla col piede (quasi uno stop a seguire “calcistico”) il passaggio all’interno di Osborne e schiaccia. La reazione delle Zebre però è all’altezza di una squadra come Leinster: la maul fa sempre strada e proprio da questa piattaforma nasce la meta di Belloni al 10’, grazie anche allo splendido cross-kick di Dominguez. Gli errori purtroppo condizionano il primo tempo delle Zebre, che al 12’ concedono la terza meta: prima un calcio di Pani stoppato, poi Batista si fa anticipare da McLaughlin che serva a Soroka l’ovale del 19-7. All’Aviva però è un continuo botta e risposta, con le Zebre che tornano sotto grazie all’intuizione di Dominguez: dopo l’ennesima maul avanzante arriva un vantaggio che non si concretizza, e il mediano di mischia è rapidissimo a battere subito e a sorprende la difesa di Leinster, schiacciando in mezzo ai pali. La reazione di Leinster è ancora veemente: del resto, il multifase si conferma come sempre l’arma migliore delle squadre irlandesi, e quando Byrne allarga su Kenny la difesa della squadra di Brunello è tutta assorbita verso il punto d’incontro e non può nulla. Nel finale un cartellino per parte: un brutto fallo di Osborne su Pani viene punito con un rosso da 20 minuti, mentre Dominguez prende un giallo per uno “sgabello” su Culhane. L’inferiorità numerica cambia la partita, perché le Zebre devono giocare senza mediano di mischia e vengono messe sotto una pressione furiosa da Leinster. L’altra chiave del match è l’ingresso di RG Snyman, che dimostra ancora una volta di essere un fuoriclasse e trascina gli irlandesi fuori da una situazione molto pericolosa, perché la squadra di Brunello era stata pienamente attaccata alla partita: segnano Cahir, Byrne e lo stesso Snyman, poi Marco Zanon (dopo una bella azione di Batista e Bertaccini) trova la meritata meta del bonus, e la marcatura finale di Connors sa quasi di beffa, perché il 50-26 finale sembra eccessivo vista la prestazione offerta dalle Zebre. Benetton, che peccato Come prevedibile, gli Stormers provano subito ad imporsi sul piano fisico, ed è proprio grazie a una serie di cariche avanzanti che arriva la prima meta del match ad opera di Sandi. Il Benetton però è pienamente in partita, risponde colpo su colpo agli impatti dei sudafricani e trova il sorpasso con due grandi piazzati di Umaga da metà campo. Matthee risponde sempre al piede per il 6-8, ma la partita rimane tiratissima. Dopo mezz’ora di grande equilibrio è Leonardo Marin a sbloccare la situazione: grande giocata del centro/utility biancoverde che attacca la linea di taglio e apre lo spazio per Menoncello, Lynagh come sempre è ben piazzato per ricevere e finalizzare la meta del 13-8. Umaga allunga ancora dalla piazzola, ma nel finale di primo tempo commette un errore non da lui mancando un piazzato centrale: il Benetton va comunque all’intervallo davanti 16-8 e con la sensazione di poter portare a casa la partita, pur soffrendo un po’ in difesa. La chiave, alla fine, saranno i tanti placcaggi sbagliati: i biancoverdi chiudono con solo il 76% di efficacia, troppo poco per reggere le sfuriate degli Stormers che nella ripresa alzano ancora l’intensità degli impatti. Nella ripresa è Jurie Matthee a cambiare la partita, prima col piazzato che riporta gli Stormers sotto break, poi con la meta del sorpasso sfruttando un errore di posizionamento difensivo del Benetton per attaccare lo spazio lasciato libero verso il centro dei pali e schiacciare. La squadra di MacRae comunque rimane in partita, combatte in mezzo al campo e ha anche l’occasione di ribaltare l’incontro: ancora una giocata di Marin che serve un gran pallone al largo per Menoncello e poi riceve nuovamente l’ovale per la meta del pareggio, che viene però annullata per un in avanti di Mendy. Anche gli errori al piede non aiutano, perché Umaga dopo un gran primo tempo manca il secondo calcio facile della sua partita, mentre i sudafricani nel finale chiudono la questione con un altro piazzato di Matthee e poi con la meta di Smith all’80’ che vale il 31-16 finale.
News | 26/10/2025
Un grande weekend di URC: rimonta del Benetton e bis delle Zebre. L’analisi della seconda giornata
Grandissimo weekend per le franchigie italiane impegnate nello United Rugby Championship: il Benetton si sblocca e a Monigo batte in rimonta i Glasgow Warriors 16-14 e conquista il primo successo stagionale, le Zebre invece fanno addirittura il bis e dopo aver battuto Edimburgo superano anche i Lions per 22-20, conquistando il secondo posto in classifica a quota 9 punti insieme a Munster e Stormers e dietro solo ai Bulls. Benetton: una grande rimonta Per i biancoverdi un primo tempo complicato, ma preventivabile considerando il valore dell’avversario e la necessità di adattarsi a un nuovo stile di gioco contro una formazione come Glasgow che invece gioca a memoria. Il Benetton in realtà difende molto bene e non concede tante occasioni nonostante gli manchino possesso e territorio: i biancoverdi, costretti a placcare molto di più rispetto agli avversari, cedono due volte nella prima frazione. Al 20’ segna Oguntibeju dopo un lungo multifase, mentre alla mezz’ora McKay sfrutta un errore di posizionamento dei Leoni dopo il bel passaggio di Brown. Il Benetton però rimane in partita, piazza con Umaga e rimane attaccato nel punteggio, anche perché la mischia tiene bene (con Spagnolo e Ferrari protagonisti anche palla in mano) e la difesa impedisce agli scozzesi di chiudere la partita. Nella ripresa la squadra di MacRae cambia marcia: i biancoverdi nel secondo tempo giocano a un ritmo molto più elevato, mettono in grande difficoltà i Warriors e ritornano sotto con la meta del solito Tommaso Menoncello, autore di un grande inizio di stagione. Alla meta contribuiscono soprattutto Fekitoa e Maile, con il primo che con un bel passaggio apre lo spazio per il break del secondo. A questo punto la partita cambia, complice anche l’ingresso di Werchon che dà una bella scossa all’incontro e un Lynagh sempre solido per tutta la partita. Il Benetton tiene bene anche in 14 dopo un cartellino giallo a Cannone e accorcia le distanze con il piede di Umaga, prima dell’azione che a tempo scaduto ribalta la partita: sugli sviluppi di una mischia Werchon innesca subito Menoncello, che porta il pallone fino al limite dei 22. A questo punto i biancoverdi preparano il drop con una serie di cariche centrali, conquistano anche un vantaggio per un fallo scozzese su Lamaro e alla fine trovano i pali con Rhyno Smith, che ribalta il punteggio per il 16-14 finale. Una partita a due facce per il Benetton che però con il grande secondo tempo di sabato sembra aver “sbloccato” qualcosa, rimontando e battendo una delle formazioni più forti dell’URC. https://www.youtube.com/watch?v=plHvBRRounY Zebre: ancora una vittoria Due vittorie nelle prime due giornate: le Zebre non erano mai partite così bene. La squadra di Brunello ha giocato un grandissimo primo tempo contro i Lions, dominando in mischia e nelle fasi statiche e chiudendolo forse con un divario inferiore rispetto a quanto avrebbe potuto ottenere: il 12-3 con cui le Zebre sono andate all’intervallo è addirittura poco rispetto a quanto creato in attacco. La prima meta nasce dal solito Simone Gesi, che semina due avversari sul suo lato e scatena la furiosa accelerazione della franchigia ducale, chiusa da Stavile – player of the match – dopo un gran passaggio di Da Re. La seconda invece arriva da un drive straripante (dal quale era nata anche la meta annullata precedentemente a Stavile) con Di Bartolomeo a finalizzare. A colpire, però, è soprattutto la difesa: la salita difensiva orchestrata da Brunello e dal suo staff funziona alla perfezione, e il resto lo fanno i giocatori impegnati nel breakdown, con Mazza e Locatelli a disinnescare le uniche due azioni pericolose dei Lions nella prima frazione. Nella ripresa i sudafricani cambiano marcia, trascinati da un grande Nico Steyn. Le Zebre rischiano grosso, rimangono in 14 per un giallo a Locatelli e subiscono due mete in 5 minuti con Kotze e Keyter, entrambe nate da due palle perse in attacco e da due ripartenze dei Lions. Poteva essere il momento di rottura della partita, invece le Zebre mantengono la calma riportandosi in vantaggio con un piazzato di Farias e non si fanno prendere dalla frenesia nemmeno dopo la meta di Brandon al 75’, nata da un’intuizione di Peed. Gli ultimi 5 minuti sono un assalto, con gli avanti che però fanno la differenza: Ruggeri, Locatelli, Ferrari (ottimo il suo ingresso) battono tutti il primo avversario e fanno sempre metri, Gesi tiene vivo il pallone con uno splendido offload e alla fine è Matteo Nocera a marcare la meta che stende i Lions, con la trasformazione di Farias a sancire il sorpasso per il 22-20 finale. Questa vittoria, al di là degli alti e bassi che ancora caratterizzano le Zebre, è la dimostrazione di quanto la squadra abbia acquisito una maturità diversa, soprattutto nelle situazioni punto a punto e contro formazioni che sulla carta hanno più esperienza nel giocarsi queste partite. Del resto, proprio l’anno scorso i Lions avevano vinto 10-9 a Parma in un match che le Zebre avevano meritato di vincere, ma che avevano buttato via a causa di una gestione sbagliata delle fasi più calde del match: il contrario di quanto accaduto questa volta, con la squadra di Brunello che invece ha vinto tutte le sfide chiave della partita, conquistando il successo. https://www.youtube.com/watch?v=ypz1Raf1OtQ
News | 05/10/2025
URC: grande inizio per le Zebre. Serata difficile per il Benetton. L’analisi della prima giornata
Comincia con una vittoria e una sconfitta il cammino delle franchigie italiane nello United Rugby Championship 2025-26. Le Zebre cominciano con una vittoria casalinga per 31-28 su Edimburgo dopo una partita piena di emozioni e ribaltamenti di fronte, con la squadra di Brunello che va due volte in vantaggio e poi viene raggiunta e alla fine ha la meglio con un piazzato di Farias allo scadere. Serata difficile invece per il Benetton, sconfitto 26-15 da Connacht: la trasferta di Galway si conferma uno degli impegni più complicati per i biancoverdi, che dopo essere andati sotto dopo pochi minuti non sono riusciti a cambiare l’inerzia del match. Zebre: un grande inizio Al Lanfranchi di Parma le Zebre sono partite alla grande. Nei primi 20 minuti funziona praticamente tutto: la maul (con la meta di Di Bartolomeo), il breakdown che di fatto spegne qualsiasi tentativo offensivo di Edimburgo (che deve tentare addirittura un drop da metà campo con Healy, fuori di poco) e ovviamente il gioco aperto, specialità della casa con la quale la squadra di Brunello segna una seconda meta meravigliosa. Dal primo break di Fusco al riciclo per Hasa che con un gioco di prestigio tiene vivo il pallone, fino alla carica di Ruggeri e alla finalizzazione di Pitinari. Nel momento migliore il cartellino rosso a Licata per un placcaggio alto cambia le carte in tavola: la squadra di Brunello comincia a soffrire e gli scozzesi vanno in meta 2 volte in 6 minuti con McConnell e Bradbury. Ciò che colpisce, in questo frangente, è la stabilità delle Zebre, che comprendono il momento, sanno di dover soffrire e tengono duro, tanto che Edimburgo non ha altre occasioni nei minuti successivi e prende addirittura una meta con l’uomo in più: la segna Gesi con una grande cosa dopo un’invenzione di Stavile, il migliore in campo. Anche nel secondo tempo si ripete l’alternanza tra momenti di dominio e di sofferenza, con le Zebre brave a gestire entrambi nel modo migliore: al 44’ Fusco si mette in proprio e segna la quarta meta (mettendo in cascina già il primo punto), poi Edimburgo si affida a una grande panchina, mettendo dentro Schoeman, Skinner, Watson e Van der Merwe. La prima reazione è inevitabilmente veemente, con Vellacott che marca al 50’, poi il giallo a Pitinari complica le cose in un secondo tempo dal ritmo molto spezzettato che favorisce quindi la squadra scozzese, togliendo ritmo alle Zebre che faticano a costruire altre occasioni. Al 74’ arriva la meta del pareggio con Harrison. L’impressione è che le Zebre siano un po’ in debito d’ossigeno, ma non mollano e anche nella difficoltà non concedono opportunità per ribaltare la partita. Anche perché in campo c’è un grandissimo Lorenzo Pani – grande ritorno dopo due lunghissimi infortuni – che ogni volta che può rispedisce al mittente gli scozzesi con calci da oltre 50 metri. Alla fine tutta questa sofferenza paga, perché una grande mischia (ottimo l’ingresso di Buonfiglio e soprattutto di Neculai, che dall’altra parte aveva Schoeman) conquista nel finale il calcio di punizione che vale la vittoria. La posizione non è per niente facile, e Farias – all’esordio in URC – con grande freddezza (e con l’aiuto del palo) trova i 3 punti che valgono una grande vittoria per 31-28. https://youtu.be/QEBMIW73HPE Benetton: serata storta a Galway Giocare in casa di Connacht è un incubo per chiunque, e anche la prima giornata dell’URC 2025-26 lo ha confermato. Gli irlandesi hanno messo subito la partita sul loro binario preferito: fisicità, multifase avanzanti e logoranti e gioco aereo, aiutati anche dalla gran partita di Josh Ioane che finché è stato in campo ha fatto la differenza. Proprio Ioane ha marcato la prima meta del match e ha poi ispirato la seconda – ad opera di Laughton – con un break in mezzo al campo. La difesa del Benetton ha fatto fatica a trovare le contromisure adatte, concedendo qualche spazio di troppo e non riuscendo ad essere avanzante nei placcaggi (alla fine saranno 28 i difensori battuti dagli irlandesi) concedendo quindi alla squadra di Lancaster possesso e territorio. Con l’ingresso di Carthy il gioco di Connacht si è fatto più prevedibile e i biancoverdi sono riusciti a rimanere in partita con il piede di Umaga e con alcune prestazioni difensive notevoli come quelle di Negri (21 placcaggi riusciti), Niccolò Cannone, Menoncello, Spagnolo e Lamaro, tra le note più positive del match. Proprio Menoncello è stato il più pericoloso in attacco: protagonista sia della meta annullata a Ratave sia di quelle segnate da Lynagh e Garbisi nella ripresa. Proprio la marcatura dell’ala biancoverde sembrava propiziare un secondo tempo ben diverso rispetto al primo, ma il giallo a Lamaro e l’immediata meta di Tierney-Martin hanno riportato il match dalla parte degli irlandesi. Il secondo tempo è stato molto spezzettato, con il Benetton che ha costruito tanto (bene anche Umaga e molto ordinato Gallager) ma ha sprecato tantissimo, soprattutto in rimessa laterale. La meta di Jensen al 73’ è forse una punizione eccessiva che vale il bonus a Connacht, mentre la meta di Garbisi ha reso il punteggio meno amaro per il 26-15 finale. https://youtu.be/Igfus84Yuys?si=aAGttm1H7Se12mUR
News | 28/09/2025
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