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MANUELA FURLAN: “QUEI 20 MINUTI CON LA FRANCIA? UNA VITTORIA

Italia Femminile |

 

Furlan bassaParma – Il 2022 di Manuela Furlan è stato un ottovolante incredibile. L’ex capitana azzurra (88 caps) si è resa protagonista di un miracolo sportivo, recuperando in un mese e mezzo da un infortunio al crociato che sembrava averle definitivamente precluso la partecipazione alla Coppa del Mondo. Alla fine ce l’ha fatta, giocando 20 minuti nel quarto di finale con la Francia e dando poi l’addio al rugby giocato. Una decisione maturata dalla necessità di staccare, ma come racconta, non c’è ancora riuscita del tutto, e sogna di tornare con dei nuovi progetti.

Manuela, come stai vivendo questo primo periodo post-ritiro?

“Ovviamente è molto strano, perché dopo tanti anni ho abbandonato una routine ormai consolidata, ma sto molto bene. Quello che ho vissuto con la Nazionale e con il rugby è stato bellissimo, ma avevo bisogno di staccare. Gli ultimi 2 anni non sono stati facili per me a livello mentale, poi quell’infortunio a un mese dal Mondiale ha fatto probabilmente scattare qualcosa nella mia testa, mi ha fatto rendere conto che stavo perdendo qualcosa che volevo fortemente, anche se non credevo fosse così. Quell’infortunio mi stava impedendo di decidere quando sarebbe finita, mentre volevo essere io a prendere questa decisione, probabilmente questo mi ha dato la forza per recuperare”.

Quel recupero e quei 20 minuti di Mondiale contro la Francia li consideri un’impresa?

“Quando lo dico non mi credono, ma non riesco ancora a credere di essere stata io a fare tutto ciò. Come detto, l’ultimo periodo non è stato facile. Dopo aver ottenuto la qualificazione ai mondiali (a settembre 2021, ndr) ero convinta di lasciare, pensavo ‘il mio compito l’ho fatto’, poi quando un anno dopo è arrivato quell’infortunio mi ero resa conto di star perdendo qualcosa che invece, forse senza nemmeno saperlo, desideravo fortemente. Quei 20 minuti contro la Francia rappresentano personalmente una vittoria come quella con l’Irlanda nel 2019 o tante altre soddisfazioni che mi sono tolta con le ragazze”.

Normale che tu abbia sentito l’esigenza di staccare, dopo tutto questo…

“Non era facile gestire tutto e avere i minuti contati. Sapevo che tardando 10 minuti al lavoro avrei rischiato di non riuscire ad allenarmi in palestra perché dopo dovevo andare anche al campo. La gestione del tempo mi aveva messo in crisi a livello mentale. Ora mi sto godendo il tempo libero in più che ho, anche se in realtà non ho mai ‘staccato’ del tutto. O meglio, l’ho fatto a livello di gioco ma continuo a seguirlo da spettatrice, guardo tutte le partite di campionato e seguirò ovviamente il Sei Nazioni”.

Ti piacerebbe tornare in un’altra veste in futuro? Magari da dirigente o allenatrice…

“Avevo già deciso di prendermi almeno un anno di pausa dopo il ritiro, anche se come ho detto non sono riuscita a staccare del tutto. Mi piacerebbe poter fare qualcosa in futuro per lo sviluppo del rugby femminile: nella mia testa c’è l’idea di sviluppare un progetto, ma voglio fare qualcosa che non è mai stata fatta prima, quindi ci vuole il suo tempo e la lucidità giusta per farla. Deve essere qualcosa di concreto, con delle basi e un senso logico”.

Un modo per migliorare la percezione del rugby femminile in Italia quindi?

“Ho cambiato lavoro da poco, e quando i miei nuovi colleghi hanno saputo che giocavo a rugby e che ho giocato in Nazionale mi hanno chiesto ‘ma tu cosa ci fai qui?’, a loro sembrava strano che un’ex capitana della Nazionale dovesse aver bisogno di tornare a lavorare subito dopo”.

Come vedi questo nuovo ciclo dell’Italia?

“Molte ragazze del precedente ciclo sono rimaste e formano un bel gruppo di veterane: credo sia molto importante perché in questo modo le più giovani avranno una guida, delle persone che in campo le sosterranno e le aiuteranno. Ciò non toglie che sarà comunque momento di passaggio anche per chi c’era già, perché ovviamente cambiare allenatore significa doversi adattare a nuove metodologie e a un modo diverso di giocare. Sarà uno stimolo in più che potrà portare a risultati positivi”.

Sarà inevitabile un confronto con i grandi risultati ottenuti da voi. Come bisognerà affrontare la tensione che questo può generare?

“Conoscendo le mie compagne, sono sicura che sapranno guidare il gruppo in questa fase di transizione. Credo siano abbastanza consapevoli che faranno parte di un nuovo processo, e come in ogni nuovo inizio ci vorrà del tempo affinché i meccanismi possano iniziare a funzionare.  Ovviamente l’obiettivo è sempre quello di portare a casa il massimo risultato, ma sono sicura che se ciò non dovesse avvenire nelle prime partite nessuna di loro si perderà d’animo. Bisogna avere la pazienza giusta, aspettare e lavorare per ottenere i risultati. Del resto, anche nella prima fase del nostro ciclo ci sono state delle delusioni, prima di arrivare dove siamo arrivate alla fine”.