[Matteo Chiarello ed il figlio Gioele, giovane minirugbista]
L’INTERVISTA ESCLUSIVA AL REGISTA MATTEO CHIARELLO
Parma, 17 Ottobre 2018 – Lo Zebre Rugby Club sostiene il progetto editoriale del regista Matteo Chiarello che ha realizzato uno spot contro il bullismo con protagonisti i piccoli giocatori minirugby. “Rugby, scuola di vita” é un omaggio ai valori cardine del nostro sport che ha ispirato il regista a realizzare questo messaggio che vede il rugby quale metafora di vita; dove a vincere é il sostegno ed il gioco di squadra.
Ecco l’intervista realizzata col regista che ci racconta come si è avvicinato al rugby, cosa l’ha colpito di questa disciplina sportiva e le ragioni che l’hanno portato a realizzare questo spot che ha avuto un riscontro davvero positivo anche al di la della comunità ovale.
Come ti sei avvicinato al mondo del rugby? Mio fratello minore da adolescente aveva un problema di sovrappeso nonostante avesse una forza e un’agilità fuori dal comune. Erano gli anni in cui l’Italia entrò nel Sei Nazioni e mi venne spontaneo proporgli di provare a giocare a rugby, così lo portai nel club più vicino. In pochi mesi non solo il suo fisico si trasformò ma anche le sue relazioni sociali migliorarono nettamente. Da quel giorno il rugby è diventato di casa.
Cosa ti ha colpito di questo sport e dei suoi valori? Sacrificio, sostegno verso il prossimo, gioia, dolore, amicizia, fiducia, solidarietà, rispetto: sono gli stessi valori e le medesime emozioni che ritroviamo nella vita di tutti i giorni se scegliamo di seguire una strada onesta e sincera. Il terzo tempo poi è una caratteristica che non esiste in nessun’altro sport. Una pratica, quella di condividere il pasto insieme al proprio avversario a fine partita, che ricorda riti ancestrali di purificazione dello spirito.
Da dove nasce l’idea di realizzare questo video? Mio figlio Gioele che oggi ha 8 anni gioca nella stessa squadra dove giocava mio fratello. Da appassionato di questo sport spesso mi sono ritrovato ad invitare i genitori dei coetanei di mio figlio a fare una prova al campo. A volte però percepisco dai loro volti diffidenza; il rugby per chi non lo conosce è visto come uno sport violento, pericoloso e non è facile rompere il pregiudizio. Ed ecco quindi l’idea di mettere a disposizione la mia professionalità e produrre uno spot in cui si elencassero i valori del rugby e il loro impatto positivo non solo sul piano motorio ma soprattutto sulla formazione morale dei bambini. Ho presentato l’idea al club di mio figlio, la Us Primavera Rugby Roma, che ha accolto con grande entusiasmo l’iniziativa mettendosi pienamente a diposizione per ogni tipo di necessità.
Come è stato accolto il video dai media e dal pubblico? E’ stato un successo inaspettato, migliaia di visualizzazioni e altrettante condivisioni grazie anche al supporto di quotidiani on line nazionali che hanno sposato la causa. Una divulgazione così capillare che si è espansa oltre i confini del mondo del rugby raggiungendo gruppi extrascolastici, associazioni di altri sport, organizzazioni di supporto sociale etc. Ciò che poi mi riempie di orgoglio è che nel video non c’è nessun specchietto per le allodole come testimonial famosi o scene shock che oggigiorno sono fondamentali per rendere un filmato virale. Ma è stato il solo e puro messaggio a rapire l’attenzione e spero il cuore di tutti coloro che l’hanno visto e condiviso.
Com’è stato dirigere sul set questi giovani attori? Una vera emozione. Prima di girare i genitori intimiditi mi avvertivano e un po’ cercavano di mettere le mani avanti sul fatto che i loro figli probabilmente non avrebbero atteso alle mie aspettative, non essendo appunto attori professionisti. Tutto smentito! E’ stata quasi sempre buona la prima. Non c’è stato nemmeno bisogno di spiegare loro il senso della scena: è come se sapessero ancora prima di me dove volevo arrivare! Meravigliosi!
RUGBY, scuola di vita!
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