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DALLA SCOZIA, ALLA SCOZIA: IL SEI NAZIONI DI GIAMPIERO DE CARLI

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de carli meta scozia 2000Roma – Dalla Scozia, alla Scozia. Quella che prenderà il via sabato 2 febbraio alle 14.15 locali (15.15 italiane con diretta su DMAX, canale 52 del digitale terrestre a partire dalle 14.35) sarà la ventesima edizione del Sei Nazioni per la Nazionale Italiana Rugby che nella prima serata odierna partirà alla volta della Scozia dove affronterà a Murrayfield i padroni di casa nel match valido per il primo turno dell’edizione 2019 del torneo di rugby più antico del mondo.

 

In quel freddo 5 febbraio del 2000 l’Italia, alla prima assoluta nel nuova veste della competizione con sei squadre, si impose 34-20 sulla Scozia campione in carica del Cinque Nazioni davanti ad oltre 20.000 spettatori accorsi allo Stadio Flaminio di Roma. Gli Azzurri si imposero grazie alla precisione al piede di Diego Dominguez e alla meta di un volto noto dell’attuale staff dell’Italrugby, Giampiero “Ciccio” De Carli, subentrato a partita in corso: “La squadra quel giorno giocò una grande partita – ha dichiarato l’allenatore degli Avanti dell’Italia a federugby.it – e la mia meta fu “solo” un evento: è stata l’unica e la si ricorda con più attenzione. I tempi erano diversi: era la prima volta che entravamo al Sei Nazioni. Eravamo tutti allo stesso tempo coscienti dell’importanza della partita ma allo stesso tempo incoscienti, nel senso che non sapevamo cosa ci potesse aspettare: affrontavamo la Scozia campione in carica, una sorta di muro da superare e siamo riusciti a farlo giocando una gran partita. Giocavamo allo Stadio Flaminio davanti a tante persone, un pubblico non enorme come quello che ci segue adesso. La voglia di giocare quella partita fu talmente grande che ci portò a sfornare una prestazione di altissimo livello”.

Primo avversario dell’Italia all’esordio al Sei Nazioni del 2019 sarà la Scozia: “E’ impossibile fare un parallelo tra le due formazioni, quella che affronteremo adesso e quella di venti anni fa. Il Rugby è cambiato drasticamente sul piano tecnico, fisico, organizzativo. Quello che posso dire è che sta per iniziare un torneo che probabilmente sarà il più competitivo di sempre, anche se a mia memoria non ricordo un Sei Nazioni che sia stato semplice o comunque con un livello basso. Oggi, rispetto al passato, c’è una maggiore cura dei dettagli e le squadre arrivano più preparate all’inizio del torneo. La Scozia ne è un esempio. E’ un’ottima squadra. In queste partite sarà fondamentale limitare la quantità di errori e ottimizzare le occasioni che ci capiteranno per segnare”.

De Carli, dopo l’esperienza da giocatore, è tornato nel gruppo della Nazionale Maggiore nel 2014 come assistente allenatore di Jacques Brunel: “Sono entrato nello staff a metà del percorso di Brunel. Per la nostra Nazionale l’inizio dell’era di Jacques e ancor prima con Nick Mallet, c’era una enorme profondità in tanti ruoli. Riuscire a inserire giocatori nuovi in quel contesto era difficile. Quando sono entrato io nello staff Azzurro stava per compiersi una sorta di cambio generazionale. Conor O’Shea ha dovuto in qualche modo ricreare una sorta di prospetto generale. Non è facile, lo sappiamo. Ci vuole tanta costanza e continuare a lavorare. Io insieme a tutto lo staff e ai giocatori siamo convinti che la strada intrapresa sia quella giusta”.

“Guinness Sei Nazioni 2019, il torneo più competitivo di sempre”: “L’Irlanda ha dimostrato in più occasioni di essere una tra le squadre più forti al mondo. Il Galles ha una serie lunga di vittorie consecutive. Ci sono squadre con un potenziale enorme che partono con l’obiettivo di vincere il torneo”.

Il minimo comune denominatore da quando De Carli ha appeso le scarpette al chiodo a quando è rientrato nel gruppo Azzurro da tecnico, si chiama Sergio Parisse: “Di solito non mi piace parlare dei singoli giocatori. Per Sergio mi sento di fare una eccezione. L’ho affrontato da giocatore e si vedeva che aveva talento e delle qualità importanti. In Nazionale l’ho vissuto quando era già capitano da tanto tempo e aveva già tanta esperienza. Vedere giocare Parisse è stato sempre un qualcosa di speciale. Senza specificare i suoi pregi e difetti, dico soltanto una cosa: per me lui non è solo un’icona del rugby italiano e rugby mondiale, ma credo che debba essere riconosciuto come una icona dello sport a livello mondiale”.

Il 2019 sarà l’anno della Rugby World Cup in Giappone con l’Italia che affronterà Namibia, Canada, Sudafrica e All Blacks: “Tutte le squadre si preparano in maniera maniacale. Non ci sono partite facili. Ci siamo passati quattro anni fa, proprio contro il Canada. Ogni squadra ha l’ambizione di vincere almeno una partita in questa competizione. Molti pensano che contro Namibia e Canada potrebbe essere più agevole centrare un risultato positivo: io credo che saranno due banchi di prova davvero importanti. Abbiamo nello stesso girone anche Sudafrica e Nuova Zelanda. La terza partita contro il Sudafrica, senza dimenticare le prime due di cui ho fatto menzione prima, non deve essere una speranza, ma un obiettivo condiviso da tutti. Impossibile è solo finchè non lo fai: noi ci giocheremo tutte le nostre carte fino alla fine”.