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Italia, Silvia Turani: “Arrivo a questo Mondiale con una consapevolezza diversa. Con la Francia possiamo giocarcela”

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L’Italia è sbarcata a Exeter, e dopo il lungo lavoro di preparazione adesso il primo e unico pensiero è l’esordio contro la Francia alla Rugby World Cup 2025, sabato alle 21.15 (diretta Rai Sport). Le Azzurre, dopo aver conquistato i quarti di finale 3 anni fa in Nuova Zelanda (miglior risultato italiano di sempre a un Mondiale) vogliono provare a confermarsi e, chissà, anche ad andare oltre. Tra le Azzurre in campo 3 anni fa che saranno protagoniste anche in Inghilterra c’è Silvia Turani, prima linea delle Harlequins e della Nazionale Italiana. Per lei, che gioca proprio in Inghilterra, questo torneo è un appuntamento ancor più speciale: “Sicuramente in 3 anni sono cambiate delle cose. Arrivo a questo Mondiale con una consapevolezza diversa, dopo 3 anni giocati in Inghilterra sono cresciuta sia come persona sia come giocatrice. I miei obiettivi e i miei compiti in campo sono sempre gli stessi, ma se pensiamo che in Nuova Zelanda c’erano delle leader come Melissa Bettoni e Lucia Gai, adesso forse ho delle responsabilità in più anche all’interno del gruppo. È un onore ma anche un compito importante. E poi giocare in Inghilterra, dove vivo da 3 anni, rende tutto ancora più speciale”.

Come sono stati questi primi giorni in Inghilterra?

“Questi primi giorni a Exeter sono stati positivi. E poi ci siamo subito messe all’opera: campo, palestra, riunioni, cerimonia d’apertura, shooting. Quando inizi tutto questo ti rendi conto che sta davvero iniziando il Mondiale. Abbiamo detto tante volte che per noi la partita contro la Francia è fondamentale e volevamo affrontare subito l’avversaria più difficile: siamo tutti consapevoli di quanto questa partita sia importante, sia dal punto di vista dell’impegno – perché affrontiamo una delle squadre più forti del mondo all’esordio mondiale – sia perché chi vincerà questa sfida potrà poi affrontare il resto del girone con più tranquillità, mentre per chi perde le altre due partite diventano dei veri e propri spareggi per passare il turno”.

Al Sei Nazioni l’Italia ha sognato per 75 minuti di fare l’impresa contro la Francia. Da un lato c’è la consapevolezza di potercela fare, dall’altro però le Bleus arriveranno ancora più preparate dopo quello spavento…

“In quella partita il fattore chiave è stato il drive, un fondamentale che abbiamo eseguito bene in tutto il Sei Nazioni. Nei due test pre-Mondiale siamo state un po’ più incostanti, quindi stiamo lavorando per affinare i meccanismi e ritrovare quel livello. Dall’altra parte, un altro fattore importante può essere l’indisciplina, che la Francia tende a soffrire particolarmente come si è visto nella sconfitta contro l’Inghilterra, quindi lavoreranno tantissimo sul commettere meno falli possibile contro di noi”.

La pressione, però, è comunque su di loro…

“È innegabile che sulla carta loro siano considerate un gradino sopra di noi e quindi favorite, anche guardando il ranking, ma già ad aprile abbiamo dimostrato che possiamo farcela e che è una partita che possiamo giocarci. Dobbiamo crederci. Sappiamo anche che per loro questo è un appuntamento importante, che vogliono arrivare in fondo e che vorranno riscattarsi dopo la brutta sconfitta con l’Inghilterra, ma alla fine – Mondiale o meno – è una partita di rugby e dobbiamo affrontarla così com’è”.

Quando hai scoperto il rugby in quel famoso Erasmus in Spagna, avresti mai pensato che saresti arrivata a giocare due Mondiali?

“Credo sia venuto tutto in maniera talmente naturale che non ho mai pensato che certi traguardi fossero irraggiungibili. Nel senso che ho sempre vissuto il rugby affrontando le sfide che mi si proponevano quotidianamente: ad esempio, qualcuno mi diceva che ero troppo grossa per giocare a rugby, e per come sono fatta io più mi si dice ‘non ce la farai’ più io mi impunto per farcela. Non vorrei sembrasse una cosa presuntuosa, ma semplicemente il mio rapporto col rugby – pur essendo nato tardi, avevo già 20 anni – è stato sempre così naturale che non ho pensato mai a un futuro troppo lontano. Se tornassi indietro a quella sera e qualcuno mi dicesse che sarei arrivata a giocare due Mondiali avrei detto ‘bene, speriamo che mi piaccia!’. Era un’opzione talmente lontana anche solo l’idea di arrivare in Nazionale che non ci pensavo proprio, ero sempre concentrata su quello che potevo fare quel giorno”.

Domanda forse banale, ma necessaria: chi vince il Mondiale?

“So che tutti diranno l’Inghilterra, ed effettivamente è la risposta più scontata per tante ragioni. Però anche 3 anni fa doveva essere così e poi in finale è successo di tutto e alla fine ha vinto la Nuova Zelanda. Io direi di fare attenzione soprattutto al Canada: è una squadra molto completa, arriva da un bel percorso ed è seconda nel ranking, secondo me è la seconda favorita del Mondiale, e come terza ci metto la Nuova Zelanda. Per il quarto posto c’è tanta competizione, nulla è scontato”.