©2023 Federazione Italiana Rugby

Torna indietro

Favaro, il placcaggio come arte

News |

Le onde del destino decisero che il debutto di Simone Favaro avvenisse nel luogo dove il placcaggio è una normalità ruvida, un’abitudine, una necessità, un senso del gioco: all’Etihad Stadium di Melbourne, patria dell’aussie rules, il calcio australiano, ne hanno visti di taclke duri, portati con poca misericordia. Ed è stato lì che Simone ebbe il suo battesimo del fuoco contro l’Australia e per 21 volte fece quello che sapeva fare meglio. E se il punteggio alla fine risultò severo (Australia-Italia 36-12) lui ne usci da protagonista, mentre vecchie volpi della terza linea come George Smith; David Pocock, Phil Waugh oggi CEO di Rugby Australia si interrogavano su da quale angolo remoto fosse spuntato quel ragazzino terribile. 

Uno come il trevigiano non poteva non piacere a Nick Mallett che l’aveva convocato nel gruppo per il 6 Nazioni: era il più giovane, 20 anni e un paio di mesi. Non giocò neanche un minuto ed ebbe il suo momento in estate nella terra dei flanker aggressivi. Quella puntata sarebbe stata seguita da altre 35 in azzurro.

Simone ha girato per il rugby italiano – Rovigo, Crociati, Aironi, Treviso – prima di fare il salto in lungo e in alto, verso nord, che lo portò a Glasgow. Nome perfetto, Warriors. A Glasgow Simone si trovò benissimo: era un ambiente senza fronzoli, come piace a lui, ed era molto amato dai fan. Così  come era amato dalla famiglia: mamma Cristina era entusiasta di quel suo figliolone, una presenza fissa ai match della Nazionale.

Nella  gloriosa giornata di Firenze – senza indugiare nelle iperboli e rimanendo al nocciolo del ricordo: battuti gli Springboks – Sergio Parisse gli allungò una carezza sulla zucca. “Non me ne sono accorto”, confessò Simone dalla voce piana, dal volto che avrebbe suscitato l’interesse di un pittore alla ricerca di nuove dimensioni prospettiche. Dopo Glasgow sembrava che la prossima destinazione sarebbe stata Parigi, sponda Stade. Lui fece una scelta diversa, andò alle Fiamme Oro. Non ne è uscito anche quando ha chiuso con il rugby. Difficile sfuggire a uno come Simone, l’agente che mira alle caviglie.