“La persona più importante che ho incontrato nella mia carriera è stata Antonio Cavallin, presidente del Checco Camposampiero. Ho iniziato a giocare a rugby tardi, al secondo anno dell’Under 14. Prima praticavo il calcio, quindi non conoscevo ancora bene il mondo del rugby. Antonio mi ha aiutato moltissimo fin da subito, non solo in campo – dove, insieme agli allenatori, mi ha guidato nelle dinamiche del gioco e aiutato a integrarmi nel gruppo – ma anche fuori. I miei genitori lavoravano tutti i giorni, compresi il sabato e la domenica, e non potevano accompagnarmi agli allenamenti. Antonio, insieme ai genitori dei miei compagni, si è sempre occupato di portarmi al campo e poi riportarmi a casa. Sono molto legato a lui. Quando ha capito che avevo la possibilità di crescere nel rugby, si è impegnato tanto per farmi entrare al Valsugana, uno dei settori giovanili più forti. Gli devo davvero molto.” – Mirco Spagnolo
Le parole di Spagnolo spiegano già tanto di Antonio Cavallin, presidente e fondatore del Checco Camposampiero. La squadra nasce nel 2007 a Camposampiero comune in di circa 12.000 abitanti in provincia di Padova, e il nome “Checco” viene da “Francesco”, il figlio di Antonio prematuramente scomparso proprio quell’anno: “Stavamo decidendo quale sport far praticare a mio figlio più grande, Attilio, sapevo che c’erano tante squadre di rugby in zona ma non sapevo nulla di questo sport, e decisi così di informarmi mandando una mail alla Federazione Italiana Rugby per avere delle informazioni. Nell’aprile del 2007 poi Francesco venne a mancare e chiaramente i pensieri furono altri. Quando a distanza di giorni tornai al computer e trovai una mail super esaustiva da parte della FIR, che mi elencava una serie di squadre in zona, ebbi un sussulto. In qualche modo percepii che il rugby potesse essere una chiave di volta della nostra esistenza, in quel momento sconvolta. Attilio si divertì tantissimo le prime volte col Piazzola Rugby, e allora decisi di creare io stesso una squadra per ricordare Francesco, e allo stesso tempo dare la possibilità a tanti ragazzi di praticare un’attività così bella” racconta Cavallin.
Nasce quindi prima “Checco l’Ovetto”, che con i primi 5 bambini partecipa alla Festa dello Sport del comune. Alla fine dell’anno quei bambini diventano 20, e nasce il “Checco Camposampiero”: “Adesso abbiamo 200 tesserati tra giovanili e seniores. Dopo tante difficoltà siamo riusciti a tornare ai numeri pre-pandemia: al momento copriamo tutte le categorie, dalle ‘prime mete’ e under 6 fino alla Seniores in Serie C, e abbiamo l’Under 14, l’U16 e l’U18 con un progetto ad ampio raggio con il Piazzola Rugby. Durante il Covid unirsi con altre società è stato fondamentale per sopravvivere, e c’è stata grande sinergia anche con le società di altri sport come calcio e basket: credo che in quelle occasioni proprio lo spirito del rugby sia stato fondamentale, mettersi insieme per andare avanti, e oggi siamo riusciti a tornare ai numeri che avevamo nel 2019” racconta Cavallin.
L’incontro tra Mirco Spagnolo e il Camposampiero risale al 2015. Anzi, su questo Cavallin è precisissimo: “Ho ancora qui il suo primo tesseramento, 21 febbraio 2015. Era un ragazzo già molto grande per la sua età, giocava a calcio ma spesso in difesa o in porta, mentre lui aveva voglia di correre. E se ci pensiamo anche oggi è così, una prima linea molto mobile. Quando ci ritroviamo tutti insieme qui a guardare le partite dell’Italia, ritroviamo lo stesso ragazzo che abbiamo conosciuto 10 anni fa: lo stesso modo di correre, lo stesso modo di fare. Pensate che quando nella finale del 2022 fece quella grande giocata che portò alla meta del Petrarca, ci mettemmo a ridere perché lo faceva già in Under 14. E poi, soprattutto, è rimasto uguale anche come persona. Quando torna a trovarci, e lo fa spesso, è il Mirco di sempre, quello che abbiamo conosciuto 10 anni fa: stessa umiltà, stesso modo di far casino (ride, ndr), è sempre il nostro Mirco, e questo gli fa onore”.
“Mirco Spagnolo – spiega Cavallin – è un po’ il fiore all’occhiello, il ragazzo che è arrivato in alto. E questo ci rende orgogliosi anche perché con lui abbiamo lavorato esattamente come lavoriamo con tutti: cercando di far innamorare di questo sport tutti i ragazzi che vengono. La cosa a cui tengo di più è che indipendentemente dai risultati che si possono ottenere a livello sportivo dobbiamo ottenere risultati a livello umano, formando ragazzi e ragazze che possano portare i valori del rugby e dello sport nella vita di tutti i giorni, per rendere migliore il mondo che ci circonda. Vogliamo formare le persone nel domani, nello sport, nello studio, nella vita. Poi tutto quello che viene in più è meglio: abbiamo avuto Mirco, il pilone della Nazionale, e magari avremo da noi il bambino o la bambina che diventerà il prossimo sindaco di Camposampiero. Quello che vogliamo è formare le persone, gli esseri umani, poi che in campo si vinca o si perda va bene lo stesso” conclude Cavallin.
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