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ITALRUGBY, UN GUINNESS SEI NAZIONI DAI DUE VOLTI PER GLI AZZURRI

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lamaroanalisi
È stato un Sei Nazioni 2023 a due facce per l’Italia, che da un lato lascia l’amaro in bocca per ciò che poteva essere e non è stato, dall’altro lancia un segnale importante di competitività che agli Azzurri mancava da un po’, e da qui bisogna ripartire per il futuro, in vista della Coppa del Mondo 2023. 

Risultati e prestazioni

Certamente ci sono i numeri, che dicono 5 sconfitte in 5 partite, ma ci sono anche delle prestazioni mai così continue come quest’anno. Difficile trovare un altro Sei Nazioni nel quale l’Italia è stata così competitiva in tutte e 5 le sfide, forse nel 2013, quando però a Edimburgo arrivò una sconfitta molto più netta: paradossalmente, l’Italia ha avuto la possibilità di vincere ognuna di queste partite (forse solo a Twickenham il solco scavato dagli inglesi nel primo tempo è stato poi incolmabile) ed è una cosa della quale andare orgogliosi, e che dall’altra parte deve portare Crowley, staff e giocatori a continuare su questa strada per colmare quel gap ancora presente – seppur di gran lunga ridotto rispetto agli altri anni – con le grandi d’Europa e del Mondo.

Le occasioni sprecate

Certamente da questa squadra ci si aspettava che in almeno una delle 5 partite arrivasse il salto di qualità, quella vittoria che serviva come il pane per dare linfa a un gruppo che sta guadagnando fiducia e consensi attraverso le prestazioni, certo, ma anche tramite grandi vittorie come quelle contro Galles e Australia nel 2022. 

In questo senso, aver perso la “rivincita” coi gallesi all’Olimpico ha fatto male, se non altro perché sotto alcuni aspetti gli Azzurri sembravano davvero superiori e in grado di vincere un match ampiamente alla portata. La delusione dei giocatori nel pomeriggio dell’11 marzo era evidente, e ricorda un po’ altre sconfitte brucianti in partite che sembravano alla portata come quella contro la Scozia nel 2014 (persa con un drop di Duncan Weir a 2’ dalla fine) o contro la Francia nel 2019, quando gli Azzurri dominarono l’incontro ma sprecarono un numero incredibile di occasioni.

D’altro canto, è sempre importante ricordare da dove si è partiti, e gli enormi progressi che sono stati fatti sul piano del gioco, delle prestazioni e della competitività nel giro di un anno. Dal Sei Nazioni 2022 a quello 2023 sembra passato un secolo, anche se il primo ha dato maggiori soddisfazioni dal punto di vista del risultato, con la vittoria di Cardiff contro il Galles, in quel Torneo ci sono state anche pesanti battute d’arresto come contro l’Inghilterra e partite dove si poteva fare molto meglio, come contro la Scozia. Insomma, la strada è quella giusta, bisogna solo continuare a seguirla.

L’abitudine alle grandi partite

Probabilmente ha inciso molto la poca abitudine nel giocarsi le partite punto a punto, contro avversari più scafati e lucidi nei momenti chiave: un qualcosa che purtroppo non si può insegnare a tavolino ma entra nella testa solo continuando a giocare partite di questo livello e con questa competitività. 

Sia contro l’Irlanda che contro la Scozia i risultati sono stati resi più pesanti da una meta subita negli ultimi minuti (a Edimburgo addirittura a tempo scaduto), segno di come gli avversari siano stati capaci di tirar fuori un cinismo quasi brutale nel momento di rottura delle partite. Sempre contro la Scozia, e contro la Francia, il sogno è sfumato sul più bello, durante l’assalto finale dove gli avversari hanno tirato fuori il meglio del proprio repertorio difensivo, anche con un filo di malizia che fa parte di questo sport e che – così come l’abitudine a giocare punto a punto – si acquisisce e impara solo con il tempo e l’esperienza.

Si è aggiunto, poi, il peso delle aspettative, mai così alte negli ultimi anni. La pressione può aver inciso soprattutto nel match dell’Olimpico contro il Galles, ma per certi versi anche l’idea di dover affrontare un’Inghilterra in crisi ha posto attese più alte su quella serata di Twickenham che non è andata come ci si aspettava. Sarà un aspetto importante su cui lavorare, soprattutto in vista delle due partite del Mondiale contro Namibia e Uruguay (che nel 2021 a Parma sfiorò il colpaccio) e anche del test di preparazione al Torneo contro il Giappone, contro la quale sarà probabile un’altra partita da giocarsi punto a punto.

Verso la Coppa del Mondo 2023

Il passato, comunque, è ormai tale e non si può più cambiare. Riprendendo le parole spesso ripetute da Michele Lamaro, bisogna concentrarsi sulle cose che si possono controllare, e allora testa alla preparazione alla Coppa del Mondo, che peraltro prevede anche una rivincita a Murrayfield contro la Scozia e una sfida molto interessante contro il Giappone, e poi alle 4 sfide che tra settembre e ottobre porteranno tanti tifosi italiani allo stadio o li terranno incollati alla tv: Namibia, Uruguay, All Blacks e infine la Francia. L’impresa è ardua, visto che passano solo le prime due classificate del girone, ma l’Italia può e deve continuare sulla strada intrapresa, mostrandosi competitiva in ogni incontro. E poi chissà, magari l’impresa arriverà nella partita più importante, o forse più inattesa.