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VALENTINA RUZZA: “QUESTA ITALIA È INTRAPRENDENTE COME LA MIA. D’INCÀ E VECCHINI DUE GRANDI TALENTI”

Italia Femminile |

Ruzza ValentinaÈ stata una delle giocatrici più rappresentative del movimento femminile italiano, protagonista del ciclo vincente che ha portato l’Italia ai piani alti del rugby mondiale, culminato con lo storico secondo posto del 2019: Valentina Ruzza, 32 caps in maglia azzurra dal 2011 al 2020, guarda a questa nuova Nazionale con grande fiducia. “L’intraprendenza in attacco è sempre quella che ricordavo” dice l’ex seconda linea dell’Italia: “Anche con il cambio di guida tecnica è rimasta questa volontà di giocare, far girare il pallone e di attaccare. Magari in queste prime due partite ci sono stati degli errori che hanno un po’ frenato la manovra, ma questa squadra ha ottime prospettive”

Questo modo di giocare trae le sue radici proprio dal ciclo del quale sei stata protagonista…

“Sì, credo sia stato giusto mantenere la stessa struttura e non stravolgere un lavoro di 10 anni nell’arco di pochi mesi. Anche quando giocavo io eravamo una squadra sempre votata all’attacco, ed è la stessa cosa che vedo adesso. Le ragazze vanno a cercare la sfida fisica con coraggio, anche contro formazione fisicamente superiori come l’Inghilterra”.

Quali sono i ricordi più belli che ti porti dietro?

“Ce ne sono tanti: l’esordio a Benevento del 2011, l’aver partecipato alla Coppa del Mondo, essere arrivate seconde al Sei Nazioni, la vittoria a Cardiff contro il Galles. Ho iniziato in un periodo diverso, ed è bello vedere che in questi ultimi anni siano state portate avanti tante battaglie per far emergere il rugby femminile in Italia, come quella dei nuovi contratti, anche alla luce dei risultati ottenuti”.

Quali sono stati i tuoi punti di riferimento di quel periodo?

“Ho avuto il piacere di giocare con delle persone che hanno fatto la storia del rugby italiano. Penso a Paola Zangirolami e Silvia Gaudino, tra i vari nomi. Paola mi ha aiutato tanto anche nel mio percorso al Valsugana, è stata un importante punto di riferimento”.

Cosa ti manca di più del rugby giocato?

“L’ansia pre-partita la sento comunque, anche se non gioco (ride, ndr). Immagino il clima nello spogliatoio, gli abbracci e le parole di incoraggiamento. Credo mi manchi soprattutto questo, il clima che c’era nello spogliatoio prima e dopo le partite, quell’ambiente di squadra che si creava”.

Nella nuova generazione chi ti ha impressionata particolarmente?

“Tra le ragazze entrate in squadra negli ultimi anni mi hanno impressionato Alyssa D’Incà e Vittoria Vecchini. Vittoria si è trovata in una posizione ‘scomoda’, dovendo prendere in dote una grande eredità come quella lasciata da Melissa Bettoni, si è presa una grande responsabilità e la sta gestendo bene. Alyssa ha dimostrato di avere i numeri per fare molto bene, e lo ha fatto vedere anche nella partita contro la Francia. Possono dare molto a questa squadra”.

Qual è la partita a cui sei più legata?

“Ce ne sono due. Quella di Cardiff nel 2018, quando abbiamo vinto al Millennium Stadium, e quella del 2019 contro la Francia che ci ha permesso di arrivare al secondo posto in quel Sei Nazioni. In particolare, quella di Cardiff è legata anche a un ricordo personale: quello stesso giorno, nella stessa città, giocava mio fratello Federico con il Benetton, e siamo riusciti a incrociarci tra le due partite ed è stata una sensazione molto forte poter condividere con lui quella vittoria”.