Categoria: dalla base
Lo staff della Nazionale Italiana Maschile in campo con i club della Toscana
Viareggio (Lucca) – Weekend di lavoro a 360 gradi per lo staff della Nazionale Italiana Maschile che in Toscana ha incontrato i club del territorio proseguendo la programmazione verso le Quilter Nations Series che vedranno l’Italia protagonista a Udine, Torino e Genova nella prossima finestra internazionale di Novembre. Viareggio ha ospitato la prima riunione stagionale di tutto lo staff al completo della Nazionale Italiana Maschile nella giornata di giovedì 18 settembre. Dopo aver concluso la prima giornata di lavoro, lo staff tecnico dell’Italrugby – insieme ai preparatori atletici – ha raggiunto lo stadio Ferracci, casa dei “Titani Rugby”, accolti da oltre 100 persone divise tra tecnici e giovani atleti Under 18. Prima parte del pomeriggio dedicato ad un lungo incontro improntato sullo scambio di esperienze e gestione del gruppo tra i tecnici territoriali e lo staff tecnico guidato da Gonzalo Quesada che, successivamente, ha svolto una seduta di allenamento portando la base della struttura del lavoro che viene svolto con la Nazionale Maschile a disposizione dei ragazzi presenti in rappresentanza di quasi tutti i club del territorio toscano. “L’entusiasmo che abbiamo visto sul campo da parte dei ragazzi presenti è incredibile. Il rugby è anche questo: dare prima di ricevere. Siamo stati tutti giovani atleti e ci siamo divertiti tantissimo con i nostri compagni di squadra nei nostri club di appartenenza quando eravamo adolescenti. I tecnici della Nazionale ricoprono un ruolo importante ed è fondamentale essere a disposizione dei club territorio per condividere esperienze, fare brainstorming e crescere tutti insieme. Ho partecipato in prima persona ad altre due giornate a Napoli e Benevento, lo scorso aprile, e ho conosciuto nuove persone e ho toccato con mano la passione e l’impegno che costantemente mettono i tecnici dei club, i giovani atleti e i rispettivi genitori che sono sempre presenti per sostenere la passione dei propri figli. E’ un piacere poter essere di supporto per il movimento italiano” ha dichiarato Gonzalo Quesada, Commissario Tecnico della Nazionale Italiana Maschile. "Grande soddisfazione per l’incontro tecnico tenuto oggi dal Commissario Tecnico della Nazionale Maggiore Gonzalo Quesada presso lo Stadio Ferracci di Torre del Lago. È stato un momento prezioso di confronto e crescita per tecnici e giocatori provenienti da tutta la Toscana, che hanno potuto vivere un’esperienza formativa di altissimo livello Ringrazio lo staff della Nazionale per la disponibilità e l’attenzione dimostrata: iniziative come questa rafforzano il legame tra il territorio e la squadra azzurra e sono uno stimolo importante per tutto il movimento toscano” ha sottolineato Edoardo Barcaglioni, Presidente del Comitato Regionale FIR Toscana. Terminato il lavoro a Viareggio, Gonzalo Quesada si è spostato a Prato per presenziare all’inaugurazione del campo “Carlo Montano” accolto da centinaia di persone tra tecnici, giovani rugbisti e appassionati di rugby. Nella mattinata di sabato – a completamento dell’impegno dello staff e del Commissario Tecnico nel territorio toscano – Gonzalo Quesada ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione della stagione del rugby toscano presso la Sala D’Arme a Palazzo Vecchio a Firenze.
dalla base | 20/09/2025
ClubHouse – il rugby oltre il rugby, Verona Rugby e Femi-CZ Rovigo
Verona e Rovigo: dove il rugby incontra la comunità Nel rugby, c’è un tempo che non è regolato dal cronometro. È quello che arriva dopo la fatica, dopo il sudore, dopo il fischio finale. Un tempo fatto di parole, strette di mano, birre condivise e piatti fumanti. Quel tempo ha una casa, e si chiama clubhouse. Lo abbiamo raccontato con Calvisano e Viadana, due città che hanno vissuto da protagoniste il World Rugby U20 Championship 2025, e dove la clubhouse è molto più di un locale: è un luogo della memoria, dell’identità e della relazione. Ma lo stesso spirito vive anche a Verona e a Rovigo, le altre due sedi del Mondiale. Due realtà diverse, con storie e stili propri, ma unite dalla stessa idea: che il rugby, prima ancora che uno sport, sia un modo di stare insieme. VERONA RUGBY La casa di tutte le anime del club Il rugby a Verona si è ritagliato, negli ultimi anni, uno spazio sempre più importante. E la Clubhouse ne è stata il baricentro, fin dal primo giorno. Leonardo Quintieri, atleta e allenatore, ne conserva un ricordo nitido: «Il mio primo contatto con la Clubhouse è legato all’esordio in TOP12: la vittoria in casa contro la Lazio, lo stadio pieno, l’inaugurazione dell’impianto... È stato un impatto bellissimo». A Verona, la Clubhouse non è solo il cuore pulsante della prima squadra, ma è anche un ponte tra tutte le anime del club: mini rugby, Under, Accademia, staff, genitori e tifosi. Un luogo che segna il tempo che passa, ma anche quello che si costruisce insieme. «Ogni anno – racconta Quintieri – presentiamo qui tutte le squadre, è un momento simbolico, che unisce tutto il club. È importante che i ragazzi imparino il valore del terzo tempo e della Clubhouse, anche perché è lì che si creano i legami più duraturi, quelli che vanno oltre il campo». Il rugby, a Verona, si vive anche nella ritualità di ciò che accade dopo la partita: mangiare con gli avversari, ridere con i compagni, rivedere l’azione più bella o la meta mancata davanti a un piatto di pasta. «Anche chi non conosce il rugby sa che il terzo tempo è sacro. È un momento che ti insegna a stare insieme e a conoscere l’altro, anche se un attimo prima ti stava placcando». E in questo, la Clubhouse diventa molto più di un semplice locale: è la palestra sociale in cui si allenano lo spirito di gruppo e la cultura del rispetto. A ogni età. FEMI CZ-ROVIGO La Clubhouse come rito, famiglia e memoria Se Verona è la casa costruita sul futuro, Rovigo è quella fondata sulla storia. Qui il rugby è identità territoriale, rito collettivo, orgoglio condiviso. E la Clubhouse è il punto d’incontro di tutto questo. Perché, come dice Fabrizio Aggio, ex giocatore, volontario e tifoso da sempre: «La Clubhouse è nata nel 1990-91. Avevo sei anni. Da allora è il punto focale del campo. Qui a Rovigo, dove il rugby è una cosa seria, ci si ritrova sempre: per la birra, per la musica, per le foto, per stare insieme». La struttura ha visto passare generazioni di giocatori, tifosi e campioni: «Avevo 9 anni – ricorda Fabrizio – il pallone era finito sul tetto della Clubhouse. AJ Venter, il flanker degli Springboks che allora giocava a Rovigo, mi ha preso in braccio e me lo ha fatto recuperare. Una scena da film!». Ma la vera forza della Clubhouse rodigina è nella costanza. Chi la frequenta, giorno dopo giorno, diventa parte di una famiglia. Non è il rapporto classico tra cliente e gestore, è qualcosa di più: «Quando ti alleni quattro giorni a settimana, le persone che lavorano lì diventano amici, confidenti, quasi educatori – conclude Aggio – Fausto, che oggi la gestisce, per me è come un fratello maggiore». È questo senso di appartenenza che rende la Clubhouse di Rovigo un punto di riferimento per tutti, un luogo dove la squadra si ritrova anche fuori dagli schemi e dalle formazioni. Dove si festeggia, si discute, si ride e ci si consola. Il rugby si gioca anche qui Nel corso del World Rugby U20 Championship, Verona e Rovigo hanno ospitato alcune delle sfide più belle e intense del torneo. Ma fuori dal campo, si è giocata un’altra partita – silenziosa, quotidiana, autentica – nelle loro Clubhouse. Luoghi in cui non serve una palla ovale per sentirsi parte di qualcosa. Dove si accorciano le distanze, si allungano le serate, e si cementano legami che resistono alle stagioni e alle categorie. Storie di Clubhouse non finisce qui. Ma ogni volta che si alza un bicchiere, che si passa una teglia di lasagne, o che si racconta una meta davanti a un panino caldo, si aggiunge un nuovo capitolo. Che sia a Calvisano, Viadana, Verona o Rovigo, il rugby italiano ha trovato – e continua a trovare – il suo cuore lì. Lì dove si mangia, si beve, si ride. E si vive insieme.
dalla base | 19/09/2025
ClubHouse – il rugby oltre il rugby, Rugby Calvisano e Rugby Viadana 1970
La prima tappa del nostro viaggio nelle ClubHouse italiane: Rugby Calvisano e Rugby Viadana 1970 C’è un luogo, nel rugby, dove il gioco non finisce al fischio dell’arbitro. Dove la fatica si scioglie in una birra, i racconti si allungano fino a notte fonda e i ricordi trovano pareti su cui appendersi. Quel luogo si chiama clubhouse. Non è solo un ristorante, non è solo un bar. È un punto di ritrovo, una seconda casa, un pezzo di memoria collettiva. Ed è anche il cuore vivo e accogliente di ogni comunità ovale.Nel corso del World Rugby U20 Championship 2025, interamente disputato in Italia, quattro città hanno fatto da teatro al torneo e ai suoi protagonisti: Calvisano, Viadana, Rovigo e Verona. E in ognuna di queste, la clubhouse ha avuto un ruolo chiave non solo per accogliere squadre, tifosi e staff, ma per rappresentare l’anima stessa del rugby italiano.Iniziamo questo viaggio proprio da Calvisano e Viadana, due luoghi dove il terzo tempo dura tutto l’anno e dove la Clubhouse non è un contorno, ma parte del piatto principale. RUGBY CALVISANO - La clubhouse come eredità e missioneA Calvisano, la clubhouse è più di un edificio: è la continuazione naturale del campo da gioco. Una struttura cresciuta negli anni grazie alla passione e al lavoro volontario di chi il rugby l’ha vissuto e continua a restituirlo. Come Daniele Davo, 27 anni da giocatore giallonero, un passato da nazionale e un presente da punto di riferimento per tutti:“Il rugby mi ha salvato – racconta – e ora sento il dovere di restituire. Dopo la morte di Alfredo Gavazzi mi ero un po’ allontanato, ma quando i ragazzi mi hanno chiesto di tornare a dare una mano, non ho potuto dire di no”.La clubhouse di Calvisano è aperta a tutti, non solo a chi gioca. Il venerdì sera c’è un menù fisso per chiunque voglia unirsi alla cena della squadra. È un modo per coinvolgere il paese, per tenere vivo un legame profondo.“È un luogo dove si sta assieme, dove si ritrovano vecchi compagni di squadra, dove si torna indietro con la memoria – dice Marco Gavazzi, cresciuto nel club fin da bambino – Abbiamo cambiato l’impostazione negli ultimi anni, grazie anche alla presenza stabile di Diana Appiani che gestisce tutto con grande professionalità”.La Clubhouse è nata dalla “festa della birra” che per anni ha animato le estati calvine: dai proventi di quella manifestazione è stata costruita la cucina, il bar, l’intera struttura. Un investimento sociale e affettivo, che ha dato vita a un luogo in cui ogni generazione trasmette qualcosa alla successiva.“Chi ha giocato – prosegue Marco Gavazzi – poi aiuta a portare avanti la Clubhouse. È un passaggio di testimone. Quando vinci uno scudetto, come nel 2005 o negli anni successivi, la festa non è in centro o altrove. È qui, in casa tua, dove tutto è cominciato”.E i ricordi sono tanti, a Calvisano. Dal celebre scudetto del 2005 festeggiato per tre giorni senza dormire, agli appuntamenti futuri, come l’intitolazione del campo ad Alfredo Gavazzi, prevista per settembre, in occasione del ventennale di quel trionfo. RUGBY VIADANA 1970 - Dove ogni giorno è un terzo tempoA Viadana, la Clubhouse ha un nome che è già una storia: “1.3”, come i numeri di maglia di Riccardo e Mattia Cagna, fratelli, ex piloni, oggi gestori del cuore culinario e sociale del Rugby Viadana.“Siamo aperti tutti i giorni – racconta Riccardo – per i giocatori e per la comunità. Dopo l’allenamento si mangia qui, si scherza, si sta insieme. La Clubhouse è la casa del rugby, e in un posto come Viadana, dove il rugby è una religione, è un punto di ritrovo quotidiano”.Non solo nei giorni di partita: pizzate infrasettimanali, terzi tempi post trasferta, serate di festa che iniziano all’imbrunire e finiscono col sole che sorge. Una decina di persone ci lavora stabilmente, ma la Clubhouse è anche viva grazie ai tifosi, ai gruppi storici come i Miclas e ai nuovi come i River Boys. Tutti uniti da una stessa passione.Massimo “Ska” Catalano, team manager del club, è una delle anime storiche del Viadana. Ex giocatore, ex allenatore, da anni anima organizzativa e memoria vivente del club:“La Clubhouse racconta la storia della società – dice “Ska” indicando le maglie e le foto alle pareti – È nata perché dopo le partite non si sapeva dove andare. Oggi è il nostro punto di riferimento. Abbiamo cambiato il bancone, ampliato gli spazi, e vissuto serate indimenticabili”.Come quella volta in cui un papà australiano, forse troppo allegro, si tuffò a volo d’angelo su una fila di tavoli dopo averli cosparsi d’acqua. O le feste con DJ fino all’alba, e il rituale non scritto del giocatore che balla in abbigliamento non particolarmente “consono” sul tavolo – il cui nome resta top secret “perché fa ancora l’allenatore…”.A Viadana, la Clubhouse è dove si tifa, si mangia, si cresce e si trasmette il senso profondo di una comunità. Il rugby non finisce al fischio finaleIn un torneo come il Mondiale Under 20, le luci dei riflettori si accendono sul campo, ma le storie più calde si raccontano nei luoghi come questi. Dove si mescolano dialetti e accenti, sorrisi e sudore. Le clubhouse di Calvisano e Viadana non sono solo strutture. Sono identità, sono memoria, sono futuro.Sono rugby, fuori dal campo.E presto il nostro viaggio continuerà: con le storie, le voci e le tradizioni delle Clubhouse di Rovigo e Verona. Perché il rugby italiano, prima di tutto, è una comunità che sa ritrovarsi attorno a un tavolo.
dalla base | 10/09/2025
Linee di meta: Michela Sillari e Luca Spagnoli
“Luca Spagnoli è stato il mio allenatore per quasi tutti gli anni in cui ho giocato nelle giovanili dell'Amatori Parma, dall'under 8 fino all'under 13. Oltre ad avermi formata tecnicamente ha il grande merito essere riuscito a prendermi nel modo giusto e a trasmettermi il rispetto per le decisioni prese dall'allenatore e dagli arbitri, dato che da piccola avevo un carattere abbastanza 'difficile'. Dopo l'ultimo anno in u13 ho dovuto cambiare squadra, perché non potevo più giocare con i ragazzi. È stato un momento difficile per me, perché dovevo lasciare quello che fino a quel momento era stato il mio club. Alla cena di fine anno mi hanno fatto una sorpresa e si sono messi tutti una maglietta con una mia foto e la scritta 'disperati senza di te'. In quell'occasione Luca mi ha detto che sarei arrivata a giocare in nazionale. Ha continuato a seguirmi negli anni successivi, scrivendomi per l'esordio e per le partite in nazionale. La sera prima della mia prima finale scudetto, mi ha scritto per dirmi che sarebbe venuto a vedere la partita e che si sarebbe messo la maglietta 'disperati senza di te'. È stato un gesto molto bello, che mi ha commossa” – Michela Sillari Oggi è il cervello del reparto trequarti dell’Italrugby, ma Michela Sillari ha sempre avuto una testa diversa da tutti gli altri. Lo ha raccontato Luca Spagnoli, suo allenatore nel minirugby in un club storico, l’Amatori Parma, nato nel 1971 e che dopo diverse denominazioni adesso continua il suo lavoro col nome di Le Viole Amatori Parma. Sillari ha giocato a Parma lungo tutto il periodo delle squadre miste – ragazzi e ragazze insieme – prima di trasferirsi a Piacenza dopo l’under 13. Un ricordo bellissimo per Michela stessa, per Luca e per tutti i bambini che avevano fatto parte di quel gruppo, tanto che – come raccontato dalla stessa Sillari – organizzarono una sorpresa per salutarla: “A un certo punto doveva per forza lasciare per giocare in una squadra solo femminile, a Piacenza, e per salutarla decidemmo di presentarci tutti con questa maglia con scritto ‘disperati senza di te’, questo per far capire il segno che ha lasciato all’Amatori Parma”. “Già da bambina era una giocatrice diversa dalle altre” racconta Spagnoli: “Avendo sempre giocato con il caschetto, una caratteristica che mantiene ancora oggi, quando era piccola in molti non si accorgevano del fatto che fosse una bambina, quando era pure più brava dei ragazzi. Ricordo che una volta siamo andati a giocare un torneo under 13 e vollero darle il premio come miglior giocatore del torneo, e all’inizio la chiamarono ‘Michele’ perché non si erano accorti che fosse una ragazza. Aveva un temperamento e un carattere molto forte, aveva sempre voglia di imparare e non si arrendeva mai quando le cose non andavano. Ha sempre avuto una combattività e una testa fuori dal comune, allora come oggi: basta vedere la finta con cui ha mandato fuori tempo 3 scozzesi in una volta a Edimburgo quest’anno, quando ha fatto segnare Muzzo. Lei è sempre stata così: assimilava tutto e capiva tutto. A quell’età di solito le squadre cercano di giocare mettendo in risalto i bambini più formati fisicamente, noi invece non avevamo dei giganti e allora usavamo Michela – già nel ruolo di centro – come regista aggiunta, facevamo delle cose diverse. Poi era già una ragazza completa, sapeva già calciare, non aveva paura di placcare. Era bello lavorare con lei”. Spagnoli ricorda quel periodo con molto piacere: “All’Amatori Parma si lavorava davvero bene, c’erano tantissimi bambini tanto che spesso superavamo quota 40 giocatori e facevamo due squadre. Abbiamo sempre cercato di insegnare la bellezza del rugby, il rispetto dell’avversario, dell’arbitro, del campo, basandoci sul concetto che al fischio dell’arbitro la battaglia finiva lì. E poi abbiamo sempre cercato di insegnare ai ragazzi a dare sempre il massimo, a non sentirsi mai ‘arrivati’ o fenomeni, perché l’umiltà è un concetto fondamentale non solo per chi un giorno potrà arrivare ad alti livelli nel rugby ma anche e soprattutto nella vita”. Riscorrendo l’album dei ricordi, Spagnoli racconta: “Michela è sempre stata molto competitiva. Mi ricordo che una volta, dopo un torneo, era arrabbiatissima, quasi si metteva a piangere: ma non lo era tanto per aver perso, ma perché aveva visto che i compagni non si erano impegnati abbastanza, e questa cosa la faceva davvero arrabbiare, soprattutto perché era uno degli ultimi tornei che poteva fare con noi prima di dover passare alle squadre femminile. Diciamo che il temperamento è rimasto quello (ride, ndr)”.
dalla base | 29/07/2025
Linee di meta: Mirco Spagnolo e Antonio Cavallin
“La persona più importante che ho incontrato nella mia carriera è stata Antonio Cavallin, presidente del Checco Camposampiero. Ho iniziato a giocare a rugby tardi, al secondo anno dell’Under 14. Prima praticavo il calcio, quindi non conoscevo ancora bene il mondo del rugby. Antonio mi ha aiutato moltissimo fin da subito, non solo in campo – dove, insieme agli allenatori, mi ha guidato nelle dinamiche del gioco e aiutato a integrarmi nel gruppo – ma anche fuori. I miei genitori lavoravano tutti i giorni, compresi il sabato e la domenica, e non potevano accompagnarmi agli allenamenti. Antonio, insieme ai genitori dei miei compagni, si è sempre occupato di portarmi al campo e poi riportarmi a casa. Sono molto legato a lui. Quando ha capito che avevo la possibilità di crescere nel rugby, si è impegnato tanto per farmi entrare al Valsugana, uno dei settori giovanili più forti. Gli devo davvero molto." – Mirco Spagnolo Le parole di Spagnolo spiegano già tanto di Antonio Cavallin, presidente e fondatore del Checco Camposampiero. La squadra nasce nel 2007 a Camposampiero comune in di circa 12.000 abitanti in provincia di Padova, e il nome “Checco” viene da “Francesco”, il figlio di Antonio prematuramente scomparso proprio quell’anno: “Stavamo decidendo quale sport far praticare a mio figlio più grande, Attilio, sapevo che c’erano tante squadre di rugby in zona ma non sapevo nulla di questo sport, e decisi così di informarmi mandando una mail alla Federazione Italiana Rugby per avere delle informazioni. Nell’aprile del 2007 poi Francesco venne a mancare e chiaramente i pensieri furono altri. Quando a distanza di giorni tornai al computer e trovai una mail super esaustiva da parte della FIR, che mi elencava una serie di squadre in zona, ebbi un sussulto. In qualche modo percepii che il rugby potesse essere una chiave di volta della nostra esistenza, in quel momento sconvolta. Attilio si divertì tantissimo le prime volte col Piazzola Rugby, e allora decisi di creare io stesso una squadra per ricordare Francesco, e allo stesso tempo dare la possibilità a tanti ragazzi di praticare un’attività così bella” racconta Cavallin. Nasce quindi prima “Checco l’Ovetto”, che con i primi 5 bambini partecipa alla Festa dello Sport del comune. Alla fine dell’anno quei bambini diventano 20, e nasce il “Checco Camposampiero”: “Adesso abbiamo 200 tesserati tra giovanili e seniores. Dopo tante difficoltà siamo riusciti a tornare ai numeri pre-pandemia: al momento copriamo tutte le categorie, dalle ‘prime mete’ e under 6 fino alla Seniores in Serie C, e abbiamo l’Under 14, l’U16 e l’U18 con un progetto ad ampio raggio con il Piazzola Rugby. Durante il Covid unirsi con altre società è stato fondamentale per sopravvivere, e c’è stata grande sinergia anche con le società di altri sport come calcio e basket: credo che in quelle occasioni proprio lo spirito del rugby sia stato fondamentale, mettersi insieme per andare avanti, e oggi siamo riusciti a tornare ai numeri che avevamo nel 2019” racconta Cavallin. L’incontro tra Mirco Spagnolo e il Camposampiero risale al 2015. Anzi, su questo Cavallin è precisissimo: “Ho ancora qui il suo primo tesseramento, 21 febbraio 2015. Era un ragazzo già molto grande per la sua età, giocava a calcio ma spesso in difesa o in porta, mentre lui aveva voglia di correre. E se ci pensiamo anche oggi è così, una prima linea molto mobile. Quando ci ritroviamo tutti insieme qui a guardare le partite dell’Italia, ritroviamo lo stesso ragazzo che abbiamo conosciuto 10 anni fa: lo stesso modo di correre, lo stesso modo di fare. Pensate che quando nella finale del 2022 fece quella grande giocata che portò alla meta del Petrarca, ci mettemmo a ridere perché lo faceva già in Under 14. E poi, soprattutto, è rimasto uguale anche come persona. Quando torna a trovarci, e lo fa spesso, è il Mirco di sempre, quello che abbiamo conosciuto 10 anni fa: stessa umiltà, stesso modo di far casino (ride, ndr), è sempre il nostro Mirco, e questo gli fa onore”. “Mirco Spagnolo - spiega Cavallin – è un po’ il fiore all’occhiello, il ragazzo che è arrivato in alto. E questo ci rende orgogliosi anche perché con lui abbiamo lavorato esattamente come lavoriamo con tutti: cercando di far innamorare di questo sport tutti i ragazzi che vengono. La cosa a cui tengo di più è che indipendentemente dai risultati che si possono ottenere a livello sportivo dobbiamo ottenere risultati a livello umano, formando ragazzi e ragazze che possano portare i valori del rugby e dello sport nella vita di tutti i giorni, per rendere migliore il mondo che ci circonda. Vogliamo formare le persone nel domani, nello sport, nello studio, nella vita. Poi tutto quello che viene in più è meglio: abbiamo avuto Mirco, il pilone della Nazionale, e magari avremo da noi il bambino o la bambina che diventerà il prossimo sindaco di Camposampiero. Quello che vogliamo è formare le persone, gli esseri umani, poi che in campo si vinca o si perda va bene lo stesso” conclude Cavallin.
dalla base | 04/07/2025
Finali U16 e U18 Femminile, i risultati delle finali interregionali di Parma
Le Finali dei campionati Interregionali Juniores U16 e U18 Femminile di Parma, tenutesi a Parma lo scorso 24 maggio, hanno riempito lo stadio Lanfranchi di giovani atlete, che hanno potuto giocare nell’atto conclusivo dell’attività svolta a livello regionale tra ottobre e maggio. Per la prima volta, questi campionati hanno visto la Finale giocarsi con la formula del 7’s Olimpico e ha schierato 26 squadre. A commentare l’evento, la coordinatrice dell’Attività Femminile, Maria Cristina Tonna: “Dopo una stagione in cui le attività juniores si sono disputate alternando il Seven all’attività a ranghi completi, aumentando le opportunità di formazione per le giovani atlete, sabato è andata in scena a Parma una bellissima giornata di finali Seven. Alcune gare, soprattutto nelle fasi finali, si sono giocate punto a punto, ad ulteriore conferma della crescita dell’intero movimento. E’ stata la prima finale assoluta con la formula Seven e le aspettative sono state ripagate: un buon numero di squadre presenti in entrambe le categorie, e soprattutto un livello di gioco e di atletismo importante, per i quali voglio fare i miei complimenti a tutte le ragazze e ai loro staff.” U16, il podio1. RUGBY PARABIAGO SSD SRL 2. RUGBY ROVATO ASD 3. CUS MILANO RUGBY ASD U16, le squadre partecipanti7 FRADIS RUGBY CLUB ASDASD DORICA RUGBYASD RUGBY ORIOASD VILLORBA RUGBYCUS MILANO RUGBY ASDMOLON' LABE' RUGBY ASDREBELS RUGBY VI.EST ASDRUGBY COLLEGNO ASDRUGBY COLORNO F.C. ASDRUGBY FORLI 1979 ASDRUGBY MIRANO 1957 ASDRUGBY PARABIAGO SSD SRLRUGBY ROVATO ASDRUGBY VALDOBBIADENE SEGUSINO ASDSANREMO RUGBY SSD A RLUS ROMA RUGBY SSD R.L.US ROMA RUGBY SSD R.L. n°2VALSUGANA RUGBY PADOVA ASDVOLVERA RUGBY ASD U18, il podio 1. ASD VILLORBA RUGBY 2. RUGBY ROVATO ASD 3. CUS MILANO RUGBY ASD U18, le squadre partecipantiASD VILLORBA RUGBYBENETTON RUGBY TREVISO SRL SSDCUS MILANO RUGBY ASDIVREA RUGBY CLUB ASDREBELS RUGBY VI.EST ASDRUGBY ROVATO ASDVALSUGANA RUGBY PADOVA ASD
Campionati | 30/05/2025
“Raccontaci il tuo rugby”: i nostri club, la nostra storia
I Club e tutta la comunità del rugby italiano avranno l’opportunità di raccontare le storie, i personaggi, la passione e tutto quanto di meglio il movimento ogni giorno vede nascere sui campi dell’intera penisola, contribuendo alla narrazione dei canali social della FIR. “I nostri Club, la nostra storia” è l’iniziativa lanciata sul sito della FIR con cui ogni atleta, dirigente o semplice appassionato potrà, dal 19 maggio, condividere con l’Area Comunicazione della FIR video, fotografie, attimi di gioco, momenti di coesione, espressioni di gioia, sacrificio e amicizia. Che si tratti di una meta indimenticabile, di un abbraccio collettivo, di un gesto simbolico o di una frase che racchiude lo spirito di squadra, ogni contributo potrà essere selezionato per diventare parte del grande racconto corale del rugby italiano, trovando spazio su uno o più canali istituzionali. Le più belle mete dei campionati, l’atmosfera degli spogliatoi, momenti di sostegno e rispetto tra avversari sono solo alcuni degli esempi del rugby rugby raccontato dagli occhi e dalle emozioni di chi lo vive davvero, da far andare a braccetto con la spettacolarità e le emozioni del grande spettacolo internazionale, per una narrazione olistica del movimento. Un’opportunità per dare al rugby della passione lo spazio per raccontarsi, per far conoscere i gesti semplici e lo spirito che fanno vivere il nostro sport ogni giorno, su tutti i campi d’Italia, ispirando e rafforzando il senso d’appartenenza di tutta una comunità. Per partecipare da subito attivamente, accedi alla pagina dedicata su federugby.it
dalla base | 19/05/2025
Feste del Rugby, FIR e ISMEA insieme domenica a Rozzano, testimonial della tappa l’Azzurra Alyssa D’Incà
La collaborazione tra la Federazione Italiana Rugby e ISMEA – l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare – continua e si rafforza con la seconda tappa delle Feste del Rugby, in programma il 18 maggio a Rozzano. Anche in questa occasione, la FIR sarà al fianco di ISMEA per promuovere la frutta in guscio coltivata in Italia e valorizzare la filiera nazionale. Il progetto, nato nel 2024 grazie al supporto del MASAF, ha preso il via con una campagna di comunicazione dedicata proprio alla frutta in guscio italiana. Oggi prende forma sul territorio, soprattutto nelle periferie, con iniziative pensate per far conoscere il rugby e i suoi valori e, allo stesso tempo, per sensibilizzare i più giovani su buone abitudini alimentari. A fare da ponte tra sport e alimentazione ci sono i ragazzi delle categorie junior, che si sono già sfidati in campo il 10 maggio a Scampia e che torneranno protagonisti il 18 maggio a Rozzano e il 24 maggio a Palermo. Testimonial per la tappa di Rozzano sarà l’Azzurra numero 199 e fresca vincitrice del campionato italiano di Serie A Elite Femminile con Villorba (il secondo consecutivo) Alyssa D’Incà, che ha dichiarato: “Le feste del rugby sono un’ottima occasione per accrescere l’esperienza dei giovani atleti attraverso giornate colorate, divertenti e piene di attività. Inoltre, la consapevolezza e l’educazione a una buona alimentazione sono fattori molto importanti, specie se si affiancano all’attività sportiva: sono davvero felice che al rugby si possano affiancare, grazie alla collaborazione tra FIR, ISMEA e MASAF, messaggi che portino a una maggior conoscenza della materia e dell’importanza della frutta in guscio italiana in questo contesto. Non vedo l’ora di essere a Rozzano per passare una bella giornata di rugby e di divertimento!”
dalla base | 16/05/2025
Umbria: 176 studenti per le finali regionali scolastiche di tag rugby
Grande successo della prima edizione delle finali regionali delle competizioni sportive scolastiche, dedicate al tag rugby ed ospitate dalla Ternana Rugby presso gli impianti sportivi di via Sabotino della Ternana Calcio. L’evento, che si è tenuto martedì 6 giugno, ha visto la partecipazione di 176 studenti in rappresentata di 11 istituti della regione. Quattro le categorie in gara: Allieve ed Allievi (a cui hanno partecipato gli alunni del biennio della scuola secondaria di secondo grado), Cadette e Cadetti (che frequentano il secondo e terzo anno della scuola secondaria di primo grado). Tra le Allieve il successo è andato al Liceo "Guglielmo Marconi" di Foligno mentre per gli Allievi all’ITT "Leonardo Da Vinci" di Foligno. Nelle categorie Cadetti si sono imposti l’IC "G. Ferraris" di Spello, nel femminile, e l’IC Todi - Massa Martana, nel maschile. Le partite sono state dirette dagli arbitri umbri Alessandro Ruta ed Elia Maffucci. Erano presenti alle premiazioni Mauro Esposito, in rappresentanza dell’Ufficio scolastico regionale dell’Umbria, Cristina Finistauri, per Sport & Salute, ed Egiziano Polenzani, recentemente riconfermato alla guida della delegazione umbra per il quadriennio olimpico 2025/28. La fase finale delle competizioni sportive studentesche è stata preceduta da una fase distrettuale, che si è tenuta lo scorso 18 marzo, ed una interdistrettuale, disputata lo scorso 15 aprile. Tutta l’attività è stata coordinata da Stefano Cardinali, coordinatore promozione e partecipazione Fir per la regione Umbria, e Lorenzo Bertinelli, responsabile dell’ufficio educazione fisica dell'Ufficio Scolastico Regionale per l’Umbria. “Sono stati 260 gli studenti e le studentesse che, in rappresentanza di 21 istituti, hanno partecipato a tutta l’attività, cominciata circa quattro mesi fa. Questi numeri danno riscontro del grande lavoro svolto dai Club umbri di rugby – in primis Corciano, Foligno, Ternana Rugby, Massa Martana e Gubbio – che hanno dato il loro apporto, dalle scuole, dal gruppo tecnico della delegazione umbra, guidato da Alessandro Speziali, e dal successo del tag rugby quale disciplina sportiva. Tutti insieme abbiamo fatto crescere un progetto nato solo 3 anni fa”, ha commentato Stefano Cardinali a margine della manifestazione. CLASSIFICHE FINALI Allieve: 1° Liceo "Guglielmo Marconi" di Foligno, 2° IIS "Leonardo Da Vinci" di Umbertide, 3° Ann. Conv. Naz. "Principe di Napoli" di Assisi. Allievi: 1° ITT "Leonardo Da Vinci" di Foligno, 2° ITT "Allievi - Sangallo" di Terni, 3° IIS "Leonardo Da Vinci" di Umbertide. Cadette: 1° IC "G. Ferraris" di Spello, 2° IC "B. Bonfigli" di Corciano, 3° IC "G. Marconi" di Terni. Cadetti: 1° IC Todi - Massa Martana, 2° IC "G. Marconi" di Terni, 3° IC Foligno 1.
dalla base | 08/05/2025
Grande entusiasmo per Quesada in Campania
Entusiasmo e apprezzamento hanno contraddistinto il tour istituzionale di due giorni in Campania del Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di Rugby, Gonzalo Quesada. Ad accompagnarlo nel percorso tra Napoli e Benevento c'erano la Vicepresidente della Federazione Italiana Rugby, Antonella Gualandri, il Consigliere Federale Gabriele Gargano e il Presidente del Comitato Regionale Campano, Giancarlo Melillo. Il 24 aprile, Quesada ha fatto visita all’Amatori Napoli Rugby, dove ha incontrato i tecnici dei club della regione per un proficuo confronto formativo. A seguire, è sceso in campo con un gruppo di giovani atleti delle categorie Under 17 e Under 18, guidando una sessione di allenamento osservata dai tecnici a bordo campo. Il giorno successivo, il Commissario Tecnico ha preso parte al “XV Torneo Filomena Ricci”, organizzato dalla società Rugby IV Circolo di Benevento, rivestendo il ruolo di testimonial dell’evento. Alla manifestazione ha partecipato anche il Sindaco della città, Clemente Mastella, che ha dato il benvenuto alla delegazione federale. Nel corso della giornata, Quesada ha salutato gli atleti e ringraziato le famiglie presenti, sottolineando: “Senza di voi, nulla di questo potrebbe esistere”. L’allenatore ha condiviso momenti di grande vicinanza con i partecipanti, firmando autografi e scattando fotografie con giovani e adulti, dimostrando la consueta disponibilità e l’entusiasmo che caratterizzano il suo approccio umano e professionale. https://www.youtube.com/watch?v=C0k6otupaDM&list=PLvE7_2p4iKLKaH6RRSFcH6jcV1dwOa83E
dalla base | 06/05/2025
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