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16 MESI, 21 ESORDIENTI, 2 IMPRESE: COME KIERAN CROWLEY HA COSTRUITO LA SUA ITALIA

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Crowley 300dpiVerona – I numeri non sono tutto, si sa, ma ogni tanto danno indicazioni molto importanti. Quelli dell’Italia versione Kieran Crowley fanno ben capire l’idea che il tecnico neozelandese e tutto il suo staff hanno voluto proporre. Una squadra giovane, nella quale hanno esordito 21 ragazzi in 16 mesi, e che ha conquistato 6 vittorie di cui due importantissime, contro Galles (a Cardiff) e Australia, e si proietta con grande fiducia a questo finale di Sei Nazioni 2023.

Gli inizi e i primi esordi

Un percorso partito da lontano, da quell’Italia-All Blacks di novembre 2021 che al netto del risultato (9-47) diede a tutti l’impressione che qualcosa di nuovo stava prendendo forma. Quello degli azzurri, e non poteva essere altrimenti, è stato un viaggio tortuoso e pieno di ostacoli fin da subito, dalla mezza delusione di Treviso contro un’Argentina non trascendentale, a una soffertissima vittoria per 17-10 contro un Uruguay che andò vicino a uno storico pareggio. Soprattutto, in quelle Autumn Nations Series Kieran Crowley lancia sei giocatori, e alcuni di questi oggi sono parte fondamentale della selezione azzurra: in ordine cronologico, Ivan Nemer, Alessandro Fusco, Giovanni Pettinelli, Pierre Bruno, Hame Faiva, Ratuva Tavuyara.

Il c.t. azzurro ha sempre ribadito i suoi concetti chiave, e con lui il nuovo capitano Michele Lamaro, prima scelta per la guida del nuovo ciclo italiano: prestazione, crescita, percorso. L’Italia disputa il Sei Nazioni 2022 basandosi proprio su quest’idea. Esordiscono giovani talenti come Menoncello, Marin, Zuliani, Zambonin e un giocatore di grande esperienza come Toa Halafihi. Il gruppo che Crowley ha in mente inizia a prendere forma, e la sua amalgama passa attraverso due partite: la prima è a Dublino, quando gli azzurri rimangono in 13 dopo un quarto di partita e tirano fuori un carattere che sorprende e lascia ammirati anche gli spettatori dell’Aviva Stadium. Quei 60 minuti di inferno cementano il gruppo, che contro la Scozia si arricchisce di altri due elementi dei quali ad oggi sarebbe impensabile fare a meno. Uno è Giacomo Nicotera, arrivato in azzurro dopo tanta gavetta e lanciato titolare nelle due partite più importanti di quel Torneo. L’altro è Ange Capuozzo, il cui esordio era nell’aria da un po’ di tempo: quando però l’estremo italo-francese scende in campo, la musica cambia per davvero. In una partita che si stava mettendo male, Capuozzo segna due mete in 10 minuti e rende il passivo meno pesante.

Il cambio di marcia

Queste due partite, nonostante due cocenti sconfitte, costruiscono le fondamenta per la prima grande vittoria dell’era Crowley. A Cardiff, dove peraltro esordisce anche il pilone Filippo Alongi, l’Italia gioca punto a punto contro il Galles, passa davanti più volte, rischia il colpo del k.o. e nel finale vince grazie alla giocata del più imprevedibile dei nuovi innesti: quel Capuozzo che manda per le terre mezza difesa gallese e appoggia a Padovani la palla del 22-21.

Sembra la fine di un incubo, l’Italia torna a vincere dopo 7 anni al Sei Nazioni con una squadra piena di giovani, ma Crowley invita tutti a tenere i piedi per terra: conta il percorso, che come tutti i processi nasconde insidie e trabocchetti. In estate, il tour estivo prevede tre trasferte: Portogallo, Romania e soprattutto Georgia, una partita che da quelle parti aspettano da tanto tempo. A Lisbona, contro i lusitani l’Italia fa molta più fatica del previsto, gioca gran parte del match in svantaggio e si tira fuori dai guai grazie ai suoi uomini di maggiore esperienza, come Edoardo Padovani, quel giorno decisivo dalla piazzola. Contro la Romania le cose sembrano girare meglio e arriva una netta vittoria. Intanto, nelle prime due partite esordiscono anche Da Re, Neculai, Albanese e Alessandro Garbisi (fratello minore di Paolo).

La delusione e la rinascita

Si arriva in Georgia, il nuovissimo stadio di Batumi più che una bolgia sembra direttamente un girone infernale: per i Lelos è la partita dell’anno, i tifosi urlano e cantano dal primo all’ultimo minuto, l’Italia stecca la prova di maturità e perde 28-19. Crowley, Lamaro e i ragazzi sono visibilmente delusi, ma prendono la miglior decisione possibile: poche parole, testa bassa e obiettivo Autumn Nations Series 2022. Quella che in teoria poteva essere la sconfitta più bruciante si trasforma nel trampolino di lancio della nuova Italrugby che inizia a far paura a tutti. Crowley continua il percorso di crescita e contro le Samoa tira fuori dal mazzo un’altra carta vincente: Lorenzo Cannone, fratello di Niccolò, che da quel momento non si toglierà più di dosso la maglia numero 8. L’Italia si scrolla di dosso le tossine di un difficile tour estivo e la tensione dell’essere favoriti che aveva compromesso più di una partita, segna 49 punti a Samoa nella partita che vede anche l’esordio di Enrico Lucchin e si proietta al match di Firenze contro l’Australia con la voglia di fare un grosso scherzo ai Wallabies. Gli azzurri costruiscono tanto, segnano e forse sprecano un po’ troppo, ma alla fine battono gli australiani per la prima volta nella loro storia, 28-27: la nuova Italia ha colpito ancora. La partita col Sudafrica fa sognare i tifosi per un tempo, in un Marassi vestito a festa, poi la bomb squad degli Springboks risolve la questione, ma è un’altra lezione che servirà per il futuro.

Il presente

Al Sei Nazioni 2023 gli azzurri arrivano con un’idea chiara e un gruppo ormai formato. L’ultima aggiunta si chiama Edoardo Iachizzi, gioca nel Vannes in Pro D2 e ha fatto faville con la maglia dell’Italia A in un test di gennaio. Per il resto, il tecnico azzurro ha ben chiara la squadra che giocherà il Torneo più antico del mondo e si proietterà poi al Mondiale. All’Olimpico Francia e Irlanda tremano di brutto, i transalpini vincono 29-24 chiudendo il match in difesa contro un’Italia all’assalto, mentre i primi del ranking passano un secondo tempo da incubo e si salvano grazie alla magia dell’immortale Conor Murray, che libera Hansen per il 34-20 che fa respirare Andy Farrell e compagnia. Nel mezzo, c’è una partita in chiaroscuro a Twickenham, che comunque rende l’idea di quanto le aspettative su questi azzurri si siano alzate: un tempo, un 31-14 a Londra sarebbe stato accolto come un buon risultato, mentre adesso genera rimpianti. Nel giro di 16 mesi Kieran Crowley ha ricostruito l’Italia, facendo esordire 21 ragazzi e proponendo un’idea di gioco nuova, moderna e in grado di valorizzare il talento di ognuno dei giocatori impegnati in campo.