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Andrea Lo Cicero

Nato a: Catania
il: 7 maggio 1976
Ruolo: Pilone sinistro
Altezza: 1.85
Peso: 117 kg
Clubs: Amatori Catania, Bologna, Rovigo, Rugby Roma, Stade Toulousain (Fra), Lazio&Primavera, L’Aquila, Racing (Fra)
Caps: 103
Caps come capitano: 2
Esordio in Nazionale: Italia-Inghilterra 12-59 (Roma, 18.3.2000)
Ultima in Nazionale: Italia-Irlanda 22-15 (Roma, 16.3.2013)
Punti segnati: 40 (8m)
Caps Sei Nazioni: 49
Caps RWC: 10
Altre selezioni: Italia U.21, Italia A, Italia XV, Barbarians
Azzurro n°: 518

Una lacrima sul viso. Non è solo il titolo di una celeberrima canzone di Bobby Solo. E’ l’ultimo frammento di una carriera straordinaria di un ragazzo fuori del comune: Andrea Lo Cicero Vaina. Il Barone, e non solo per i suoi tifosi. Che al Flaminio avevano occhi solo per lui. “No Barone, no party” era solo uno dei tanti striscioni dedicati. Personaggio carismatico, non sempre facile da gestire (chiedere allo Stade Toulousain), ma dai valori solidi. Dedito alla beneficenza, al volontariato, mentre faceva a cornate con i migliori del mondo. E allo stesso tempo un uomo-copertina, ricercato nel vestire, brillante nel parlare, collezionista di auto d’epoca, appassionato velista. Apparizioni su Luna Rossa, una biografia, comparsate in Tv, attivo sui social in un’epoca in cui non condizionavano ancora la nostra vita. Senza dimenticare mai il rugby. Una carriera iniziata in ritardo, almeno ad alto livello. Iniziata quando il fisico del figlio di Angelo, neuropsichiatra, e Maria, pediatra, è lievitato fino a impedirgli di entrare nella canoa, suo primo amore giovanile. Assieme alla pallanuoto, alla lotta greco-romana, al bmx. E allora rugby, nel club siciliano per antonomasia: l’Amatori Catania. Poi anni da giramondo tra l’Italia (campione d’Italia 2000 con la Rugby Roma) e la Francia, giocando anche due stagioni in A2 con la Lazio&Primavera per estinguere un debito di riconoscenza. In Nazionale dal 1999, Coppa del Mondo. Settimane in ritiro a mordere il freno. Convocato da Massimo Mascioletti, ma mai schierato. Era destino che la sua epoca fosse il Sei Nazioni: 103 caps, malgrado rapporti non sempre idilliaci con i coach azzurri. Da Pierre Berbizier che non lo vedeva e si dovette ricredere fino a portarlo con sé al Racing di Parigi, a Nick Mallett che s’era legato al dito alcuni giudizi e per qualche tempo non lo convocò. Il Barone però è sempre rinato, fino a quel Sei Nazioni del 2013, il più esaltante (ad oggi) della storia azzurra. Il suo meraviglioso crepuscolo. Tutto vissuto da protagonista: dal trionfo sulla Francia al pareggio sfiorato a Twickenham, alla vittoria sull’Irlanda di Brian O’Driscoll, mai battuta prima (e neppure dopo) nel Torneo. In quel luminoso pomeriggio di marzo, l’Olimpico gli regalò un tributo da brividi. E al Barone, beh, sì, scese una lacrima.