Gino Rossetti è stato fondamentale nel corso della mia carriera: era il mio allenatore quando giocavo alle Red Blu Rugby Artena. La sua passione e il suo entusiasmo erano contagiosi, è sempre stato una persona disponibile, stimolante e pronta ad aiutare. E soprattutto mi ha incoraggiata sempre a fare del mio meglio, facendomi capire che solo lavorando duramente si ottengono risultati importanti. Gino non ha formato solo l’atleta che sono oggi, ma mi ha permesso di crescere come persona, facendomi capire l’importanza di valori come il rispetto, l’impegno e la dedizione non solo nel rugby ma nella vita di tutti i giorni. Anche se le nostre strade si sono divise e sono passati tanti anni il bene e la gratitudine che provo nei suoi confronti non sono cambiati di una virgola – Giordana Duca
Il gruppo, l’unità e lo spogliatoio: queste sono le vere chiavi di ogni squadra che – al di là dei successi – ha la possibilità di crescere, migliorare e anche di lanciare dei talenti. È successo all’Artena Rugby Red Blu, dalla cui squadra femminile sono venute fuori due simboli della Nazionale Italiana: Melissa Bettoni e Giordana Duca, quest’ultima ancora in attività. Del resto, il fatto che sulle pagine ufficiali del club appaia come prima cosa un invito al rispetto dei valori del rugby fa capire già quali sono le intenzioni: “Nel rugby si gioca con un avversario, non contro un avversario” e “Un rugbista lo riconosci dal sudore, dal fango sulla faccia e poi dal cuore” sono le due frasi chiave che si leggono al primo impatto con le pagine dell’Artena Red Blu.
L’allenatore di quella squadra era Gino Rossetti, oggi tecnico degli Arieti Rugby, arrivato alle Red Blu proprio quando il club muoveva i primi passi nel mondo del rugby (la squadra nasce nel 2012 con presidente Corrado Mattoccia, che dirige anche il Museo del Rugby) e alla sua prima esperienza nel rugby femminile, dopo aver girato tante panchine prestigiose del territorio a livello maschile: “Avevo allenato Fiamme Oro, Cus Roma, Colleferro, Segni, Primavera. Quando dal presidente Mattoccia mi è stata prospettata la possibilità di seguire la squadra femminile dell’Artena Red Blu all’inizio ero titubante, non avendo mai allenato le ragazze si trattava di un mondo nuovo per me. Invece devo dire che il primo impatto è stato subito ottimo, e insieme ci siamo tolti tante soddisfazioni, anche perché le differenze sono meno di quello che si pensa: non ho dovuto cambiare il mio approccio e il mio modo di allenare. Ho continuato a lavorare secondo i miei principi e con un gruppo veramente unito, una bellissima esperienza”.
Parlando di Giordana Duca, Rossetti ricorda: “Fisicamente era già molto dotata, pur essendo ancora acerba sotto alcuni punti di vista. Doveva migliorare soprattutto dal punto di vista tecnico e lo ha fatto, acquisendo con il tempo la mentalità giusta per lavorare su se stessa fino a diventare una delle colonne portanti della Nazionale, è una cosa che ricordo sempre con tanta soddisfazione. Siamo stati veramente bene in quegli anni, poi lei viene da una famiglia di rugbisti quindi conoscevo anche la mamma e il papà e si vedeva dal punto di vista dell’attitudine, magari all’inizio era un po’ ‘pigra’, ma si è evoluta molto velocemente”.
Il lavoro di Rossetti, sia dal punto di vista rugbistico sia a livello umano, si basava su delle chiavi ben identificate: “Lavoravo molto sulla tecnica individuale e sui principi di gioco collettivi, anche perché era una squadra molto giovane che aveva bisogno di migliorare da questo punto di vista. Avere delle ottime giocatrici dal punto di vista tecnico e fisico mi ha aiutato molto. Oltre a Duca c’era Melissa Bettoni, anche lei punto fermo dell’Italia per tanti anni, ma anche tante ragazze di livello come Anna Mariani, Claudia Tedeschi, Cristina Sanfilippo. E poi c’era Giuliana Campanella, che pur abitando a Messina veniva a giocare con noi la domenica, faceva tanti sacrifici. Era un gruppo non numerosissimo ma che aveva un’ottima attitudine e una grande voglia di allenarsi e migliorare. Sono cose che fanno la differenza. Umanamente ho sempre cercato di lavorare sull’importanza dello spogliatoio, dell’attitudine, del sostegno dentro e fuori dal campo. Poi sicuramente il club ha contribuito molto: voleva che rappresentassimo un gruppo unito, e il presidente Mattoccia ha sempre dato importanza al movimento femminile”.
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