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Summer Tour 2024: i precedenti tra Giappone e Italia

Sfida numero 10 tra Giappone e Italia, che a meno di un anno di distanza si ritrovano di fronte dopo il successo azzurro per 42-21 a Treviso la scorsa estate. Questa volta sono i giapponesi a ricambiare l’ospitalità in occasione dell’ultima partita del tour estivo della squadra di Quesada. Nonostante, storicamente, gli Azzurri abbiano quasi sempre prevalso, col passare degli anni e con la crescita esponenziale del rugby giapponese la sfida si è fatta sempre più equilibrata: l’ultima volta in Giappone, nel 2018, la serie tra le due formazioni terminò 1-1, con un successo per parte. I precedenti tra Italia e Giappone Le due formazioni si sono affrontate 9 volte fino a questo momento, con 7 vittorie dell’Italia e due del Giappone. Gli Azzurri hanno segnato nel complesso 283 punti, subendone 167. Il primo incontro risale al 21 ottobre del 1976, con vittoria degli Azzurri per 25-3 a Padova, ma per vedere nuovamente una sfida tra le due formazioni è stato necessario attendere 28 anni, con l’Italia che vinse anche in Giappone nel 2004 per 32-19. L’Italia ha vinto le prime 5 sfide consecutive, per poi cedere per la prima volta nel 2014 a Tokyo in una partita molto equilibrata: 13-13 all’intervallo, poi nella ripresa Goromaru mette dentro due calci di punizione in 5 minuti e scava il primo solco. Orquera accorcia dalla piazzola, ma al 60’ Sau apre nuovamente il divario. A 4 minuti dalla fine la meta di Barbieri riapre la partita, ma alla fine è il Giappone a vincere 26-23. Il tour del 2018 L’ultima volta in Giappone dell’Italia risale a 6 anni fa. Gli Azzurri, guidati da Conor O’Shea, giocarono prima un amichevole di preparazione contro lo Yamaha Jubilo (vinta 52-19) per poi sfidare due volte di fila i nipponici. Il primo match, a Oita, vede un sostanziale equilibrio nel primo tempo: due mete per parte (Mafi e Fukuoka per i padroni di casa, Pasquali e Steyn per gli Azzurri) e un calcio di Tamura a mettere davanti i giapponesi all’intervallo, nella ripresa l’Italia cambia marcia, pareggia con Allan e sfiora più volte la meta grazie a un grande ingresso di Jake Polledri, ma all’ora di gioco il Giappone viene fuori di forza. Ripassa in vantaggio con un altro piazzato di Tamura e poi con Lemeki e Matsushima chiude la partita per il 34-17 finale. La seconda sfida, a Kobe, è invece dominata dagli Azzurri, che segnano con Benvenuti e Ghiraldini nel primo tempo, allungano ancora con una gran meta di Polledri che si mangia 2 avversari in un colpo solo e sfiora il colpo del k.o. con una meta annullata a Minozzi. Il Giappone ne approfitta per tornare sotto con le mete di Tupou e Mafi, Allan riallunga dalla piazzola e quando segna Matsushima ormai è tardi. Finisce 25-22, con gli Azzurri che però avrebbero meritato un punteggio più largo. L’ultima sfida Le due formazioni si sono nuovamente affrontate nel 2023 nell’ultimo test di preparazione alla Rugby World Cup: anche a Treviso la partita è molto combattuta, con Naikabula che risponde all’iniziale meta di Varney, poi al 21’ Capuozzo si inventa una magia delle sue e manda in meta Ioane, e un calcio a testa tra Lee e Allan chiude il primo tempo sul 17-8 per gli Azzurri. Nella ripresa i due piazzatori portano a casa altri 3 punti per parte, poi al 52’ l’imbucata di Matsushima vale il 20-16 che riapre la partita. Passano 4 minuti e sale di nuovo in cattedra Monty Ioane, che finalizza con la sua fisicità una bella azione di Capuozzo e Brex. Allan allunga con un altro calcio di punizione, poi al 71’ Riley riporta sotto il Giappone dopo un lungo multifase. Negli ultimi 10 minuti però l’Italia viene prepotentemente fuori, segnando due volte con Ioane e Page-Relo e chiudendo il match sul 42-21.

Italia | 20/07/2024

Summer Tour 2024: i precedenti tra Tonga e Italia

L’Italia sfida Tonga nella seconda partita del suo tour estivo: le due formazioni non si affrontano dal 2016, quando gli isolani vinsero a sorpresa a Padova dopo una partita tiratissima, e dopo 8 anni la squadra ora guidata da Gonzalo Quesada può provare a prendersi la rivincita. Si tratta inoltre di una prima volta assoluta per gli Azzurri nell’arcipelago tongano: finora le due squadre si erano sempre affrontate o in Italia o in campo neutro ai Mondiali. I precedenti tra Tonga e Italia Le due squadre si sono sfidate 5 volte, con l’Italia che ha ottenuto 3 successi a fronte di due sconfitte. Se il bilancio è molto equilibrato, più netta è invece la differenza punti tra le formazioni, con gli Azzurri che hanno segnato 154 punti subendone 82. Il primo incontro tra Italia e Tonga risale al Mondiale 1999, con gli Azzurri beffati dal drop di Tu’ipulotu a tempo scaduto per il 28-25 finale. La rivincita arrivò 4 anni dopo, sempre al Mondiale: a Camberra, Australia, l’Italia vinse nettamente 36-12. A decidere la sfida furono i fratelli Dallan, autori di 3 mete totali, una di Manuel e due di Dennis, insieme ai piazzati di Wakarua. Ancora più netto fu il successo di Prato del 2005: 48-0 senza storia con doppietta di Bortolami, Mirco Bergamasco e Sole, più un’altra meta di Canale. Molto più tirato fu invece il match di Brescia del 2012, con Apikotoa a mettere insieme punti su punti dalla piazzola e l’Italia brava a rispondere con le mete di Cittadini (autore di una prestazione strepitosa) e Ghiraldini insieme ai piazzati di Burton. Il primo tempo si chiuse 18-16 per gli Azzurri, che nella ripresa ripresero il largo prima grazie al piede di Burton, poi grazie a una meta tecnica la 24’. La meta di Vainikolo a 2 minuti dalla fine rese il finale più incandescente, ma alla fine l’Italia riuscì a prevalere 28-23. L’ultima sfida Italia e Tonga si sono affrontate per l’ultima volta nel 2016 a Padova. Gli Azzurri venivano dallo storico successo contro il Sudafrica, ma si trovarono di fronte una squadra coriacea e combattiva: la squadra di O’Shea parte bene, va in vantaggio con Cittadini ma non riesce poi a concretizzare le altre occasioni a disposizione. Tonga rimane attaccato alla partita con 2 piazzati di Takulua, poi passa in vantaggio nel secondo tempo con l’imbucata di Piutau. L’Italia reagisce grazie a una grande giocata di McLean, che scavalca la linea difensiva tongana con un calcetto per se stesso e poi serve ad Allan il pallone del controsorpasso. Al 61’ Bisegni sfiora la meta che chiuderebbe la partita, Tonga passa di nuovo con Takulua ma viene di nuovo superata dal piazzato di Padovani al 77’. Nel corso dell’ultima azione, però, Tonga conquista il calcio di punizione che permette ancora a Takulua di mettere dentro il pallone del definitivo 17-19 con cui gli isolani espugnano Padova.

Italia | 11/07/2024

Summer Tour 2024: i precedenti tra Samoa e Italia

L’Italia torna nelle isole Samoa dopo 10 anni: l’ultima volta fu nel 2014, quando gli isolani vinsero 15-0. Gli Azzurri non hanno mai vinto in casa delle Samoa (gli unici 3 successi sono arrivati in Italia: 2 volte ad Ascoli e l’ultima a Padova) e nella prima partita delle Summer Series 2024 proveranno a rompere questo tabù. I precedenti tra Samoa e Italia Le due squadre si sono affrontate 8 volte in partite ufficiali: il bilancio è di 5-3 per gli isolani, che hanno segnato in totale 192 punti contro i 158 degli Azzurri. La prima sfida risale al Mondiale 1995: a East London, in Sudafrica, l’Italia perse 42-18, cedendo nella ripresa dopo un primo tempo equilibrato e terminato 11-12. La prima sfida nelle isole risale invece al 2000: ad Apia le Samoa passarono 43-24, per poi ripetersi in Italia – a L’Aquila – vincendo 17-9 grazie alla meta di Fa’atau e ai calci di Vili e Leaega, mentre agli Azzurri non bastarono i 3 piazzati di Dominguez. La prima vittoria Per ottenere un successo contro le Samoa gli Azzurri hanno dovuto attendere fino al 2009: ad Ascoli la squadra guidata da Nick Mallett vinse 24-6, passando subito in vantaggio grazie a una strepitosa meta di McLean e ai piazzati di Mirco Bergamasco, per poi chiudere la questione nella ripresa grazie al gran drop di Tebaldi e a una mischia dominante, che nel finale conquistò anche una meta tecnica. Sempre ad Ascoli, nel 2014, l’Italia conquistò la sua seconda vittoria per 24-13 con mete di Parisse e Favaro e 4 piazzati e una trasformazione di Haimona, riscattando la sconfitta di qualche mese prima nel tour estivo, quando ad Apia gli isolani vinsero nettamente 15-0, e soprattutto quella di Nelspruit – Sudafrica – dell’anno precedente, quando i samoani vinsero 39-10. L’ultima sfida Per 8 anni le due squadre non si sono più affrontate fino al 5 novembre 2022, prima partita delle Autumn Nations Series di quell’anno. L’Italia per la prima volta sperimentò quell’assetto offensivo diventato oggi un tratto distintivo del suo gioco, sorprendendo i samoani e vincendo nettamente 49-17: Azzurri a segno con 6 mete ad opera di Bruno (doppietta), Ioane (doppietta), Brex e Lorenzo Cannone (all’esordio) alle quali si sommano i piazzati e le trasformazioni di Allan e Garbisi. Quel successo fu il trampolino di lancio per l’impresa storica di Firenze, la settimana successiva, quando l’Italia batté l’Australia per la prima volta nella sua storia.

Italia | 04/07/2024

Italia, Negri verso il Summer Tour 2024: “Partire favoriti aumenta la pressione, ma possiamo e dobbiamo vincere”

Dopo il primo raduno a L’Aquila, il viaggio verso Auckland e i primi giorni di ambientamento e lavoro, è cominciata la settimana di avvicinamento a Samoa-Italia, prima sfida del Summer Tour 2024 che vedranno gli Azzurri affrontare poi anche Tonga e Giappone. Dopo un grande Sei Nazioni l’Italia ha bisogno di confermarsi ad alti livelli, continuando la serie di risultati positivi e dando continuità al percorso fatto. Gli Azzurri sono consapevoli di quanto queste partite siano importanti per la loro crescita: lo ha spiegato Sebastian Negri, terza linea del Benetton e della Nazionale, che ha citato più di una volta quelle che saranno le parole chiave di questa avventura nel Pacifico: “responsabilità” e “gruppo”. Sebastian, quali sono gli obiettivi di questa Italia? E i tuoi, personalmente? “L’obiettivo è continuare il viaggio cominciato con il Sei Nazioni, e quindi vincere. Sappiamo che sarà molto difficile giocare in un ambiente differente, con un’atmosfera diversa, con condizioni climatiche diverse e con squadre davvero fisiche come Samoa e Tonga e molto preparate come il Giappone, ma siamo pronti a dare il meglio di noi e siamo consapevoli di poter vincere. Personalmente ho cercato di finire la stagione nel modo migliore possibile per poter continuare a dare il massimo per la squadra. So di essere uno dei giocatori con maggiore esperienza e di avere quindi la responsabilità di dover essere un leader dentro e fuori dal campo”. L’Italia affronterà tre squadre più in basso nel ranking: essere favoriti aumenta la pressione? “Sì, credo che aumenti un po’ la pressione ma è qualcosa di cui abbiamo parlato anche tra di noi e che dobbiamo saper gestire. Alla fine è un’esperienza e un’ulteriore occasione di crescita anche questa: se vogliamo crescere e svilupparci come squadra allora dobbiamo prenderci anche queste responsabilità e affrontare anche partite di questo tipo. Ogni partita ha un valore specifico per il percorso che stiamo facendo e per la crescita del rugby italiano e noi abbiamo la responsabilità di performare al massimo. Sappiamo che saranno sfide difficili e che per vincerle dovremo essere al 100%, ma siamo in grado di farlo”. Quanto può incidere la grande stagione del Benetton in termini di motivazione? “Sicuramente è un aiuto. Dobbiamo continuare il percorso che abbiamo fatto in questa stagione e portare la nostra crescita, la nostra positività e il nostro momento favorevole anche in Nazionale. Sappiamo che il rugby internazionale è un livello diverso e dobbiamo dare ancora di più per conquistare dei risultati”. Saranno tre settimane intense, lontane da casa, fatte di viaggi ma anche di tanto tempo insieme. Quanto sarà importante l’unità del gruppo? “Tantissimo, sarà un’occasione per cementare ulteriormente l’unità del nostro gruppo e fare ulteriore esperienza. La forza di questa squadra sta nel gruppo, nella nostra positività e nel fatto che ognuno gioca e lotta per l’altro, e questo è ciò che ci porta a crescere”. Due anni fa durante il tour estivo arrivò una sconfitta bruciante contro la Georgia. Quanto è cambiata l’Italia in questi due anni? “Ci sono tante differenze rispetto a quella partita: è cambiato il nostro modo di giocare, abbiamo molta più esperienza, abbiamo dei giocatori che sono cresciuti in questi due anni e nuovi ragazzi che sono entrati nel gruppo, quindi non credo si possano paragonare i due periodi. Chiaramente quella sconfitta fu un dispiacere, ma ci ha aiutati anche a capire delle cose e renderci conto di quanto sia difficile andare a vincere in trasferta: contro Samoa, Tonga e Giappone troveremo in clima simile a quello di Batumi, ma adesso c’è grande positività in questo gruppo”.

Italia | 02/07/2024

Summer Tour 2024: Gonzalo Quesada analizza le convocazioni per il tour estivo

Il momento più difficile è arrivato: quello delle scelte. Gonzalo Quesada ha dovuto tagliare 6 dei 39 pre-convocati per arrivare ai 33 definitivi che partiranno per il tour estivo che vedrà gli Azzurri sfidare Samoa (5 luglio), Tonga (12 luglio) e Giappone (21 luglio). Delle scelte non facili ma necessarie, e che hanno rispettato dei criteri precisi, come spiegato dal capo allenatore della Nazionale: “Abbiamo dovuto fare delle valutazioni diverse rispetto al Sei Nazioni, dove in caso di necessità potevamo richiamare dei giocatori il giorno stesso. Stavolta non sarà possibile perché siamo davvero lontani e dobbiamo avere la massima copertura in tutti i ruoli, con giocatori in grado di occupare più posizioni in modo da poter rispondere ad ogni eventualità. Tra i fattori che abbiamo considerato c’è anche l’esperienza, perché sarà un tour molto duro e pieno di avversità, ma allo stesso tempo - come abbiamo fatto al Sei Nazioni – ogni raduno e ogni incontro sarà una possibilità di crescita per i più giovani. Dobbiamo già preparare dei giocatori che potranno essere con noi a novembre o il prossimo anno”. Partendo dai trequarti, c’è ancora un nodo da sciogliere riguardo a Capuozzo, che sarà impegnato in Francia con le semifinali del Top 14. Come gestirete la cosa? “Ange Capuozzo sarà con noi comunque vadano le cose in campionato. Nel caso dovesse giocare la finale partirà più tardi e non sarà disponibile per la prima partita, ma sarà comunque tra i convocati. Per questo, dopo l’infortunio di Lorenzo Pani, abbiamo deciso di chiamare due giocatori che possano coprire il ruolo di estremo e ala: Gallagher e Trulla, che potranno sostituire Ange nel caso non fosse disponibile ma che potranno anche giocare insieme a lui quando sarà a disposizione. Montemauri è stato inviato in raduno perché in ogni caso Paolo Garbisi non sarebbe stato con noi a L’Aquila: anche in caso di sconfitta di Tolone avevamo deciso di dargli dei giorni di riposo per recuperare, quindi avevamo necessità di avere un altro ragazzo del suo ruolo per poter lavorare in allenamento, inoltre sarà comunque un’ulteriore occasione per fare esperienza”. François Mey, pur potendo giocare anche lui estremo, è stato inserito tra i convocati come centro: lo userete soprattutto in quel ruolo? “Sì, a Clermont quest’anno ha giocato in entrambi i ruoli, ma lo abbiamo convocato soprattutto per coprire la posizione di 13 (secondo centro). Per la maglia numero 12 (primo centro) pensiamo possano giocare Menoncello e Zanon, anche se Tommaso può fare entrambe le cose, mentre Brex e Mey saranno i due 13. Ho parlato con François e lui è consapevole che avrà più opportunità come secondo centro che come estremo e pensiamo che abbia le qualità per farlo”. Fra i trequarti è rimasto fuori Simone Gesi: è stato difficile escluderlo? “Molto, perché lo abbiamo seguito tanto quest’anno e siamo molto contenti della sua stagione, ma Ioane e Lynagh sono stati davanti a lui come rendimento. Alla fine abbiamo deciso di convocare 2 ali, completando poi il gruppo con Trulla e Gallagher. Inoltre Gallagher ci permette di avere un altro mancino in squadra, una cosa importante per una squadra come la nostra che ha una buona alternanza nel gioco al piede”. Leonardo Marin quest’anno ha giocato praticamente in tutti i ruoli dal 10 al 15: dove sarà utilizzato in questo tour estivo? “Se consideriamo le aperture a disposizione abbiamo Paolo Garbisi, che ha già grande esperienza nonostante la giovane età, ma abbiamo bisogno di altri giocatori che possano occupare il ruolo: è giovane, ha bisogno di giocare e di svilupparsi in questo ruolo, così come anche Montemauri ha un potenziale importante. Per lui vale lo stesso discorso di Mey: in questa tournee lavorerà solo in posizione di numero 10, così come François lavorerà in posizione di 13. Questo permetterà loro di migliorare le loro capacità e alla Nazionale di avere più opzioni in questi ruoli: abbiamo bisogno di sviluppare un giocatore che possa arrivare allo stesso livello di Paolo Garbisi, per non ritrovarci con una sola opzione in un ruolo”. Passando al pacchetto di mischia, molte scelte sono in continuità con il Sei Nazioni, ma fra le terze linee si registra l’esordio di Odiase, che come Mey ha giocato principalmente a livello di “Espoirs” francesi ma poco in prima squadra “Giocatori come Odiase e Mey hanno un grande potenziale anche se purtroppo non giocano ancora a un livello più elevato. Dobbiamo accompagnarli, vederli e farli lavorare con noi e speriamo possano fare più esperienza con il loro club. Abbiamo deciso di chiamarli, anche in luogo di giocatori con maggiore esperienza, perché è importantissimo avere dei giovani con noi. Allo stesso modo tra i pre-convocati c’era Marini, che ha giocato quest’anno a Mogliano e sono sicuro che giocherà molto di più con il Benetton la prossima stagione. Un altro esordiente è Loris Zarantonello: quando ci sono stati i primi contatti con lui? “Dopo essere stato annunciato come nuovo capo allenatore Loris ha voluto farmi sapere tramite il suo procuratore che era eleggibile per l’Italia ed era molto motivato a vestire la maglia Azzurra. Ho trovato subito interessante il fatto che fosse stata una sua iniziativa: ho seguito la sua stagione a Castres e ha fatto molto bene. La mia priorità era completare il gruppo con Manfredi o Bigi, che però si sono infortunati, e a quel punto abbiamo scelto tra due esordienti: Zarantonello e Ribaldi. Il secondo lo conosciamo bene anche perché ha lavorato con Richard Hodges e Andrea Moretti alle Zebre, lo seguiamo e ha un bel potenziale, ma alla fine abbiamo scelto Loris per conoscerlo un po’ di più e per ricompensare la tua buonissima stagione in Francia, che è stata meritevole della convocazione”. Sempre restando in prima linea, alla fine i piloni convocati sono stati 5, con Hasa fuori. Come si è arrivati alla decisione? “È stata la decisione più lunga e difficile da prendere. Hasa è uno di quei giocatori che volevamo davvero avere con noi, ha avuto una crescita incredibile e ha una grande umiltà e dedizione al lavoro: esattamente il tipo di carattere di cui abbiamo bisogno. Abbiamo dovuto fare delle valutazioni: la nostra prima linea è molto forte e al Sei Nazioni ci sono stati dei ragazzi che non hanno mai avuto l’opportunità di giocare: chiamare 3 prime linee complete per sole 3 partite sarebbe stato un po’ troppo, quindi abbiamo preso 3 piloni destri con Simone Ferrari che può giocare anche a sinistra. Ho parlato con Hasa così come ho parlato con tutti i giocatori della lista che sono rimasti fuori, spiegando loro le motivazioni e la situazione. Credo che la chiarezza con i giocatori sia molto importante e so che la apprezzano, ‘Momo’ sa che è davvero parte di questo gruppo e sarà un pilone che vedremo con la Nazionale la prossima stagione”. Avete già pensato a come gestirete le rotazioni? Giocheranno tutti o non è detto? “Noi abbiamo 3 obiettivi chiari: il primo è sviluppare la nostra identità di squadra e questo tour è un’opportunità per continuare a farlo; il secondo è migliorare l’efficacia di ogni settore del nostro gioco, dopo aver analizzato nel dettaglio il nostro Sei Nazioni sappiamo di poter migliorare ancora in attacco, in difesa e nella conquista; il terzo obiettivo è avere un gruppo il più ricco e profondo possibile, ma sappiamo che forse non tutti e 33 potranno giocare, perché la priorità sarà sempre avere la squadra più competitiva possibile per ogni partita”.

News | 22/06/2024

Favaro, il placcaggio come arte

Le onde del destino decisero che il debutto di Simone Favaro avvenisse nel luogo dove il placcaggio è una normalità ruvida, un’abitudine, una necessità, un senso del gioco: all’Etihad Stadium di Melbourne, patria dell’aussie rules, il calcio australiano, ne hanno visti di taclke duri, portati con poca misericordia. Ed è stato lì che Simone ebbe il suo battesimo del fuoco contro l'Australia e per 21 volte fece quello che sapeva fare meglio. E se il punteggio alla fine risultò severo (Australia-Italia 36-12) lui ne usci da protagonista, mentre vecchie volpi della terza linea come George Smith; David Pocock, Phil Waugh oggi CEO di Rugby Australia si interrogavano su da quale angolo remoto fosse spuntato quel ragazzino terribile.  Uno come il trevigiano non poteva non piacere a Nick Mallett che l’aveva convocato nel gruppo per il 6 Nazioni: era il più giovane, 20 anni e un paio di mesi. Non giocò neanche un minuto ed ebbe il suo momento in estate nella terra dei flanker aggressivi. Quella puntata sarebbe stata seguita da altre 35 in azzurro. Simone ha girato per il rugby italiano – Rovigo, Crociati, Aironi, Treviso – prima di fare il salto in lungo e in alto, verso nord, che lo portò a Glasgow. Nome perfetto, Warriors. A Glasgow Simone si trovò benissimo: era un ambiente senza fronzoli, come piace a lui, ed era molto amato dai fan. Così  come era amato dalla famiglia: mamma Cristina era entusiasta di quel suo figliolone, una presenza fissa ai match della Nazionale. Nella  gloriosa giornata di Firenze – senza indugiare nelle iperboli e rimanendo al nocciolo del ricordo: battuti gli Springboks – Sergio Parisse gli allungò una carezza sulla zucca. “Non me ne sono accorto”, confessò Simone dalla voce piana, dal volto che avrebbe suscitato l’interesse di un pittore alla ricerca di nuove dimensioni prospettiche. Dopo Glasgow sembrava che la prossima destinazione sarebbe stata Parigi, sponda Stade. Lui fece una scelta diversa, andò alle Fiamme Oro. Non ne è uscito anche quando ha chiuso con il rugby. Difficile sfuggire a uno come Simone, l’agente che mira alle caviglie. 

News | 20/06/2024

8 giugno, il giorno dei centurioni

L’8 giugno è il D-Day del rugby italiano, uno sbarco sul futuro: a 22 anni Marco Bortolami diventò il più giovane capitano: Sergio Parisse e Martin Castrogiovanni debuttarono, sotto i 19 anni il primo, sotto i 21  il secondo. Applicando etichette così amate dagli storici, fu la partita dei Centurioni: tutti e tre sarebbero andati oltre quella quota, una montagna molto alta, una vetta permessa a pochi. Nella stessa data, cento anni fa, George Mallory non riusci a salire sull’Everest. Il luogo è Hamilton, Kinkiriroa in maori, isola nord della Nuova Zelanda, il paese di chi allora era commissario tecnico degli azzurri, John Krwan: inutile dire che per il suo passato e per la sua cultura ovale John era uno che vedeva lontano e limpido. Per il lancio del capitano verdissimo e dei due giovani robusti virgulti, Kirwan scelse la partita più difficile e ambita, il faccia a faccia con gli All Blacks. Erano Neri forti. Howlett, recordman di mete, Thorne, che avrebbe vinto anche nella league, Mehrtens che sapeva parlare  in bresciano. Finì 64-10, nove mete a una, tre di Ralph. Quella azzurra la segnò il giovane capitano. Parisse giocò tutti gli 80’, Castrogiovanni entrò al 13’ del secondo tempo, quando in campo andò quel buonanima di Jonah Lomu che venti minuti dopo mise una delle sue tante firme. Da allora molto rugby è passato sotto i ponti: Bortolami è andato al Narbonne (la zona è famosa per il miele, il più buono del mondo, dicono loro) e poi al Gloucester, scegliendo come domicilio la bella Cheltenham, sempre mantenendo i gradi: esser capitani è una dimensione che può esser innata ma deve anche esser coltivata. Di quell’esperienza ogni tanto ha nostalgia ma da generale del Benetton (con gli anni le stelle sulle spalline aumentano…) sta conducendo campagne sempre più efficaci. Sergio e Castro hanno lasciato i loro segni profondi in Francia e Inghilterra. E tutto è cominciato agli antipodi di Hamilton, ventidue anni fa. Tempus fugit, dicevano i  latini.

News | 08/06/2024

Fraterne Dinastie

I fratelli Prati francesi, i fratelli Underwood inglesi di Hong Kong, i fratelli Barrett e Whitelock neozelandesi, i fratelli Burgess nella rugby league. In Italia è consentito estendere il flash back ancora più indietro, sino alle origini, per imbattersi nel poker dei Vinci, protagonisti, tutti assieme, nell’esordio della Nazionale, 95 anni or sono a Barcellona: Eugenio, Francesco, Paolo e Piero, nati tra il 1900 e il 1912 (Piero era un ragazzino quel 20 maggio in Catalogna…) erano, secondo lo stile dell’epoca, indicati come I, II, III e IV, proprio come avveniva, nel calcio, per la dinastia dei Sentimenti. Tutti e quattro, venuti alla luce tra Santo Domingo, New York e la Francia, giocatori di una delle squadra pioniere del movimento ancora in fasce, la Lazio. Il primo alberello piantato dai Vinci è cresciuto, è diventato un albero, ha sviluppato rami: molto robusto è quello della famiglia Francescato. In ordine di venuta al mondo, Nello, Bruno, Rino e Ivan, volato via prima di toccar la meta dei 32 anni per uno strazio senza fine legato a quell’indimenticablle scorridore. Trevigiani i Francescato, trevigiani della Marca (Montebelluna e Asolo) Manuel e Denis Dallan che lascarono il loro segno a Canberra, nel 2003, contro Tonga: una meta di Manuel e due di Denis che, è il caso di dirlo, lanciò nel finale un paio dei suoi acuti. Da Treviso a Padova, con Mauro e Mirco Bergamasco (195 caps in due, una lunga milizia parigina) continuatori di una saga di famiglia iniziata da Arturo, uno dei “banditi” che seguì Marco Bollesan nell’avventura sudafricana lontana mezzo secolo, e poi, spostandosi di pochi chilometri e scavalcare i confini veneziani, per trovare il luogo natale di Paolo e Alessandro Garbisi. A parte i Vinci, monopolio veneto? Da Latina, via Sudafrica, arrivarono i gemelli Cuttitta, Marcello - ancor oggi metaman azzurro - e Massimo, pilone e capitano azzurro, poi tecnico della mischia scozzese, stroncato dal Covid: a lui FIR e SRU hanno intitolato la Coppa che Italia e Scozia si contendono nel Sei Nazioni. La Toscana ha replicato negli anni Ottanta con i livornesi Fabrizio e Fabio Gaetaniello e oggi con i dioscuri fiorentini Niccolò e Lorenzo Cannone che con Leonardo Fabbri, al vertice mondiale del lancio del peso, sarebbero soggetti ideali per lo scalpello di un redivivo Michelangelo Buonarroti.

News | 31/05/2024

Gori detto Ugo

Lingua sciolta e passaggio veloce: poteva chiamarsi Edoardo uno così? E infatti Gori ha deciso di chiamarsi Ugo, di esser contenuto, tutto intero, in sette lettere. Comodo per la vita, perfetto per il ruolo. Un nome da titolo, dicevano i vecchi giornalisti dell’età del piombo. Ugo è fiorentino di Borgo San Lorenzo, luogo di scontri tra guelfi e ghibellini e di prime esperienze per un giovane Giotto. Anche Gori, cresciuto e legatissimo ai Cavalieri di Prato, era molto giovane, meno di 20 anni, quando è stato chiamato per la prima volta in Nazionale: a Firenze, contro l’Australia, era Nick Mallett che lo avrebbe portato ai Mondiali neozelandesi del 2011. Da quella volta – era il 2010 - le presenze sono diventate 69, passate a a picchiettare il pallone sulle schiene degli avanti, a pensare rapido. A provare a risolvere da solo: gli è riuscito in Coppa del Mondo, nel 2015, contro la Romania. Jacques Brunel aveva fiducia in lui. Brunel, appassionato enologo e produttore a Auch, serve a introdurre quel che può apparire come un particolare curioso: la carriera dimostra che Ugo deve aver predilezione per i luoghi dove nasce il vino: dal luogo natio (appena a sud c’è il Chianti), è finito, per nove anni, al Benetton: nella Marca trevigiana il bianco ha la meglio sul rosso. Poi, e sino a oggi, a Colomiers, Occitania o Alta Garonna, appena a nord di Tolosa la rossa. Intorno, molta vigna bassa e vini non troppo impegnativi, perfetti per chiacchierare di rugby in un luogo dove il gioco permea le coscienze e occupa le passioni. Per il brindisi finale a una vita da mediano lo lasciamo libero di scegliere tipo, etichetta e gradazione. Di sicuro – con quel suo sorriso contagioso, con quella sua dialettica efficace - non stapperà una bottiglia banale.

News | 17/05/2024

Cittadini, l’ultimo urrà

Cercare su Wikipedia alla voce “Lorenzo Cittadini” significa trovarsi di fronte a una falsa informazione: ex-giocatore di rugby.Per il momento e per le prossime ore il Citta è un giocatore di rugby: nel fine settimana sarà in prima linea - dove sennò? -, in Brixia-Trento. Una piccola partita, l’ultima, per un gigante che con la sua presenza la rende importante, da non perdere. Gli addii sono sempre commoventi, nel senso che smuovono i sentimenti, fanno riaffiorare i ricordi che, per chi non è lontano dai 42 anni, sono tanti.Cittadini, pilone di alta statura, forte come un toro, poteva diventare un lanciatore di peso o di disco e in un caso o nell’altro avrebbe spedito lontano la boccia da 7 chili e il “piatto” da due chili. Grosso come un sudaricano, con trascurabile massa grassa, perfetto per spingere, svellere, destabilizzare quello che si trova di fronte a lui. Capace di risollevarsi da un incidente drammatico (frattura molto scomposta di tibia e perone) che qualcun altro avrebbe trasformato in buona giustificazione per la resa. Da quel fulmine che ha colpito il tronco ma non lo ha abbattuto, Lorenzo ha preso una nuova rincorsa che, da Calvisano (dove aveva conquistato uno scudetto), lo ha portato a Treviso (un altro titolo), negli Wasps londinesi, a Bayonne, famosa in Francia per il rugby e per il prosciutto cotto, allo Stade Français.In questi anni di  pellegrinaggio, la collezione di maglie azzurre che alla fin della tenzone sono state 58. Cittadini del vecchio gioco come Lorenzo ce ne sono stati pochi.

News | 03/05/2024