©2023 Federazione Italiana Rugby

Marco Bortolami

Nato a: Padova
il: 12 giugno 1980
Ruolo: Seconda linea
Altezza: 1.96
Peso: 112 kg
Clubs: Antonianum, Petrarca, Narbonne (Fra), Gloucester (Ing), Aironi, Zebre Parma
Caps: 112
Caps come capitano: 39
Esordio in Nazionale: Namibia-Italia 24-49 (Windhoek, 23.6.2001)
Ultima in Nazionale: Italia-Scozia 12-16 (Torino, 22.8.2015)
Punti segnati: 35 (7m)
Caps Sei Nazioni: 51
Caps RWC: 8
Altre selezioni: Italia U.16, Italia U.18, Italia U.19, Italia U.21, Italia A, Italia XV, Barbarians, Emisfero Nord XV
Azzurro n°: 532

Professione capitano, a qualsiasi latitudine. In Italia (Petrarca, Aironi, Zebre), in Francia (Narbonne), in Inghilterra (Gloucester). E naturalmente in Nazionale. Marco Bortolami ha sempre avuto le “physique du rôle”. Intelligente, carismatico, posato, di poche parole e molta sostanza. La sua parabola da leader azzurro si apre e si chiude – idealmente, non nei fatti – con gli All Blacks. John Kirwan, che un po’ se ne intende (“e che ha le chiavi del mio cervello” disse una volta Marco), lo investì del ruolo in un test-match contro i “tuttineri” in Nuova Zelanda, quando il padovano non aveva ancora spento 22 candeline (“Segnai anche una meta” ricorda). Pierre Berbizier, altro grande uomo di rugby, ci arrivò ai ferri corti nei giorni dei “lunghi coltelli” di Marsiglia (Coppa del Mondo 2007), allorché Bortolami si oppose (invano) al cerchio “anti-Haka” voluto dal francese. Seguirono tre pessime partite azzurre, un problema alle vertebre cervicali (che i rumors avrebbero voluto diplomatico) e l’esclusione nella partita decisiva contro la fatal Scozia. Ma il suo capitanato resta legato alla prima, grande stagione azzurra nel Sei Nazioni. Quel 2007 che ci portò due vittorie consecutive – a Murrayfield e contro il Galles – per un boom di popolarità del rugby mai vissuto prima. Comparsate televisive, spot pubblicitari e 10.000 tifosi a seguire sul maxischermo a Piazza del Popolo l’ultima partita contro l’Irlanda, a Flaminio stra-esaurito. Proprio in quell’occasione Marco segnò una meta che costò il Torneo alla Green Army. Figlio d’arte – il papà Pasquale è stato due volte campione d’Italia con il Petrarca, negli anni Settanta – scopre il rugby a 10 anni, all’Antonianum di Prato della Valle. Quindi compie tutta la trafila nelle giovanili del Petrarca, alla Guizza, fino a sbarcare in prima squadra e in Nazionale. Appesi gli scarpini al chiodo, è passato dall’altra parte della barricata, prima ad assistente e poi da capo-allenatore al Benetton Treviso. Laureato in ingegneria meccanica, tifoso della Ferrari, da ragazzo sognava di entrare nella scuderia di Maranello.