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ANNA BARBANTI, ALA DEL RUGBY PESARO, UN SOGNO NEL CASETTO: L’AUSTRALIA

Italia Femminile |

barbantiL’ala italiana è un vero personaggio. «Suono la batteria e vorrei andare in Australia»

Sveglia, simpatica, interessante e anche piacente: insomma, un personaggio. Anna Barbanti è una che si mangia il mondo. O almeno ti dà questa impressione. Una specie di diavolo della Tasmania perennemente in movimento. «Ho iniziato al liceo con rugby con le scuole a 16 anni. Poi sono arrivate le ragazze del Rugby Pesaro e da lì siamo andati ai nazionali con la scuola nel 2008. Il rugby è molto interessante e molto intelligente, più di quello che sembra.

Molti lo vedono solo come uno sport pieno di botte invece ci vuole un certo criterio. E poi è molto divertente». Ma il ruolo? «In nazionale gioco all’ala e nel club apertura o estremo. Mi piace giocare l’estremo perché ci sono molte responsabilità, ti capitano le partite in cui non hai molto da fare mentre con Treviso o Riviera sei sempre a rincorrere la gente che ti scappa. In quei casi è meglio giocare apertura. L’ala si avvicina al ruolo dell’estremo, anche se le responsabilità sono inferiori. E poi calcio bene anche grazie al fatto che ho giocato a calcio due anni. In realtà ho fatto molti sport: sei anni di ginnastica ritmica, poco basket, un anno di atletica e due anni di pallavolo».

Un vero Sport Goofy, giusto per rimanere nell’ambito dei fumetti. «Studio a Bologna, scienze naturali. A me è sempre piaciuta la natura, vorrei fare un lavoro che mi permetta di viaggiare e fare un lavoro di ricerca sul campo. All’aperto. Io adesso vivo a Bologna, dove sono nata, e gioco a Pesaro nella squadra a quindici e a Bologna nella squadra a sette, ottenuta dalla fusione con Modena. Torno a Pesaro solo per la partita».

Il bello è che in tutto questo giro di chilometri tra Pesaro e Bologna c’è tempo anche per altro.«Sono appassionata di musica, suono principalmente la batteria e la chitarra. A Bologna non ho potuto portare la prima ma le seconda sì! Poi gioco anche a calcetto, di solito attaccante o sulla fascia. Insomma, mi fanno correre. Tifosa? No, mi piace solo giocare. Quando ero piccola ero tifosa della Juve ma non lo seguo più di tanto. La mia è una vita volutamente impegnata e volendo si potrebbe trovare il tempo anche per un ragazzo».

Pare un invito a candidarsi. Ma, attenzione maschietti, questa è tipo tosto. Una che dice cose dotate di una certa intelligenza. «Purtroppo il rugby femminile in Italia è un po’ trascurato, come tutto lo sport in Italia. E poi c’è carenza di soldi oltre a un pregiudizio che viene dalle ragazze stesse che hanno paura di questo sport. Fino a quando non si mettono in gioco loro le società possono fare bene poco».

Basta, poi, guardare cosa fanno i fratelli e cosa vorrebbe fare lei per capire che ci troviamo di fronte a una fuoriclasse della vita che è cresciuta nel giusto contesto. «Ho un fratello Alessandro, più grande, che studia ingegneria meccanica a Milano e mia sorella Maria Chiara e studia medicina a Milano. Mentre i miei vivono a Pesaro e ogni tanto riusciamo a rivederci. A Pesaro ci si vive bene, ogni parte della città si raggiunge facilmente. Carina, sul mare. A Bologna ho ritmi differenti. Una città bellissima, di cui sono innamorata. Una mentalità molto aperta, una città festaiola. Se riesci a conciliare studio e divertimento diventa la città ideale. Spero di fare i documentari per la National Geographic e poi vorrei emigrare in Australia!».