Campionato di Serie C, girone H poule Campania, domenica 1 ottobre. Giornata inaugurale, febbre da esordio in prima squadra dopo le passate sfide in Under 18, adrenalina mista a paura ma determinazione come pochi. Le righe orizzontali bianche e blu della casacca Partenope già indosso, anche se Yonusa parte dalla panchina: non fa niente l’importante è esserci, che sarà mai sedersi qualche minuto su una tavola di legno per un diciottenne con oltre cinquemila chilometri alle spalle. Cinquantesimo minuto, risultato in bilico, cuori sudati in campo, un compagno che s’infortuna, lo sguardo che va subito agli scarpini da allacciare, ben stretti, ci sarà da correre: le scarpe sono gialle come il sole del Gambia terra natia di Yonusa Jallow. Azione d’attacco nei 22 avversi: canale libero per il tre quarti, che chiama palla e viene servito per quella che sarà la corsa verso la sua prima meta da maggiorenne, la prima marcatura da rifugiato politico.
Yonusa Jallow ha compiuto da poco diciotto anni, è arrivato quindicenne in Italia dal Gambia via Lampedusa dopo 5228 chilometri percorsi in tre mesi, terminati ad Acerra in una casa famiglia collocata nei pressi dell’abitazione di Marcos, Direttore Tecnico della Partenope Rugby che lo ha convinto a provare a correre con il pallone storto tra le mani.
Oggi Yonusa è punto fisso della squadra, è felice di vivere nella sua famiglia napoletana, studia ed aspira a trovare un lavoro dignitoso nel settore costruzioni e manutenzione, magari tra una meta e l’altra in casacca bianco bianco-blu.
Insieme al giovane gambese in Partenope ci sono tanti altri ragazzi come ad esempio Marco, Mike, Tony, Jed e Youma le cui famiglie sono venute in Italia da paesi come l’Albania, Capoverde, la Repubblica Dominicana e la Costa d’Avorio. Tutti hanno trovato il proprio equilibrio nella società anche grazie alle dinamiche che offre lo sport ed il forte spirito di squadra che il rugby sa trasmettere.
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