È una delle sorprese più belle e importanti di questa prima parte di stagione: Alessandro Izekor si è preso una maglia da titolare al Benetton a suon di prestazioni, poi ha conquistato anche quella dell’Italia con l’esordio alla prima giornata contro l’Inghilterra e il bis, da titolare, a Dublino contro l’Irlanda. Arrivato a questo punto, però, il terza linea bresciano non ha nessuna intenzione di fermarsi, anzi.
Alessandro, com’è iniziato il percorso di avvicinamento alla partita di Lille contro la Francia?
“Abbiamo cominciato a lavorare sul modo in cui imposteremo la partita, su come attaccarli e su come non ripetere gli errori commessi contro l’Irlanda. Nei prossimi giorni lavoreremo maggiormente sui dettagli. Dobbiamo migliorare l’approccio mentale, perché alla fine è cambiando la mentalità che si cambia anche lo stile di gioco. Poi dobbiamo cercare di imporci di più in attacco, lavorando sulle fasi statiche in modo da avere maggior possesso e di maggiore qualità”.
Stai vivendo un periodo importante tra club e Nazionale: l’esordio con l’Inghilterra, poi la prima da titolare a Dublino e poi il big match di URC a Leinster…
“Sono molto felice della fiducia che tutti gli allenatori, sia Treviso che in Nazionale, stanno riponendo su di me, tutto questo è un’ulteriore stimolo a fare ancora meglio e migliorarmi sempre di più”.
Qualche anno fa avresti mai pensato a tutto questo?
“Sinceramente no, ma ho lavorato tanto per arrivarci. Vengo da un percorso particolare, non sono stato nelle accademie ma arrivo dalle giovanili del Calvisano, sono arrivato in prima squadra e poi sono passato al Benetton”.
Come hai iniziato a giocare a rugby?
“I miei genitori sono di origini nigeriane ma si sono conosciuti a Brescia, dove lavoravano, poi sono nato io, che sono il primo di 3 fratelli. Ho iniziato a giocare a rugby a 10 anni, ma in maniera abbastanza casuale: ho iniziato all’oratorio, dove era una delle attività previste. L’oratorio era legato al Rugby Brescia, dove ho iniziato ad allenarmi, ma all’inizio giocavo anche al calcio e vedevo quello come ‘primo’ sport. Col tempo però le cose sono cambiate, da Brescia sono passato all’Ospitaletto, perché mia madre aveva cambiato lavoro e con tutta la famiglia ci siamo spostati. Poi siamo ritornati a Brescia per poi spostarmi a Calvisano nell’under 18. Da lì ho fatto gli ultimi anni di giovanili fino alla prima squadra. Se qualcuno mi ha mai fatto pesare le mie origini o il colore della mia pelle? Nel rugby mai, nella vita in generale ci sono stati degli episodi, ma in passato, ormai sono solo ricordi”.
E adesso quali sono i tuoi obiettivi?
“Vorrei provare ad impormi anche a livello internazionale. Credo che il Sei Nazioni sia un palcoscenico importantissimo e adatto ad ‘esplodere’, voglio continuare a lavorare duro per farlo”.
A livello di squadra come sta procedendo il percorso di crescita?
“Alla fine dobbiamo sempre considerare che siamo un gruppo giovane e con un nuovo allenatore. Stiamo cercando di creare una nuova identità, non è una cosa che si acquisisce in due partite, ci vuole tempo e bisogna giocare tanto insieme. Sicuramente nelle prossime partite riusciremo ad esprimerci meglio di come abbiamo fatto in queste prime partite”.
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