“Alberto Chiesa è stato prima mio allenatore nelle giovanili del Calvisano per poi diventare mio compagno in prima squadra. Ai tempi dell’under 18 è stato la mia guida, mi ha fatto capire che avevo la possibilità di arrivare nel grande rugby e mi ha dato tutti gli strumenti per farlo. Oltre ad essere stato un grande allenatore per me, è stato poi anche un grande compagno di squadra: lo ascoltavo sempre, seguivo i suoi consigli, le sue indicazioni. Siamo sempre rimasti in contatto, è grazie a lui se sono riuscito ad arrivare fino a qui” – Alessandro Izekor
Alberto Chiesa, oggi direttore tecnico dei Cavalieri Union Prato e in passato giocatore e allenatore dell’Under 18 a Calvisano, ha visto passare davanti a sé tanti talenti che oggi fanno parte dell’alto livello e che sono partiti proprio dalla “base” di Calvisano. Con Izekor, come già spiegato dallo stesso giocatore, si è creato un grandissimo legame, ma essendo stato anche al fianco di Massimo Brunello nel 2019 come assistente dei trequarti e “guida”, essendo il capitano e il giocatore più anziano, Chiesa ha lavorato anche con Jacopo Trulla, Pierre Bruno, Federico Mori, Matteo Minozzi, Danilo Fischetti, tutti parte integrante della rosa di quel Calvisano.
“Il percorso di Alessandro Izekor è stato particolare, nel senso che quando è arrivato a Calvisano in realtà non era ancora del tutto formato fisicamente. Se lo vedi adesso dici ‘non è possibile’ (ride, ndr) ma ha sempre avuto del potenziale a livello fisico, sapevamo che poteva dare tantissimo, ma al di là di questo è stato bravissimo a lavorare tanto sulla tecnica, perché senza quella non puoi arrivare ai livelli a cui è arrivato lui. Ha avuto anche una grande crescita a livello di testa, è maturato davvero bene. Per Alessandro mi sento un po’ una ‘chioccia’, ho sempre cercato di dargli consigli e supporto, ci siamo sempre confrontati e il rapporto con lui è bellissimo. Lui mi vede tanto più grande di lui, ma quando giocavamo insieme per me era un compagno di squadra: è una persona davvero piacevole e sono felice di averlo nella mia vita” racconta Chiesa.
Il lavoro di Chiesa ai tempi del Calvisano è stato particolare, poiché seguiva i ragazzi dell’Under 18 e contemporaneamente giocava in prima squadra. Questo ruolo di allenatore-giocatore, però, si è rivelato molto utile per la crescita dei ragazzi: “Credo sia stato molto formativo per i ragazzi, perché ci vedono comunque come degli ‘idoli’ in qualche modo, poiché in settimana lavoravamo insieme e poi la domenica ci vedevano giocare in Eccellenza, e questo è un grosso vantaggio perché è anche più facile farsi seguire ed essere di supporto nella formazione in un momento importantissimo nella crescita degli atleti. Ricordo che quando ero giovane e arrivava un giocatore della prima squadra io lo vedevo come un punto di riferimento, e così cercavo di fare con i ragazzi: alla fine tutto quello che ho imparato e che ora provo a trasmettere l’ho preso ‘rubando’ con gli occhi ai giocatori più esperti. Chiaro, non tutti ci riescono ed è importante, secondo me, un po’ di capacità innata per farlo e poi studiare tantissimo. Il ruolo di allenatore-giocatore quindi può essere molto utile per i ragazzi. Da giocatore puoi capire più facilmente le problematiche tecniche ma anche psicologiche di un ragazzo. Viceversa, adesso che alleno a Prato da 5 anni ho sicuramente più esperienza come allenatore, ma non giocando più – pur avendo mantenuto ‘l’occhio’ da rugbista – mi accorgo che certe cose quando sei un giocatore riesci a interpretarle meglio e di conseguenza anche a trasferirle meglio”.
Negli ultimi due anni della sua carriera da giocatore Alberto Chiesa ha lavorato anche al fianco di Massimo Brunello, attuale capo allenatore delle Zebre, nella prima squadra di Calvisano, contribuendo quindi alla crescita di atleti che hanno scritto pagine importanti del rugby italiano: “Ai tempi ero il capitano e il più anziano, quindi capitava di avere da Brunello l’opportunità e il piacere di lavorare con i trequarti. Pensiamo a Trulla, estremo come me ma anche ala, quindi magari giocavamo insieme la domenica. Poi c’erano Mori, Bruno, Minozzi, Danilo Fischetti tra gli avanti. Tutti ragazzi già promettenti ai tempi, è stato davvero bello poterli aiutare soprattutto dal punto di vista umano: vedevo grande rispetto da parte loro e io avevo tantissima voglia di trasmettere la mia passione e le mie competenze. Ancora oggi ho un bel rapporto con tutti loro. Tutta questa esperienza l’ho poi portata con me anche a Prato”.
Oggi, infatti, Alberto Chiesa è tra i protagonisti di un progetto in grande crescita come quello dei Cavalieri Union Prato, del quale è direttore tecnico: “Finita l’era del professionismo, a Prato è stata presa la decisione di ripartire dai giovani. Quando sono arrivato nel 2020 avevo già trovato un settore giovanile di grandissima qualità: attualmente fino all’Under 14 ci sono due società – il Gispi Rugby e il Sesto Fiorentino Rugby – che poi convogliano nei Cavalieri Prato dall’Under 16 in poi, passando per l’Under 18 fino alla prima squadra. Ad oggi abbiamo due squadre Under 16, due Under 18 (una in Elite e una in interregionale per entrambe le formazioni) e due Seniores, una in Serie A girone 1 e una in Serie B. Al momento abbiamo 72 ragazzi in Under 16, 64 in Under 18 e 80 giocatori seniores tra le due formazioni”.
“Ogni anno ci poniamo un obiettivo importante: integrare le rose delle due squadre seniores con almeno 12 giocatori del nostro settore giovanile. Questo significa lavorare per formare i ragazzi qualitativamente e umanamente: sono seguiti da preparatori, nutrizionisti, psicologi, tutte figure che ritengo fondamentali. Questo poi ci consente di far succedere una cosa molto bella: che tutti i ragazzi, ovunque poi vadano, alla fine tornano, da giocatori, da allenatori, da dirigenti, ma il legame con Prato non si spezza mai. Per fare questo bisogna formare soprattutto le persone e rimanere tutti uniti” conclude Chiesa.
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