“Luca Spagnoli è stato il mio allenatore per quasi tutti gli anni in cui ho giocato nelle giovanili dell’Amatori Parma, dall’under 8 fino all’under 13. Oltre ad avermi formata tecnicamente ha il grande merito essere riuscito a prendermi nel modo giusto e a trasmettermi il rispetto per le decisioni prese dall’allenatore e dagli arbitri, dato che da piccola avevo un carattere abbastanza ‘difficile’. Dopo l’ultimo anno in u13 ho dovuto cambiare squadra, perché non potevo più giocare con i ragazzi. È stato un momento difficile per me, perché dovevo lasciare quello che fino a quel momento era stato il mio club. Alla cena di fine anno mi hanno fatto una sorpresa e si sono messi tutti una maglietta con una mia foto e la scritta ‘disperati senza di te’. In quell’occasione Luca mi ha detto che sarei arrivata a giocare in nazionale. Ha continuato a seguirmi negli anni successivi, scrivendomi per l’esordio e per le partite in nazionale. La sera prima della mia prima finale scudetto, mi ha scritto per dirmi che sarebbe venuto a vedere la partita e che si sarebbe messo la maglietta ‘disperati senza di te’. È stato un gesto molto bello, che mi ha commossa” – Michela Sillari
Oggi è il cervello del reparto trequarti dell’Italrugby, ma Michela Sillari ha sempre avuto una testa diversa da tutti gli altri. Lo ha raccontato Luca Spagnoli, suo allenatore nel minirugby in un club storico, l’Amatori Parma, nato nel 1971 e che dopo diverse denominazioni adesso continua il suo lavoro col nome di Le Viole Amatori Parma. Sillari ha giocato a Parma lungo tutto il periodo delle squadre miste – ragazzi e ragazze insieme – prima di trasferirsi a Piacenza dopo l’under 13. Un ricordo bellissimo per Michela stessa, per Luca e per tutti i bambini che avevano fatto parte di quel gruppo, tanto che – come raccontato dalla stessa Sillari – organizzarono una sorpresa per salutarla: “A un certo punto doveva per forza lasciare per giocare in una squadra solo femminile, a Piacenza, e per salutarla decidemmo di presentarci tutti con questa maglia con scritto ‘disperati senza di te’, questo per far capire il segno che ha lasciato all’Amatori Parma”.
“Già da bambina era una giocatrice diversa dalle altre” racconta Spagnoli: “Avendo sempre giocato con il caschetto, una caratteristica che mantiene ancora oggi, quando era piccola in molti non si accorgevano del fatto che fosse una bambina, quando era pure più brava dei ragazzi. Ricordo che una volta siamo andati a giocare un torneo under 13 e vollero darle il premio come miglior giocatore del torneo, e all’inizio la chiamarono ‘Michele’ perché non si erano accorti che fosse una ragazza. Aveva un temperamento e un carattere molto forte, aveva sempre voglia di imparare e non si arrendeva mai quando le cose non andavano. Ha sempre avuto una combattività e una testa fuori dal comune, allora come oggi: basta vedere la finta con cui ha mandato fuori tempo 3 scozzesi in una volta a Edimburgo quest’anno, quando ha fatto segnare Muzzo. Lei è sempre stata così: assimilava tutto e capiva tutto. A quell’età di solito le squadre cercano di giocare mettendo in risalto i bambini più formati fisicamente, noi invece non avevamo dei giganti e allora usavamo Michela – già nel ruolo di centro – come regista aggiunta, facevamo delle cose diverse. Poi era già una ragazza completa, sapeva già calciare, non aveva paura di placcare. Era bello lavorare con lei”.
Spagnoli ricorda quel periodo con molto piacere: “All’Amatori Parma si lavorava davvero bene, c’erano tantissimi bambini tanto che spesso superavamo quota 40 giocatori e facevamo due squadre. Abbiamo sempre cercato di insegnare la bellezza del rugby, il rispetto dell’avversario, dell’arbitro, del campo, basandoci sul concetto che al fischio dell’arbitro la battaglia finiva lì. E poi abbiamo sempre cercato di insegnare ai ragazzi a dare sempre il massimo, a non sentirsi mai ‘arrivati’ o fenomeni, perché l’umiltà è un concetto fondamentale non solo per chi un giorno potrà arrivare ad alti livelli nel rugby ma anche e soprattutto nella vita”.
Riscorrendo l’album dei ricordi, Spagnoli racconta: “Michela è sempre stata molto competitiva. Mi ricordo che una volta, dopo un torneo, era arrabbiatissima, quasi si metteva a piangere: ma non lo era tanto per aver perso, ma perché aveva visto che i compagni non si erano impegnati abbastanza, e questa cosa la faceva davvero arrabbiare, soprattutto perché era uno degli ultimi tornei che poteva fare con noi prima di dover passare alle squadre femminile. Diciamo che il temperamento è rimasto quello (ride, ndr)”.
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