Pergine Valsugana – Si è concluso il terzo raduno dell’Italia in vista della Rugby World Cup 2023, il primo a ranghi compatti. Lavorare con così tanti giocatori insieme è servito ad affinare ulteriormente la preparazione in vista dei primi test-match (si comincia il 29 luglio contro la Scozia) e a cementare il gruppo. La condizione fisica dei ragazzi è ottima, e le prossime partite serviranno al c.t. Kieran Crowley per operare le scelte definitive, come spiega il team manager della Nazionale Giovanbattista Venditti: “Il raduno è andato davvero bene. Non era facile, anche logisticamente, visto l’elevato numero di ragazzi, ma i risultati sono stati ottimi. È una preparazione al Mondiale, quindi è tosta a livello fisico e mentale, ma i ragazzi hanno risposto bene. Il percorso è stato pensato su misura per ognuno di loro, tutti avranno la possibilità di andare in campo e mettere in difficoltà l’allenatore sulle scelte che dovrà fare”.
La presentazione dei 33 convocati è prevista dopo il secondo test match, contro l’Irlanda: nelle prime due partite quindi giocheranno tutti?
“Tutti avranno una possibilità, al netto ovviamente dei ragazzi che stanno rientrando da un infortunio e stanno seguendo un percorso diverso. Rispetto agli anni scorsi abbiamo una profondità interessante in tanti ruoli, per cui tutti avranno l’opportunità di giocarsi il posto. È chiaro che ci sono delle gerarchie che vengono dal passato e da quanto visto nell’ultimo Sei Nazioni, ma quando si lavora per periodi così lunghi si mischiano un po’ le carte e tutti possono giocarsela”.
Avete già parlato di obiettivi a breve termine? Cosa vi aspettate da questi 4 test prima del Mondiale?
“Nella nostra testa c’è un programma ben definito. La prima parte è composta dalle prime due partite contro Scozia e Irlanda, dove conteranno soprattutto le prestazioni perché porteranno poi alla scelta dei 33 convocati definitivi, anche se alla fine il risultato è conseguenza della prestazione stessa, quindi scendiamo in campo per vincere e non esistono ‘squadre B’ o ‘squadre C’. La seconda parte sarà quella delle partite in cui dobbiamo vincere e convincere. Ne abbiamo 4: i due test contro Romania e Giappone e le prime due sfide del Mondiale contro Namibia e Uruguay. Poi ci sarà la terza parte, con le due partite contro All Blacks e Francia dove dovremo alzare ancora di più l’asticella e dare il meglio che possiamo, per provare a conquistare i quarti di finale”.
Come procede il recupero dei ragazzi ancora infortunati come Capuozzo, Marin, Lucchesi e Padovani?
“Alcuni giocatori come Lucchesi e Marin stanno continuando il lavoro di recupero all’interno del club, con contatti quotidiani con lo staff della Nazionale. Ange invece è venuto in raduno e sta recuperando con calma, seguendo i giusti tempi di recupero senza farsi prendere dalla fretta. Per quanto riguarda Padovani, l’operazione è andata molto bene e lo staff medico è soddisfatto, ma ci sono dei tempi che non possono essere accorciati. Edoardo è un giocatore molto intelligente, conosce bene il suo corpo e sa bene quando può chiedere di più al suo corpo e quando deve avere pazienza. Sta superando brillantemente tutte le tappe e teniamo costantemente monitorato, ma se anche non dovesse farcela per la prima convocazione dei 33 fa parte dei giocatori del gruppo allargato, che possono entrare eventualmente in sostituzione di chi dovesse avere problemi”.
Quella di Pani è stata una chiamata dell’ultimo momento, come si è inserito nel gruppo?
“Anche se non era stato convocato nei raduni della Nazionale maggiore, Lorenzo è sempre stato parte del gruppo, soprattutto in quest’ultimo anno di lavoro, ed è stato sempre seguito monitorato da tutto lo staff perché è un ragazzo di talento che ha dimostrato di poter fare la differenza a livello internazionale. È giovane, ha tanti anni davanti a sé e tante cose ancora da migliorare. Per alcune caratteristiche ricorda un po’ Padovani: alto, bravo sulle palle alte, bravo a giocare nel triangolo allargato”
Lui, come Fusco e Alessandro Garbisi, ha giocato gli ultimi tornei Seven con l’Italia. Perché questa scelta?
“Abbiamo lavorato insieme ad Andy Vilk prima e Matteo Mazzantini poi per rendere il Seven propedeutico al miglioramento dei ragazzi. Di solito le finestre di lavoro sono abbastanza strette, sia per il Seven che per la Nazionale XV, ma avendo adesso più tempo a disposizione abbiamo cercato di sfruttare le caratteristiche del Seven, sempre per una preparazione più personalizzata possibile. C’erano dei giocatori che potevano attingere da questa disciplina a livello di bagaglio tecnico e potevano inoltre mettere minuti nelle gambe, e l’esperimento ha funzionato perché i ragazzi si sono presentati in grande condizione al raduno”.
Come si sono inseriti nel gruppo Lamb, Odogwu e Page-Relo?
“Page-Relo aveva già fatto parte dell’ultimo blocco del Sei Nazioni, lavorando con noi in raduno. Si è presentato fisicamente molto bene e approfitterà di questa estate per conoscere meglio i ragazzi ed entrare nel gruppo, sicuramente essere compagno di squadra di Ange lo ha aiutato a inserirsi. Per Dino e Paolo è la prima volta con noi, ma così come Martin anche loro sono o sono stati compagni di squadra di alcuni ragazzi. Sono tutti ragazzi molto educati e professionali, e si sono inseriti velocemente nei meccanismi del gruppo sia dentro che fuori dal campo. A differenza del Sei Nazioni, dove i ritmi sono molto serrati, in una preparazione mondiale c’è anche più spazio per i momenti fuori dal campo in cui si crea il gruppo, e anche i ragazzi che si conosco meno hanno l’opportunità di inserirsi meglio”.
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