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ITALIA-FRANCIA FEMMINILE: 25 ANNI FA IL PRIMO TEST MATCH UFFICIALE

Italia Femminile |

cristinatonna30 giugno 1985, ore 20.30. Ventidue maglie bianche – lo scudetto dell’Italia sul cuore – fanno il loro ingresso in campo a Riccione. Il terreno di gioco non è propriamente del rugby ma è uno stadio del calcio adattato. Che importa! Quel che conta è esserci. Oggi si scrive una pagina di storia ovale.

Venticinque anni fa’ si giocò in Italia il primo Campionato Femminile sotto l’egida della UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) ed in quello stesso anno, appunto il 30 giugno a Riccione, la prima partita internazionale ufficiale, Italia – Francia, terminata con il punteggio di 0 – 0.

In realtà i primi nuclei femminili si cominciarono a formare nel 1978: pioniere furono Treviso, Milano, Roma e Benevento. Nel giro di pochi anni il rugby giocato dal gentil sesso si diffuse in altre zone dello Stivale e sei anni più tardi avvenne il riconoscimento ufficiale da parte della FIR (nel 1992 si giocò il primo campionato ufficiale).

Da quella storica Italia – Francia i confronti fra le due selezione si sono giocati al ritmo di quasi una partita l’anno. In totale diciassette confronti, sette dei quali giocati contro la Francia “A”. L’Italia ha vinto tre partite: nel 1998 a Mira 13-11; nel 2001 a Roma 15 – 12 (Francia “A”) e nel 2005 ancora a Roma 15 – 7 (Francia “A”).

Domani allo Stade du Manoir ci sarà una di quelle ventidue atlete, in una veste diversa da allora: Maria Cristina Tonna, Team Manager Azzurro. La racconta così quell’esperienza.

“Avevo 15 anni, ed una paura tremenda. L’ingresso nello spogliatoio mi sciolse ogni timore. La mia maglia, la numero 8, era attaccata all’appendiabiti. Le mie compagne mi strinsero forte e Mariano Ganga, l’allenatore, mi disse: vai in campo e dai tutto quello che hai, in corpo e nell’anima. Lo 0 – 0 fù un successo per la giovane Italia al cospetto della transalpine, che già calpestavano da tempo i campi internazionali. Alla fine del match ci schierammo per il corridoio, svenni, stremata dalla fatica, vinta solo dalla stanchezza.
Quando riaprii gli occhi il coach era lì: Brava, mi disse, hai fatto quello che ti avevo chiesto!”

“Negli anni che seguirono prima di una partita importante con la mia squadra, il Perugia, da giocatore-allenatore ho continuato ricreare la scena delle maglie appese: indescrivibile lo sguardo delle mie compagne, di chi aveva ben capito che quella non era mera coreografia, ma un atto di amore per quei colori, quella maglia, per ciascuna componente del gruppo, quel gruppo che resiste al passare del tempo e che adesso si ritrova al campo con pannolini e biberon al seguito”.