Le rugbiste hanno un percorso spesso non convenzionale.
Scegliere questa disciplina è spesso fare una scelta controcorrente, sentirsi dire “questo è uno sport da maschio” “non preferiresti fare danza?” “sei una donna, poi ti fai male” “Ma vai a fare la maglia dai!”.
Sì, le rugbiste fanno la maglia, la loro maglia. La maglia della loro squadra.
Quella ottenuta con sacrifici e tante sfide, soprattutto fuori dal campo. Nato come concept per rispondere a un Bando Europeo della WIR (Women In Rugby), vuole diventare un inno contro le discriminazioni di genere in ambito sportivo e non.
Smascherare e ribaltare tutti i pregiudizi che vogliono relegare le donne a un ruolo domestico, materno, frivolo. Un’occasione forte per raccontare oltre ad un’idea di femminilità ormai totalmente superata, anche la passione, la dedizione e il tempo che le atlete dedicano alla “propria maglia”.
Ora tocca a te! Fatti una foto con la maglia che ti rappresenta: quella di giocatrice, di dirigente, di avvocata, anche di mamma se vuoi! Tutti possono sostenere questa iniziativa, anche gli uomini.
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Scendi in campo con il rugby femminile. Non fermare il cambiamento, fanne parte.
Woman in Rugby è il progetto Erasmus+ Sport che vede impegnate la Federazione Italiana Rugby, la Federazione Rumena Rugby e il Club Sportivo Aurora Baicoi (congiuntamente i “Partner del Progetto”) accanto al Valsugana Rugby Padova, Capofila del Progetto, per promuovere l’educazione nello sport attraverso lo sport e combattere qualsiasi forma di discriminazione e intolleranza, con particolare attenzione alla parità di genere (il “Progetto”).
Il Progetto, cofinanziato dal programma europeo Erasmus+, prevede l’organizzazione di attività educative e informative nelle scuole secondarie di primo e secondo grado in Italia ed in Romania e nei due Club partecipanti al progetto, per promuovere e incentivare la diffusione del Gioco femminile, far crescere una nuova visione del Rugby che favorisca l’integrazione delle donne ed abbatta al contempo lo stereotipo del rugby come sport per soli uomini valorizzandone la sua funzione ludica ed educativa.
Il rugby è spesso considerato uno sport per uomini. Per stereotipi radicati, solo gli uomini forti e con un fisico possente possono praticare questo sport. Questo è anche il pensiero che ricorre tra i genitori, ma anche nelle scuole, che troppo spesso preclude alle ragazze anche solo la possibilità di provare questo sport. Inoltre, troppo spesso le donne che provano a praticare questo sport subiscono discriminazioni e di frequente, a causa di ciò, abbandonano lo sport in generale.
In quasi tutti i Paesi europei, i livelli di attività fisica iniziano a diminuire significativamente tra gli 11 e i 15 anni e questo è particolarmente vero tra le ragazze: più dell’86% delle ragazze di quindici anni sono state fisicamente inattive.
In tutta l’UE, gli uomini fanno esercizio, sport o altre attività fisiche più delle donne. Questa disparità è particolarmente marcata nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni, con i giovani uomini che tendono a fare esercizio fisico o a praticare sport regolarmente rispetto alle giovani donne: solo il 29% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni non fa mai o raramente esercizio fisico o sport, rispetto al 47% delle ragazze della stessa fascia d’età.
In questo contesto gli obiettivi specifici del progetto sono:
- Indagare la percezione del rugby nelle ragazze.
- Aumentare il numero di ragazze che giocano a rugby.
- Ridurre gli abbandoni delle ragazze nello sport.
- Aumentare il livello di conoscenza dell’importanza del rugby nello sviluppo di abilità specifiche.
- Assicurare il corretto monitoraggio e la gestione del progetto.
- Comunicare le attività del progetto e sviluppare una campagna di comunicazione adeguata.
L’approccio alla base del progetto, sviluppato per raggiungere con successo gli obiettivi, prevede:
- introduzione del rugby nelle scuole: la scelta di organizzare tali laboratori nelle scuole rientra nella necessità di promuovere la funzione educativa e inclusiva del rugby. Il rugby è uno sport in cui, oltre alle prove fisiche e mentali, si sviluppano naturalmente la leadership, la socialità e l’intuizione che saranno utili anche nella vita futura. La scuola può anche svolgere un ruolo importante nel promuovere l’uguaglianza di genere, la non discriminazione e l’inclusione, nonché i benefici dello sport e dell’attività fisica.
- Indagine sull’orientamento e la conoscenza del rugby nelle ragazze: questa prima fase di ricerca sarà fondamentale per procedere allo sviluppo di una proposta mirata e più attraente per il genere femminile, e per realizzare una campagna di comunicazione che possa raggiungere e impattare il maggior numero possibile di ragazze. Una maggiore informazione porterà anche a una scelta più consapevole da parte delle giovani donne sullo sport da praticare.
- Organizzazione di incontri con i genitori: Il rugby è considerato uno sport maschile in quanto la percezione è che la caratteristica predominante sia la forza. Educando i genitori a capire quanto il rugby sia indicato e formativo per il futuro delle loro ragazze, essi acquisiranno una maggiore propensione a incoraggiare le ragazze a praticarlo.
“Woman in Rugby” mira a incoraggiare un maggior livello di attività fisica per le ragazze, la loro leadership, la socialità e l’intuizione, tutte doti applicabili con successo anche fuori dal campo da gioco in termini di pianificazione del tempo, gestione delle relazioni sociali e aumento dell’autostima.
Il Progetto che si è sviluppato per tutto il 2023, oltre a diffondere il Rugby tra le ragazze e nelle scuole italiane e rumene, ha prodotto il report ‘Indagine sulla percezione che le bambine e le ragazze hanno del rugby: Risultati e Analisi‘ e la Campagna di Comunicazione #IoFaccioLaMaglia.
It is possible to read news about the project in English by clicking HERE.
“Funded by the European Union. Views and opinions expressed are however those of the author(s) only and do not necessarily reflect those of the European Union or the European Education and Culture Executive Agency (EACEA). Neither the European Union nor the granting authority can be held responsible for them.”
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