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Azzurre pronte alla sfida mondiale: a Parma il via ufficiale verso la Rugby World Cup 2025

Italia Femminile Nazionali News |

Si è svolto alla sala stampa “Leonardo Mussini” della Cittadella del Rugby di Parma il talk di lancio dell’avventura italiana alla Rugby World Cup 2025 che si terrà in Inghilterra dal 22 agosto al 27 settembre, con l’esordio dell’Italia previsto sabato 23 agosto alle 21.15 contro la Francia. Le Azzurre affronteranno poi il Sudafrica domenica 31 agosto e il Brasile domenica 7 settembre. Sarà un Mondiale atteso e importante per la Nazionale Azzurra, che viene da un Sei Nazioni chiuso in crescendo e da due vittorie contro Scozia e Giappone nei due test di preparazione alla RWC 2025, come sottolineato anche dal Presidente della Federazione Italiana Rugby, Andrea Duodo, nel videomessaggio di auguri alle Azzurre: “Volevo fare un grandissimo in bocca al lupo a tutte le ragazze che scenderanno in campo alla Rugby World Cup 2025. Veniamo da un cammino molto importante all’ultimo Sei Nazioni e ci approcciamo a questo Mondiale in Inghilterra, nel Paese dove il rugby è nato, con la certezza che ci toglieremo tantissime soddisfazione. Mi auspico che eguaglierete il record dell’ultima Coppa del mondo. Io sono e sarò sempre al vostro fianco. Forza azzurre”.

La crescita del rugby femminile

Per le Azzurre quella del 2025 in Inghilterra sarà la sesta Coppa del Mondo, la terza consecutiva dopo le partecipazioni del 2017 in Irlanda e nel 2021 (disputata nel 2022) in Nuova Zelanda, torneo che ha visto la prima storia qualificazione di una nazionale azzurra ai quarti di finale di un Mondiale. L’Italia ha partecipato anche al primo Mondiale femminile della storia, quello del 1991. Era un altro rugby, e come spiega Erika Morri – Consigliera federale con delega al rugby femminile, membro della commissione sviluppo del rugby femminile e di Rugby Europe e membro del board di World Rugby – ricordare quei tempi è importantissimo per capire dove si è arrivati oggi: “Ho giocato quel primo Mondiale e ho dei ricordi incredibili. Intanto, l’emozione della maglia azzurra è sempre la stessa, e ancora oggi mi emoziono nel vedere le ragazze scendere in campo. Ricordo che a quei tempi lavavamo le divise dopo aver giocato, addirittura ai club veniva chiesto di non ospitarci. Il rugby femminile è cresciuto tantissimo: adesso si gioca anche in Zimbabwe, nel Burkina Faso. La geografia del rugby si è evoluta tantissimo e non è ristretta solo alle nazioni più importanti che già conosciamo. Pensiamo anche che quel mondiale lo vinsero gli USA, che ne panorama maschile praticamente non esistevano: le ragazze avevano cominciato a giocare a rugby nei college perché non potevano giocare a football americano”.

“Ricordo anche le atlete della Russia” prosegue la consigliera Morri: “Addirittura si autofinanziarono. Prima e dopo le partite vendevano degli oggetti per potersi pagare la trasferta. Poi a Cardiff un supermercato decise di sponsorizzarle e in questo modo hanno potuto pensare alle loro partite. Veniamo da questo mondo, dobbiamo ricordarcelo: non perché siamo arrivate al traguardo – è solo una tappa di un lungo percorso – ma dobbiamo ricordarci da dove veniamo. Il rugby femminile non cresce da solo, perché colpito da un raggio alieno. Si cresce tutti insieme, pensiamo a quanto fatto in Inghilterra dove hanno imposto a tutti i club di Premiership di avere una squadra femminile. Sono tutti passi importanti. C’è stato un momento in cui ho capito che qualcosa anche in Italia stava cambiando: quando a Padova abbiamo battuto la Francia, nel 2019, ho visto vedevo alcuni tifosi ‘fedelissimi’ del Petrarca rimanere sorpresi dalla bellezza del gioco. Lì in tanti si sono resi conto della bellezza e del valore del rugby femminile”.

L’emozione di indossare la maglia azzurra

La capitana, Elisa Giordano, è tra le 10 atlete che disputerà il terzo Mondiale di fila: “L’emozione di indossare la maglia azzurra, come detto anche dalla consigliera Morri, è sempre incredibile. Nel 2022 la responsabilità di essere capitana fu un po’ più inaspettata rispetto a oggi, ma ciò che non cambia è il mio cercare sempre di più di dare il massimo in ogni compito che mi viene assegnato. Spero di riuscire a trasmettere tutto questo alle mie compagne. Noi che abbiamo passato tutte le fasi di evoluzione del rugby femminile sappiamo quanto sia stato importante arrivare fino a qui e ottenere tutto quello che abbiamo ottenuto, dal punto di vista mediatico, delle possibilità di preparazione, di staff, strutture. Abbiamo un gruppo molto eterogeneo dal punto di vista dell’età, ma siamo tutte unite dal campo e dagli obiettivi che ci poniamo. E questo si vede anche quando c’è da fare un po’ di fatica in più, perché riusciamo sempre a tirare fuori qualcosa. Dobbiamo vivere qualsiasi tipo di emozione: dall’ansia alla gioia, dalla tristezza alla felicità, perché ogni momento ha un suo perché e porta un ricordo nella nostra vita”.

Il Mondiale è una competizione completamente diversa dalle altre per importanza, durata, dispendio di energie fisiche e mentali, come spiega la Consigliera federale con delega ai bilanci, rapporti con GIRA, rapporti con atlete e atleti, Silvia Pizzati: “La preparazione a un Mondiale è molto più lunga, con degli obiettivi molto più importanti ed è un torneo lunghissimo: non conta solo l’aspetto fisico, ma anche quello mentale. Queste sono emozioni che si provano soltanto quando si scende in campo, si canta l’inno: l’ansia è un’emozione che resta e che un domani mancherà, così come l’adrenalina, la consegna delle maglie. Sono tutti ricordi indelebili”.

Proprio sull’importanza dell’approccio mentale è intervenuto anche il capo allenatore dell’Italia femminile, Fabio Roselli: “L’aspetto mentale sarà fondamentale. Durante una competizione così lunga e importante il grosso del lavoro tecnico, tattico e strategico lo si fa durante la preparazione: fare il mondo che tutti i componenti – le giocatrici ma anche lo staff – stiano bene è vitale, perché è ciò che dà energia positiva a tutto il gruppo, e questa energia ha un impatto enorme sulla prestazione dell’intera squadra. Questo è un gruppo straordinario, soprattutto per quanto riesce ad emozionare, ad andare in profondità nell’aspetto umano: il modo in cui la squadra affronta ogni attività dentro e fuori dal campo è ciò che rende tutto più facile. Il rugby femminile è cambiato in maniera enorme, anche solo negli ultimi 2-3 anni. Sono aumentate moltissimo le competenze sia negli staff sia nelle ragazze che lo giocano: ci sono più strategie, maggiore organizzazione, il gioco al piede sta aumentando. Sta facendo un po’ quello che è stato il percorso del rugby in generale, quindi è molto stimolante anche lavorarci”.

Il Mondiale sulla Rai

Come già avvenuto 3 anni fa, anche la Rugby World Cup 2025 sarà trasmessa in diretta e in chiaro su Rai Sport e Rai Play, in virtù dell’accordo stipulato tra la FIR e il Servizio Pubblico. “Grazie alla Rai speriamo di allargare ulteriormente il numero di persone che ci segue e che si emozionerà insieme a noi” spiega Erika Morri: “Il fatto che il Mondiale sia in Inghilterra è importante anche per la visibilità che gli inglesi stanno dando a questa competizione. La finale sarà a Twickenham, un tempo sarebbe stato impensabile pensare di avere 70mila persone per una finale mondiale femminile. Ringraziamo anche la Nuova Zelanda per ciò che han fatto organizzando un Mondiale un anno dopo rispetto al previsto: questo ha dato la possibilità di vedere un rugby migliore”. Rincara la dose la capitana Elisa Giordano: “Veniamo da un’estate molto positiva per gli sport femminili italiani. Finché le ragazze continueranno a vincere il seguito continuerà a crescere e tutto il movimento procederà verso quella direzione. Se questo ci porta ulteriore ansia? Non siamo assolutamente preoccupate da questo punto di vista. Noi daremo tutto, come abbiamo sempre fatto, e siamo felici che quante più persone possibile possano vederlo”.

Come spiega la consigliera Pizzati “ci presentiamo con una squadra fortissima a livello tecnico e fisico, ma il rugby è cresciuto anche a livello culturale. Purtroppo rimane ancora uno sport considerato ‘per maschi’. Questa è un’occasione per mostrare a un pubblico ancora più ampio la bellezza del rugby femminile, che non ha nulla in meno rispetto a quello maschile, magari è giocato soltanto in maniera diversa, forse anche più bella. Vedere la bellezza dello sport è importantissimo, spero che la trasmissione Rai sia l’occasione per tante ragazze per pensare di potersi approcciare a questo sport, in tutte le sue forme. L’impegno della FIR è grandissimo: è stato importantissimo contrattualizzare le ragazze che stanno giocando in azzurro, perché l’impegno richiesto è alto ed è giusto fare di tutto affinché possano dedicare il massimo del tempo ad allenarsi, sia fisicamente che tecnicamente. L’impegno della Federazione è dare alle ragazze e ai ragazzi degli strumenti affinché possano scegliere una carriera quando non potranno più giocare: spingiamo tantissimo sulla consapevolezza riguardo ai percorsi di studio e di carriera possibili dopo il rugby”.

La scelta delle 32

La seconda parte del talk è stata dedicata agli aspetti tecnici della Rugby World Cup 2025, a cominciare dalle convocazioni delle 32 ragazze che voleranno in Inghilterra. Una scelta non facile, come spiegato dal capo allenatore Fabio Roselli: “La selezione è il momento più complicato, però fa parte del nostro lavoro e delle nostre scelte. Si arriva sempre a un punto – che siano le convocazioni o la singola partita – in cui bisogna fare delle scelte. La cosa importante è il modo in cui hanno lavorato e si sono comportante le ragazze che purtroppo non andranno in Inghilterra: per me fanno parte della squadra e sono orgoglioso di quello che hanno fatto. Questa è una squadra straordinaria, che ha esperienza, energia, spensieratezza, anche diverse interpretazioni come modo di giocare a rugby, è un gruppo bellissimo da allenare e da portare al Mondiale. La cosa più bella è la coerenza tra l’immagine che abbiamo di noi stesse all’interno del gruppo e quella che hanno le persone all’esterno. Nel momento in cui chi è fuori capisce che cosa vogliamo dare loro, chi vogliamo essere e qual è la nostra identità, allora abbiamo raggiunto un grande risultato”.

L’Italia viene da due vittorie importanti nei test di preparazione contro Scozia e Giappone: “I due test sono andati bene. Intanto perché abbiamo vinto, e questo fa sempre bene. E poi abbiamo lavorato per provare determinare cose, per aggiungere ulteriori dettagli al nostro gioco, e questi dovevano essere dei test per darci delle conferme e della confidenza: sicuramente non siamo ancora al 100%, come normale che sia in fase di preparazione, ma contiamo di affinare gli ultimi dettagli nei giorni precedenti all’esordio Mondiale” spiega Elisa Giordano. E Roselli aggiunge: “Una squadra che percepisce di non essere ancora al 100% ma vince due partite su due fa già capire tante cose. Volevamo vedere alcuni aspetti tecnici e strategici, provare diversi assetti che permettano allo staff di avere a disposizione più scelte possibili, e parallelamente abbiamo visto una squadra che ha trovato delle soluzioni per segnare e vincere le partite. Da queste partite abbiamo avuto anche delle indicazioni sugli aspetti che dobbiamo migliorare per essere competitive contro le migliori squadre al mondo. Quando in una partita puoi celebrare i 50 caps di una ragazza come Sara Tounesi e contemporaneamente l’esordio di Giada Corradini, questo ti dà una visione chiara e più stabile del futuro, e questo stimola ancora di più a fare bene nel presente”.

Le avversarie dell’Italia

L’Italia, come detto, affronterà in quest’ordine Francia, Sudafrica e Brasile per giocarsi la qualificazione ai quarti di finale della Coppa del Mondo. Come spiega Roselli: “Questa sarà una Rugby World Cup di altissimo livello, bella da giocare e anche da vedere. Sappiamo che la Francia punta a vincere il Mondiale, è tra le squadre più forti e ha un organico a 360 gradi. È la sfida più dura, ma personalmente preferisco affrontare la squadra più forte all’inizio, infatti sono felice di questo calendario e non cambierei assolutamente nulla. Il Brasile è alla sua prima partecipazione e questa è sempre un’incognita, e poi c’è il Sudafrica che negli ultimi mesi ha fatto una crescita importantissima, raggiungendo livelli inaspettati: sarà una partita molto dura, noi però dobbiamo lavorare giornata dopo giornata, e adesso pensiamo solo alla Francia”.

“Concordo con Fabio, non cambierei nulla del calendario” spiega Giordano: “Dobbiamo ragionare partita dopo partita. Chiaramente il nostro obiettivo è più a lungo termine, ma adesso pensiamo soltanto alla Francia perché è giusto sia così. Andare troppo in là con la mente sarebbe controproducente: magari scendi in campo pensando già ai quarti e invece perdi col Brasile, non sarebbe l’atteggiamento giusto. Fino a sabato abbiamo pensato soltanto al Giappone, il nostro ultimo test, e dal raduno di oggi penseremo alla Francia. Da domenica 24 al Sudafrica, e così via”.

Ci sarà tanta concorrenza per una maglia da titolare e per un posto nelle 23 di ogni partita. Tutte le 32 atlete infatti sono delle potenziali titolari: “La responsabilità degli staff è proprio aumentare la competizione interna all’interno della rosa. Questo è anche un importante indice di quanto stia crescendo l’intera squadra, e questo ci dà anche la possibilità di avere più scelte. Quando si arriva in queste condizioni può diventare più facile come più difficile, personalmente preferisco avere sempre più scelte in modo da poter decidere ciò che penso possa funzionare di più in quel momento. Ilaria Arrighetti è stata molto sfortunata durante questi 7 mesi, ed è un’altra ragazze che comunque deve rendicontare alla sua situazione lavorativa, quindi in alcuni momenti aveva difficoltà con il lavoro, poi ha avuto un infortunio durante il Sei Nazioni. Poi è tornata a giocare in Francia, prima del match con la Scozia era in squadra ma si era riacutizzato questo infortunio muscolare, ma anche lei è importante: vero, arriverà al Mondiale senza aver giocato ma quando si è allenata lo ha fatto molto bene e nelle dinamiche di questa squadra è una pedina che aiuta tanto e che contribuisce al benessere di cui abbiamo parlato all’inizio” conclude Fabio Roselli.