
Sarai l’arbitro più giovane di una finale di Serie A femminile: senti la pressione di questo appuntamento?
Le pressioni ci sono sicuramente, ma è proprio quello che mi da lo spirito per divertirmi e di vivermi la partita. Sento il peso ma ne faccio una forza.
Com’è nata la passione per questo ruolo?
Ho iniziato un po’ per gioco. La mia famiglia è molto coinvolta a livello rugbistico: ho due fratelli che giocano, mio padre ha fatto per tanti anni il dirigente. Seguivo loro sul campo e un giorno ho conosciuto un arbitro che quest’anno smetterà di arbitrare e che mi ha dato lo spunto per arbitrare.
Come riesci ad abbinare l’attività che svolgi con l’università?
Studiavo medicina, ma ho dovuto cambiare i miei piani di studio e sono passata a Scienze Motorie. Ora studio Sport e Management. Ho dovuto scegliere se puntare sulla vita universitaria o sull’arbitraggio e ho scelto l’indirizzo sportivo che mi da anche la possibilità di continuare ad arbitrare.
Ti è pesato questo cambiamento?
No, perché ho scelto un indirizzo molto più vicino a quello che faccio. Allenandomi riesco anche a coniugare entrambe le cose.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Nel rugby a 15 è quello di arbitrare un giorno nel 6 Nazioni. Ci sono buone possibilità di arbitrare alle Olimpiadi di Rio nel 2016 nel rugby a 7. Il mio sogno però è puntato al 6 Nazioni.
Cosa vorresti fare da grande?
Lavorare per la federazione a livello arbitrale. Mi piacerebbe molto rimanere nell’ambiente. Poi vorrei crearmi una famiglia e i miei figli giocheranno probabilmente a rugby.
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