©2023 Federazione Italiana Rugby

Torna indietro

CARLO DEL FAVA: “MANTENIAMO IL RUGBY PULITO”

News |

delfavaL’EX AZZURRO VEICOLA IL MESSAGGIO MONDIALE AD AZZURRINI E BABY BOKS

Brescia – Carlo Del Fava, 54 caps con l’Italrugby tra il 2004 ed il 2011, è uno dei commentatori tecnici scelti da World Rugby per raccontare il Mondiale U20 italiano in tutto il mondo sul segnale internazionale.

L’ex internazionale azzurro e Barbarians, ritiratosi nell’inverno del 2014 dopo aver indossato le maglie di Rugby Parma, Bourgoin, Ulster, Viadana, Aironi e Newcastle Falcons, non si è limitato a vivere la rassegna iridata giovanile dietro al microfono ma, insieme alla federazione internazionale ed alla FIR, si è calato nei panni dell’educatore: insieme all’italiana Ilaria Baudo, Anti Doping Manager di World Rugby,  l’ex seconda linea italo-sudafricano ha incontrato gli Azzurrini ed i Junior Springboks in vista del “Keep Rugby Clean Day” di ieri, sensibilizzandoli sulle implicazioni morali e sui rischi per la salute legati all’utilizzo di sostante illecite.

CLICCA QUI PER L’INTERVISTA COMPLETA A CARLO DEL FAVA

CLICCA QUI PER ACCEDERE AL PORTALE DI “KEEP RUGBY CLEAN”

Nato a Umtata nel 1981 da una famiglia di origini lucchesi, Del Fava ha indossato la maglia del Sudafrica U19 prima di fallire un controllo anti-doping risultando positivo allo stanozololo nel 2002. Nel gennaio del 2004, scontati i due anni di squalifica, è approdato alla Rugby Parma rilanciando la propria carriera: “Passare due anni a guardare gli altri giocare, sentirsi emarginato per l’errore commesso dalle stesse persone con cui ti eri allenato sino a poco tempo prima, è stata una delle esperienze più difficili e formative della mia vita” ha dichiarato Del Fava che, in questi giorni, ha raccontato la propria esperienza all’Italia ed al Sudafrica U20.

I Mondiali U20 sono un momento fondamentale nella formazione delle future stelle del rugby internazionale, non solo a livello sportivo ma anche etico e morale. Per questo sono stato felice di poter contribuire a veicolare il messaggio di World Rugby e di raccontare la mia storia ai campioni di domani, perché possano capire i rischi del doping e non commettere gli errori che altri, prima di loro, hanno commesso”.