C come Cardiff. C come Checco Camposampiero. Cosa hanno in comune la capitale del Galles e il club di rugby del piccolo comune nel padovano? Così, su due piedi, sembrerebbe nulla. O forse qualcosa. L’indizio risiede nella palla ovale.
“Cosa vorresti fare da grande?” E’ una delle frasi che ognuno di noi avrà sentito nella propria vita (insieme a “hai il/la fidanzato/a?” pronunciato dal parente di turno, che non vedi da tanto tempo, a Natale. Ma questa è un’altra storia). C’è chi sogna di essere uno sportivo affermato, chi l’astronauta, chi il medico, chi cerca di ripercorrere le orme dei propri genitori.
C’è anche chi, invece, nelle proprie attività cerca di avere un filo diretto con i figli. Ed è quello che è successo ad Antonio Cavallin, fondatore del Checco Camposampiero Rugby, club nato in seguito ad un doppio fattore legato ai suoi figli: il più grande, Attilio, curioso di cimentarsi con la palla ovale nei primi anni della sua vita; il secondo, Francesco, scomparso tragicamente in un pomeriggio di aprile nel 2007.Un dramma improvviso che inevitabilmente ti cambia la vita.
“Trasformare il veleno il medicina” è uno dei principi cardine della pratica buddista. Ed è da qui che tutto è ripartito in modo diverso: cercare di risolvere una situazione difficile e dolorosa modificandola in qualcosa di positivo. Perché in un mondo dove tutti aspirano ad essere eroi, Antonio ha scelto di essere Robin lavorando dietro le quinte e creando qualcosa di nuovo per i circa 12.000 abitanti di Camposampiero dove i veri protagonisti sono i tanti bambini che da quel 2007 hanno iniziato ad affollare il campo da rugby del comune padovano.
“E’ nato tutto da una sfida personale – ha dichiarato Antonio Cavallin a federugby.it – e abbiamo altri obiettivi da raggiungere. Siamo partiti con cinque bambini, ora abbiamo Mirco Spagnolo che è cresciuto da noi e sta disputando il Sei Nazioni Under 20 con prestazioni importanti. Il sogno è quello di diventare una realtà di riferimento per il rugby nel padovano”.
“A stagione in corso, nel febbraio 2015, Mirco si è avvicinato al Checco Camposampiero. Ci siamo accorti subito delle sue potenzialità: aveva tanta voglia di fare e doti fisiche non indifferenti. Si è inserito a perfezione nel contesto ed è amico di tutti. Ha giocato anche per un periodo con mio figlio Attilio. E’ un gran lavoratore: quando giocava da noi si divideva tra il campo, lo studio e il supporto all’attività lavorativa dei genitori. Ogni volta che è in zona passa sempre a salutarci, è rimasto molto legato al club”.
“In ogni partita dell’Italia al Sei Nazioni Under 20 i suoi ex compagni si sono riuniti per fare il tifo per gli Azzurrini e sostenere, anche se a distanza, Mirco. Non c’è mai stata invidia da parte di nessuno nei suoi confronti ma solo sentimento di orgoglio nel vederlo indossare la maglia Azzurra” ha concluso Antonio Cavallin
Dal piccolo club di rugby della provincia di Padova al Sei Nazioni Under 20 nella “bolla di Cardiff” e la prossima sfida all’Inghilterra. Un percorso, quello di Mirco Spagnolo, che lo ha portato ad affrontare alcune tra le migliori squadre a livello giovanili nel panorama rugbistico mondiale: “Mi sono avvicinato al rugby per caso. Ne avevo sempre sentito parlare. Quando ho provato… non sono andato più via dal campo. Giocare a Camposampiero è stato davvero speciale. Sono molto legato ai miei ex compagni e a tutte le persone che lavorano per il club. Quando i miei genitori non potevano accompagnarmi agli allenamenti c’era sempre un membro della società che si rendeva disponibile per portare i giocatori al campo”.
“Sono una persona che cerca di approcciarsi sempre in modo umile e con la voglia di imparare, soprattutto negli ambienti nuovi dove non conosco bene le dinamiche. Cerco di prendere spunto dagli atleti più esperti di me negli allenamenti: non si smette mai di crescere e di migliorarsi. Spero con il lavoro di riuscire a vestire anche la maglia della Nazionale Italiana Maggiore”.
La meta alla Scozia è stata la ciliegina sulla torta in una partita memorabile per l’Italia U20: “La prima persona che ho sentito è stato il ragazzo di mia sorella. Prima di partire per il Galles scherzosamente mi ha chiesto “La segni una meta per me?”. Era inevitabile il messaggio di rito. E’ stato emozionante ricevere anche l’affetto della mia famiglia e del Checco Camposampiero che posso considerare come una seconda casa”.
“Il mio sogno? Sto vivendo una esperienza bellissima, sognavo di vestire la maglia Azzurra e ora sono qui. Ne ho altri che spero di realizzare, non mi accontento facilmente” ha concluso Mirco dal raduno dell’Italia U20 a Cardiff.
Generazioni di persone sono cresciute con i “Classici” di Walt Disney. “Se puoi sognarlo, puoi farlo” era la frase cult dell’imprenditore cinematografico di Chicago che ha dato vita all’omonima casa di produzione che ha realizzato storie animate che hanno scritto pagine importanti nella storia del cinema.
Alla fine, tutto torna. E… se puoi sognarlo, puoi farlo.
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