IL PRESIDENTE GAVAZZI: “HANNO RAPPRESENTATO L’ITALIA CON DEDIZIONE E PROFESSIONALITA”
Roma – Nel week-end del 4 e 5 maggio il rugby italiano ha salutato quattro Azzurri che hanno deciso di concludere la propria carriera agonistica al termine della stagione in corso, per un totale di 169 caps con la maglia della Nazionale sparsi lungo gli ultimi tredici anni di storia dell’Italrugby.
Il veterano degli Azzurri che hanno appeso al chiodo le scarpe da gioco è Robert Barbieri, trentacinquenne terza linea della Benetton Rugby, 41 caps al proprio attivo con l’Italia tra il 2006 ed il 2017: canadese di nascita – il fratello Michael ha rappresentato i Canucks come pilone – approdato giovanissimo in Italia con l’Overmach Parma, è stato per i Leoni biancoverdi un’autentica bandiera tra il 2007 ed il 2019, con centosessantanove apparizioni per Treviso ed una parentesi ai Leicester Tigers nel 2014/2015. Lanciato sulla scena internazionale da Pierre Berbizier nell’estate 2006, costretto da un infortunio a saltare la Rugby World Cup francese del 2007, Barbieri ha rappresentato l’Italia sulla scena mondiale quattro anni più tardi in Nuova Zelanda. Ball carrier naturale, ha attraversato nella propria carriera le gestioni di Berbizier, Mallett, Brunel e O’Shea, con cui ha disputato l’ultimo test-match della carriera nell’estate del 2017 a Singapore.
Non poteva finire nel migliore dei modi la carriera agonistica di Luke McLean, utility back azzurro con 89 caps in Nazionale, presenza pressochè fissa in azzurro tra il 2008 ed il 2017, che sabato scorso con i London Irish ha concluso la propria avventura sul campo conquistando con gli exiles la promozione nell’Aviva Premiership.
Sbarcato appena ventenne in Italia a Calvisano, fresco di titolo mondiale con l’Australia U19, McLean aveva conquistato il suo primo cap con l’Italia pochi mesi dopo, schierato apertura titolare da Nick Mallett contro il Sudafrica nel diluvio di Cape Town e la settimana successiva nella vittoria di Cordoba sull’Argentina. Da allora, una sequenza pressochè ininterrotta di apparizioni – la maggior parte delle quali come estremo – con l’Italia sia sotto il tecnico sudafricano che con Brunel prima e con O’Shea poi. Nel mezzo, due Mondiali con la maglia dell’Italrugby nel 2011 e nel 2015, due differenti momenti a Treviso in PRO14 e due esperienze in Inghilterra, prima con i Sale Sharks e, poi, con i London Irish con cui ha concluso sabato la carriera.
Rimarrà a Treviso, ma come responsabile degli eventi e dell’organizzazione della Club house della franchigia biancoverde, il pilone sandonatese dei Leoni Alberto De Marchi, che ha annunciato il ritiro dopo una carriera che lo ha visto in campo con l’Italia in ventinove occasioni e un’apparizione alla Rugby World Cup inglese del 2015: in azzurro dal 2012 al 2015, dal 2012 è stato una delle icone della prima linea della Benetton Rugby, con una parentesi nella Premiership inglese con la maglia degli Sharks.
Per Tommaso Iannone, trequarti di scuola Tarvisium, il ritiro è arrivato a ventotto anni, dopo una lunga militanza nel Guinness PRO14 sia con la Benetton Rugby (2011-2013, 2015-2019) sia con le Zebre Rugby (2013-2015). Utility back di grande talento, campione europeo nel 2009 con l’Italia U20 e vincitore l’anno seguente del Mondiale di categoria di seconda divisione, capace di spaziare da centro ad ala ad apertura, ha conquistato dieci caps internazionali tra l’autunno 2012 e l’estate 2014.
“Il rugby italiano non può che essere profondamente grato ad Alberto, Luke, Robert Tommaso per il loro contributo alla causa azzurra. Vestire la maglia della Nazionale è un privilegio ed una responsabilità che tutti loro hanno sempre ricoperto nel migliore dei modi, con dedizione e profondo desiderio di contribuire a rendere l’Italrugby sempre più competitiva sulla scena internazionale. A nome di tutti i rugbisti d’Italia auguro loro il meglio per le sfide che li attendono ora che si apprestano a lasciare il terreno di gioco” ha dichiarato il Presidente della FIR, Alfredo Gavazzi.
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