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ITALIA, FISCHETTI: “QUANTO FATTO CON LA ROMANIA NON BASTERÀ. DOBBIAMO FARE DI Più’

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fischetti allenamento 2023

 

Treviso – L’Italia si avvicina sempre di più alla Coppa del Mondo: manca un’ultima partita di preparazione, forse quella che nasconde più incognite, contro il Giappone. Kieran Crowley ha scelto i 33 che andranno in Francia, e utilizzerà questo match come ultimo test per avere le idee ancora più chiare dopo un lungo cammino di preparazione: “La preparazione è stata lunga e dura, anche durante le settimane dei test match abbiamo lavorato tantissimo, ma era necessario per poter arrivare al top al Mondiale. Se guardo indietro, vedo un gruppo che è cresciuto e ha imparato a lavorare insieme: credo sia stata un’esperienza importante e formativa per tutti noi” ha raccontato Danilo Fischetti.

La vittoria – seppur netta – contro la Romania ha lasciato per strada un po’ di perplessità sulla prestazione. Per come l’hai vista “da fuori” si poteva fare meglio?

“Sappiamo che se vogliamo battere Francia e Nuova Zelanda, ma anche Uruguay e Namibia, quello che abbiamo fatto sabato non basta. Dobbiamo essere più precisi quando abbiamo le occasioni, anche quando siamo sul 50-0 dobbiamo segnare e prenderci tutte le occasioni che costruiamo o vengono concesse. Poi è chiaro, abbiamo segnato 57 punti e abbiamo dominato, e qualche errore è stato causato anche dal caldo e dal terreno non perfetto, ma se andiamo a scavare a fondo sappiamo che questo non basterà a battere le 5 squadre che ci aspettano, quindi il Giappone e le 4 del Mondiale”.

Contro il Giappone sarà una sorta di “prova generale” della Rugby World Cup?

“Abbiamo già iniziato ad analizzare il Giappone: è una squadra magari meno in forma rispetto agli ultimi 2-3 anni ma è anche una formazione che gioca tutti i palloni, anche all’interno dei 22, e allo stesso tempo è morto ordinata. È una squadra che cresce minuto dopo minuto, e se le lasci la possibilità di giocare si prende la partita in mano. Dobbiamo essere bravi a dominare dal primo minuto e far capire che sabato non è la loro partita, ma la nostra”.

E poi si giocherà a Monigo, dove il tifo degli appassionati si sente tanto…

“Giocare a Treviso è sempre emozionante: l’aiuto del pubblico e il sold out che ci sarà sicuramente farà la differenza”.

Quattro anni fa dovevi essere in campo in quella famosa partita contro gli All Blacks non disputata per via del tifone. Sarà un po’ una rivincita?

“Quella storia è stata un po’ un chiodo fisso nella mia testa in questi quattro anni. A 20 anni vieni chiamato dalla Nazionale per volare in Giappone a giocare contro gli All Blacks ai Mondiali, e poi quel tifone ha cancellato quel sogno. Sicuramente è stata una bella soddisfazione essere chiamato in corsa insieme a Giosuè (Zilocchi, ndr) per aggregarmi al gruppo, però quella partita mancata mi è rimasta dentro”.

Rispetto a 4 anni fa, questa Italia sembra molto diversa…

“Sì, ma lo è anche rispetto alla partita di 2 anni fa a Roma. Siamo cresciuti tanto e sarà una partita completamente differente. La Nuova Zelanda dopo un anno difficile è tornata ad essere la squadra che conosciamo, noi però siamo migliorati tanto, vogliamo giocarcela con tutti e vedremo come andrà. Dobbiamo ragionare però partita dopo partita: giusto pensare anche a Francia e Nuova Zelanda, ma prima dobbiamo pensare a vincere le prime due partite, poi dopo aver fatto questo penseremo alle altre due sfide. Anche perché vincere contro Namibia e Uruguay ci porterebbe a un primo traguardo: la qualificazione al Mondiale 2027”.

Sarà anche un modo per mettere pressione su All Blacks e Francia? Soprattutto su chi tra le due perderà lo scontro diretto dell’8 settembre

“Sì, se riusciamo a vincere le prime due partite possiamo arrivare con una consapevolezza e una mentalità diversa, mettendo tutta la pressione su di loro e sapendo che vincendo un’altra di quelle due partite possiamo davvero ottenere qualcosa di storico”.

Anche se te lo aspettavi, essendo un punto fermo di questa Nazionale, quanto è stato emozionante ricevere ufficialmente la convocazione alla Rugby World Cup?

“Sicuramente vedere il proprio nome sulla lavagna è stato emozionante, era il sogno che avevo fin da bambino e che avevo quasi toccato con mano nel 2019, poi mi era sfuggito all’ultimo momento. Sapere di poter essere presente e contribuire al lavoro della squadra è fantastico”.