Parma – L’Italia ha chiuso il Sei Nazioni femminile 2023 al quinto posto, con una vittoria e 4 sconfitte. A livello di numeri, i risultati sono stati meno esaltanti di quanto ci si aspettasse: è arrivata una netta vittoria contro l’Irlanda, dominata dal primo all’ultimo minuto, e contro la Francia le Azzurre hanno giocato 60 minuti di livello eccellente. La battuta d’arresto in Scozia e il cedimento nel secondo tempo contro il Galles devono però diventare un’occasione per capire cosa non ha funzionato e ripartire a tutta verso il WXV, la nuova competizione femminile che inizierà a novembre.
Lo stesso c.t. Raineri ha focalizzato l’attenzione sui tanti errori commessi nei momenti chiave, e il dispiacere sta proprio nel non aver dato concretezza a quanto di buono fatto vedere durante tutto il Torneo: una seconda vittoria è parsa ampiamente alla portata delle Azzurre, e forse l’avrebbero anche meritata, ma a questi livelli ogni singolo errore si paga a caro prezzo, e come si è visto in Scozia basta poco per cambiare l’inerzia delle partite, in un senso o nell’altro.
Le assenze
Non deve essere un alibi, ma non si può non considerare quanto l’Italia abbia perso – in termini di individualità e talento – nel corso del Sei Nazioni a causa degli infortuni. Il Torneo di Silvia Turani è durato meno di un tempo contro la Francia, mentre in Inghilterra Raineri ha perso la capitana Elisa Giordano, Busato e Sgorbini, che ha provato a stringere i denti contro l’Irlanda ma alla fine ha dovuto cedere. Queste assenze, insieme a quelle di Arrighetti e Veronese che hanno saltato l’intero Torneo, hanno inciso soprattutto a lungo termine. In prospettiva, si può considerare questo Sei Nazioni come un trampolino di lancio verso un notevole allargamento della rosa. I tanti infortuni hanno infatti portato il c.t. Raineri a lanciare tante esordienti nel corso delle 5 partite, e anche se i risultati non hanno premiato l’Italia quanto costruito in questi mesi potrà tornare utile in futuro.
Il nuovo ciclo
L’Italia ha cambiato guida tecnica dopo 13 anni, e chiaramente serve del tempo per ricostruire un nuovo ciclo. Raineri, pur non cambiando radicalmente l’assetto tattico azzurro, sta portando delle novità imprescindibili nel rugby moderno: la sua Italia usa molto di più il piede, e anche se non sempre i risultati sono stati premianti è stato necessario farlo, in modo da arrivare pronti su questo fondamentale ai prossimi appuntamenti. Il rugby femminile si sta evolvendo alla velocità della luce, e più che ai risultati nel breve termine sarà importante dare continuità alle novità introdotte per farsi trovare pronti ai prossimi appuntamenti, come il già citato WXV e soprattutto alla Coppa del Mondo 2025.
Dal punto di vista del gioco, si è vista un’Italia che come sempre è riuscita a fare la voce grossa in attacco quando ha avuto la possibilità di allargare il pallone e aprire tanti spazi nella difesa avversaria. Per poterlo fare, però, è necessario vincere la battaglia davanti, e non sempre questo è avvenuto nel corso delle 5 partite. Anche nel primo tempo contro il Galles le Azzurre avevano dato l’impressione di poter essere molto pericolose quando riuscivano ad esprimere il loro gioco, ma la furia gallese nei punti d’incontro ha reso sempre meno di qualità i possessi italiani, rendendo quindi più difficile allargare l’ovale e rendersi pericolose.
Un periodo di rodaggio era e sarà ancora necessario, per ritrovare quegli automatismi che servono per competere al massimo livello. Quest’Italia, però, pur non raccogliendo tanto ha dimostrato ancora una volta di poter stare ai piani alti, e ha tutte le carte in regola per rimanerci e confermare quanto fatto vedere nel recente passato.
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