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Mondiale Under 20 – Coach Santamaria pronto per l’ultima partita alla guida degli Azzurrini: “Abbiamo costruito legami veri”.

Italia U20 News |

Alla vigilia della finale per il 7° posto del World Rugby U20 Championship 2025 contro il Galles, Roberto Santamaria si prepara a salutare la Nazionale Under 20. Dopo anni passati a formare e accompagnare generazioni di giovani azzurri, il coach lascerà il gruppo per entrare nello staff delle Zebre Rugby, dove ritroverà Massimo Brunello. In questa chiacchierata ci racconta cosa ha significato questo percorso, cosa si porterà dietro e che tipo di eredità intende lasciare.

Siamo alla tua ultima partita da head coach dell’Italia U20. Che bilancio fai di questi anni?
È stato un viaggio lungo e bellissimo. Questo è il mio terzo Mondiale, il secondo da responsabile. Ma lavoro con i ragazzi di questa fascia d’età dal 2020, tra Accademia e Nazionali giovanili. Allenavo già le annate 2001-2002. Oggi vedere tanti di quei ragazzi in Nazionale maggiore – da Di Bartolomeo a Spagnolo, fino a Belloni – è una soddisfazione enorme. Non è solo una vittoria sportiva: è il segno che un percorso si è chiuso nel modo giusto.

Quali sono i momenti che ti porterai dietro con più piacere?
Sicuramente le vittorie storiche, come quella in Sudafrica, in Francia, l’Australia lo scorso anno… Ma soprattutto i momenti fuori dal campo. I legami che si creano, le relazioni vere con i ragazzi. Ci sono giocatori con cui siamo ancora in contatto, che ci considerano dei riferimenti. Questo vale tantissimo.

E un momento che invece cancelleresti volentieri?
Nessuno. Anche le difficoltà fanno parte del viaggio. Prendi l’anno scorso: l’esordio al Mondiale contro l’Irlanda è stato difficile, ma ci ha dato la spinta per battere l’Australia. Ogni ostacolo ti insegna qualcosa. Cancellare un momento sarebbe come togliere un pezzo di una storia che ha senso solo se la guardi per intero.

Com’è allenare ragazzi così giovani oggi, cresciuti in un’epoca completamente diversa da quella in cui sei cresciuto tu?
È una bella sfida. Noi registravamo le partite in VHS e le riguardavamo venti volte. Loro guardano highlights da 20 secondi sui social. È un mondo diverso. Da un lato hanno accesso a tante informazioni, dall’altro rischiano di perdere la visione d’insieme. E poi c’è la questione della pressione: un ragazzo di 17 anni oggi può essere esaltato o demolito in poche ore. Noi adulti dobbiamo proteggerli. I social sono uno strumento potente, ma vanno saputi gestire.

La tua area di competenza specifica è la mischia. Che giudizio dai a questo reparto?
Sono molto orgoglioso. In questi anni la mischia è sempre stata un punto di forza dell’Under 20. I ragazzi sono cresciuti tanto, e spero che si sia creata una tradizione che continuerà. L’obiettivo è lasciare un livello alto e vedere che viene mantenuto.

Hai allenato tantissimi ragazzi. Alcuni sono arrivati alle franchigie o in Nazionale. Ti senti parte di questo percorso?
Assolutamente sì. È il senso del nostro lavoro. L’obiettivo non è solo vincere una partita, ma contribuire alla crescita del movimento. Ogni giocatore che arriva in alto è anche un piccolo traguardo per chi lo ha accompagnato nei primi passi.

C’è un nome che secondo te potrebbe essere la sorpresa del futuro?
Difficile dirne uno solo. Ma gli esordi recenti di Di Bartolomeo, Belloni, Odiase… sono segnali importanti. Questi ragazzi hanno qualcosa, e sono solo all’inizio.

Che tipo di eredità lasci a chi verrà dopo di te?
Un gruppo che lavora duro, che non si lamenta, che affronta le sfide senza paura. Ho cercato di trasmettere la cultura dell’impegno e della responsabilità. Quando ho raccolto l’eredità di Massimo Brunello, sapevo di avere un compito importante. Spero di lasciare anch’io qualcosa di solido, soprattutto nello spirito con cui si affrontano le cose.

E un consiglio per chi prenderà il tuo posto?
Di credere nei ragazzi. Spesso non conoscono nemmeno i propri limiti. Hanno già dimostrato di saperli superare, e possono andare ancora oltre. È un gruppo speciale, e merita fiducia.

Tu invece cosa ti porti dietro da questa esperienza?
L’energia. Quella dei ragazzi, che ti travolge ogni giorno. La voglia di migliorarsi, di non accontentarsi mai. E anche il senso di responsabilità: aiutare chi ha 17-18 anni a non farsi schiacciare da giudizi e pressioni. Alcuni vengono criticati in modo assurdo, e noi dobbiamo esserci, anche per proteggerli.

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