Pomeriggio libero per le Azzurre che sabato, sulla scia della vittoria con il Galles di venerdì all’Athlone Stadium di Cape Town, hanno colto l’occasione per dedicarsi a delle visite cariche di significato.
Una delegazione di giocatrici e staff della Nazionale Italiana ha visitato Robben Island, sito Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, conosciuto per aver ospitato il carcere dove i prigionieri politici venivano trattenuti nel periodo drammatico dell’Apartheid e per essere stato il luogo di detenzione del Premio Nobel per la Pace 1993 e presidente del Sudafrica dal 1994 al 1999, Nelson Mandela tra il 1964 e il 1982.
Per diciotto anni Mandela ha trascorso le sue giornate lavorando nella cava di calce e scrivendo la sua opera più importante, il saggio “Lungo cammino verso la Libertà”, prima di essere scarcerato e di venire eletto Presidente.
Sofia Stefan, che venerdì è diventata la terza Azzurra più presente nella storia, con 90 caps, ha commentato così la visita: “Robben Island ci insegna che, nonostante tutto il male, la volontà degli uomini prevale e alla fine trionfa. Prima di venire qui ho letto “Lungo cammino verso la Libertà”: Mandela ha saputo, dopo ventisette anni in cella di cui 18 su questa isola, cambiare punto di vista, rendendo utile per il suo popolo l’esperienza maturata da questa condizione e trovando la forza per combattere pacificamente e per donare agli altri detenuti le conoscenze che aveva acquisito negli anni precedenti alla sua detenzione. Tutti noi possiamo e dobbiamo riflettere su questo. Sono felice che, come atlete e membri dello staff di una nazionale, abbiamo avuto modo di trovare del tempo per aumentare la consapevolezza su questo tema”.
Informato della visita al carcere di Robben Island, l’Ambasciatore italiano in Sudafrica, S.E. Alberto Vecchi, ha dichiarato: “È con grande orgoglio che accolgo la visita delle atlete della nazionale italiana di rugby alla prigione di Robben Island, un luogo emblematico nella storia della lotta per la libertà e i diritti umani. Questa visita rappresenta un tributo ai più alti valori umani e sportivi, valori che uniscono le nostre nazioni e le nostre culture.
Le atlete italiane, impegnate qui nelle partite di un importante torneo a livello mondiale, non solo competono, ma portano con sé il messaggio di solidarietà, rispetto e inclusione che lo sport incarna. La scelta di visitare il sito in cui Nelson Mandela ha trascorso lunghi anni di prigionia è un gesto che ricorda a tutti noi l’importanza della resilienza, della determinazione e della lotta per la giustizia.
In un momento in cui il mondo ha bisogno di unità e comprensione, questa iniziativa sottolinea come lo sport possa essere un potente veicolo di cambiamento sociale e un inno alla pace. Spero che l’esempio delle nostre atlete sia di ispirazione per tutti a perseguire i propri sogni, senza mai dimenticare il valore della dignità umana. Ringrazio le atlete italiane per questo gesto significativo. Forza Italia!”
Non solo Robben Island però. Contemporaneamente, un’altra delegazione di Azzurre, questa volta solo giocatrici, era presente all’Athlone Stadium, per assistere alle sfide del sabato della seconda giornata del WXV, il torneo che vede impegnata anche l’Italia. Le atlete della Nazionale hanno così potuto assistere a Scozia-Giappone e Sudafrica-Australia in compagnia di una leggenda del rugby: il capitano del Sudafrica Campione del Mondo nel 2019 e 2023 Siya Kolisi.
Kolisi, primo capitano di etnia Xhosa della storia del Sudafrica, è uno degli sportivi più riconosciuti a livello mondiale. Inserito ad aprile nella lista delle 100 persone più influenti al mondo nel 2024 stilata dalla rivista TIME, ha voluto presenziare all’incontro delle sue connazionali, vestendo la maglia delle Springbok Women e dichiarando in un’intervista che “È dovere dei giocatori uomini, in quanto portatori di un privilegio, quello di essere qui intenzionalmente e di continuare a impegnarsi per la crescita del rugby femminile, perché se cresce il rugby femminile, cresce tutto il nostro sport”.
Silvia Turani, che ha conosciuto da vicino Kolisi e che ha avuto modo di conversare a lungo con lui, ha raccontato l’incontro: “Siya è stata la prima persona che abbiamo incontrato allo stadio. È una persona davvero simpatica: mi ha subito chiesto come stesse andando la mia esperienza con Harlequins. Non mi aspettavo che mi conoscesse! Essendo lui di Cape Town, ci ha dato molti consigli su cosa vedere e come spendere al meglio il nostro tempo libero. A parte questo, ho trovato in lui una persona estremamente competente per quello che riguarda la conoscenza del rugby femminile, delle sue problematiche e di come intervenire per risolvere queste ultime. Siya ha quasi due milioni di followers su Instagram, è un’icona mondiale e può aiutare il movimento a crescere. Mi ha detto che al termine della sua carriera da atleta vorrà dedicarsi allo sviluppo del rugby femminile dal punto di vista commerciale e di diffusione. Mi ha anche chiesto una nostra maglia. È stata davvero una bella esperienza”.
Dopo la giornata di recupero, le Azzurre hanno ripreso domenica il lavoro in preparazione del prossimo incontro, in programma sabato 12 ottobre all’Athlone Stadium di Cape Town. Avversario, in un curioso gioco del destino, proprio il Sudafrica.
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