Impegno Sociale
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Martedì 11 Dicembre 2018 10:41 |
ll Grosseto si è imposto per cinque mete a zero, ma ben più del dato tecnico e delle marcature realizzate nell’arco della partita (un ‘test-match’, visto che nel gioco del rugby non si può mai parlare di ‘amichevole’), quello vissuto in questa ventosa seconda domenica del mese di dicembre è stato un momento di grande partecipazione emotiva.
L’evento, reso possibile grazie alla sensibilità delle direzione e del personale della casa circondariale ‘Le Sughere’ di Livorno, si è consumato sul campo sportivo dello stesso istituto di massima sicurezza. Ad assistere alla partita l’assessore al turismo della Regione Toscana (ex rugbista) Stefano Cioffo, l’assessore allo sport del Comune di Livorno Andrea Morini, il vicepresidente della FIR Nino Saccà, il responsabile FIR per i progetti di responsabilità sociale, Stefano Cantoni, il segretario della stessa Federazione Claudio Perruzza, il referente di FIR per la strategia e responsabilità sociale, Daniela De Angelis, i consiglieri del comitato toscano della FIR Luca Sardelli e Marco Bertotti, in rappresentanza dell’Associazione Amatori Rugby Toscana Arienno Marconi, il garante dei detenuti Giovanni De Peppo, il funzionario dell’area giuridica pedagogica del carcere labronico Patrizia Citti, e, in rappresentanza dei Lions Amaranto Livorno – la società che da quattro anni rende possibile il progetto di una palla ovale da far rotolare all’interno del carcere – il presidente Mauro Fraddanni e l’addetto stampa Fabio Giorgi.
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Impegno Sociale
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Martedì 25 Settembre 2018 13:39 |

Sabato 22 settembre i Bisonti Rugby, progetto rieducativo per i detenuti del carcere prima di Frosinone e oggi di base a Roma, sono stati ospiti del Rugby Frassinelle. Una giornata cominciata nella migliore delle tradizioni ovali del nostro paese, nella splendida cornice dello Stadio Maci Battaglini di Rovigo, Tempio del Rugby italiano.
Un fine settimana entusiasmante che ha permesso ai Bisonti di far esordire Jimmy, il primo detenuto di Rebibbia ad indossare la maglia in una gara ufficiale. Questo è stato possibile soprattutto grazie all'impegno dell'amministrazione del carcere e al DAP, che nonostante il momento grave che vive il penitenziario romano per altre vicissitudini, si conferma una istituzione lungimirante e vicina ai progetti rieducativi promossi della Federazione Italiana Rugby.
Giornate come questa consolidano la convinzione già forte che per funzionare un carcere debba essere una comunità. Senza il gioco di squadra non si ottengono risultati, esattamente come nel Rugby. E consolidano la fiducia nel movimento ovale italiano, su tutto il territorio, che permette di incontrare persone sempre felici di aiutare. |
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Impegno Sociale
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Giovedì 12 Luglio 2018 12:45 |
Il progetto fra una società tarantina di prestigio, l’Amatori Rugby Taranto, e una rappresentativa di detenuti si concretizza, “terzo tempo” compreso, in un classico delle sfide con la palla ovale, sport nel quale spiccano lealtà, rispetto per l’avversario e delle regole.
Quella disputatasi sul rettangolo di gioco dello stadio Iacovone è una gara combattuta. In campo, per la partita conclusiva di un ciclo di allenamenti all’interno della Casa circondariale di Taranto, due formazioni miste fra giocatori dell’Amatori rugby e detenuti. Per la cronaca finisce con la vittoria della formazione nella quale i detenuti sono in numero superiore. Un dettaglio, ma che spiega come gli “allievi” abbiano imparato la lezione dei “maestri” sul come meglio amministrare la palla ovale. Per andare oltre una vittoria, un dettaglio, appunto. Oltre una partita di rugby, come ricorda il progetto conclusosi con un “arrivederci”. Al di qua delle sbarre.
L’iniziativa messa in campo è stata promossa dall’Amatori rugby Taranto d’intesa con la Direzione della Casa circondariale di Taranto, insieme con Delegazione provinciale Coni, Comitato pugliese Federugby, delegato provinciale FIR e il patrocinio della Presidenza della Federazione italiana rugby. Referente del progetto, la dottoressa Maria Roggero.
C’è anche una mascotte all’interno della sfida, il piccolo Matteo, appassionato di rugby e della lealtà che circola in questo sport, dentro e fuori il rettangolo di gioco.
Il corso svoltosi all’interno della Casa circondariale tarantina, è stato ideato e realizzato dall'Amatori Rugby Taranto, club presieduto da Ivan Zaccaria. Primo progetto in Puglia, secondo al sud solo a quello svoltosi a Napoli. C’è subito una curiosità che trapela a bordo campo: i detenuti inizialmente interessati a lezioni e allenamenti, non molto leggeri, perché coach e tecnici pare non abbiano fatto sconti a nessuno, erano sedici, in regime di semilibertà. Con il passare dei giorni e di un convincente “passa parola” gli allievi, nel complesso, sono diventati ventidue. |
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Impegno Sociale
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Giovedì 12 Luglio 2018 12:40 |
Il rugbista che sbaglia finisce in punizione, è panchina, ci starà 10 minuti; è il cartellino giallo che viene mostrato a chi vìola le regole del gioco o non mostra il rispetto che gli è richiesto. Dieci minuti fuori dal gioco, ma poi torna a giocare.
Anche in carcere si finisce per aver violato regole ben più importanti; i minuti diventano anni, ma poi si esce e si torna nel campo della Società.
Finita la pena bisogna rimettersi in gioco, il Rugby diventa metafora della vita: dopo uno sbaglio ritorni e te la giochi con gli altri, TORNARE IN CAMPO appunto.
Questo il progetto di "Giallo Dozza Bologna Rugby", Associazione nata per iniziativa di Bologna Rugby 1928 (la più antica società FIR). Siamo nel 2013, da una collaborazione con Il Provveditorato Regionale alle Case di Pena dell'Emilia Romagna e con l'Istituto penitenziario di Bologna, nasce una squadra di Rugby formata da soli detenuti.
Dalle carceri emiliane, selezionati dalle Direzioni, arrivano alla Dozza di Bologna detenuti che, assieme al rugby, imparano il rispetto delle regole ed il valore della disciplina. Giocano a rugby e partecipano al Campionato FIR di serie C.
Niente trasferte, ma partite vere, con atleti (liberi) delle squadre di altre città della Regione. Ogni confronto si conclude con il tradizionale "terzo tempo" in cui squadre (liberi e detenuti) , dirigenti e arbitri si incontrano attorno ad un piatto di maccheroni (niente birra!).
Le dinamiche del Rugby sono determinanti per promuovere il rispetto. Con il rugby si cambia. I risultati sono evidenti, confermati e verificati regolarmente detenuti/atleti hanno firmato un patto, “Codice di comportamento” : rompi il patto e sei fuori dal Progetto. |
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